La capitale “di un impero mai esistito” nei sogni di Schoo

La metropoli australe, imponente e fragile, e i suoi miti, non solo letterari, in una “guida” speciale dello scrittore argentino

Le città sono fatte di pietre e di parole. Nelle loro strade si stratificano gli anni, la storia e i sogni. Così anche tra le guide a volte, accanto a quelle dedicate alle vie e ai monumenti, appaiono dei volumi dedicati ai miti e alle leggende che le città rappresentano, ai personaggi che le hanno abitate e ai fantasmi che le infestano.

Accenni di presenze leggendarie

Mi Buenos Aires querido di Ernesto Schoo, edito da Voland, sembrerebbe appartenere a questa categoria, ma lo scrittore e giornalista argentino sceglie una strada ancora più complessa. Schoo ci racconta la sua Buenos Aires, quella di un uomo che ha vissuto accanto a molte delle leggende della metropoli australe nel XX secolo, e di quelle presenze ci dà, appunto, appena degli accenni. Gardel è poco più di una tomba in un cimitero popolare, Sabato e Borges appena i protagonisti di una mezza conversazione rubata, Bioy Casares una figura lontana intervistata da un amico italiano, il Boca Juniors un club invischiato in una speculazione da cui nascerà, quasi per caso, una magnifica riserva naturale.

Peregrinazioni tra gli scorci meno noti

Schoo ci regala una città meno nota, quella fatta da qualche fila case a schiera in stile inglese realizzate dalla compagnia britannica che gestiva le ferrovie, da enormi cisterne rivestite come palazzi di ceramica, di edifici Art Nouveau che si trasformano per qualche istante in incisioni del romanticismo tedesco. Le voci di Einstein, Malraux, Sarah Bernhardt e Silvina Ocampo mormorano tra le strade della Recoleta e di Palermo Viejo, quasi attente a non disturbare le peregrinazioni personali dell’autore.

Il miraggio di recuperare la natura negata

In una città che vive spesso guardando indietro ai miti del passato, l’ottuagenario Schoo intravede il miraggio del recupero della natura negata. Il Rio de La Plata che bagna la città è torbido e privo di fascino, snobbato dai porteños (gli abitanti di Buenos Aires) e persino dagli aspiranti suicidi, però le sue rive ospitano, o sarebbe meglio dire nascondono, la Fuente Las Nereidas di Lola Mora, una fontana in stile barocco dei primi anni del Novecento, opera di una scultrice argentina, che fu allontanata dal centro cittadino perché giudicata licenziosa.

Las Nereidas

Nella Riserva Ecologica già citata “tornano le piante tipiche, gli uccelli e i piccoli mammiferi che Charles Darwin, venuto a visitarci intorno al 1933, descrisse nel suo piacevole Viaggio di un naturalista intorno al mondo”.

“All’angolo tra Melo e Bustamante, il muro dell’ospedale è sorvegliato da un altissimo eucalipto che era già gigantesco al tempo della mia lontana infanzia”. Tornato a vivere nella casa in cui è nato, Schoo riscopre in questo eucalipto un’affinità personale e una con la sua città, “perché il suo tronco, benché imponente, è fragile”.

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