Lispector, un viaggio nel fluire dell’istante

In “Acqua viva” la scrittura e il linguaggio della scrittrice brasiliana di origini ucraine si radicalizzano, e il lettore è invitato a partecipare all’esperienza quasi divina di uno stato di grazia. Più che da trame e personaggi bisogna lasciarsi trascinare da un caleidoscopio di pensieri incontenibili, immagini e sensazioni

Clarice Lispector, brasiliana di origini ucraine, osannata in ogni stato dell’America Latina, è poco conosciuta in Europa. Una “disattenzione” che non si spiega data l’altissima qualità della produzione letteraria di questa scrittrice e l’innovazione assoluta che l’autrice apporta alla corrente del modernismo. È perché le sue opere sono scritte in portoghese? Come chiariva molto bene Susan Sontag nel saggio Tradurre letteratura, nel quale celebrava le opere del grande scrittore brasiliano Machado de Assis, ci sono testi di cui non si parla, nemmeno quando di valore: «forse perché certe lingue occupano intere sezione dei piani alti […] mentre le altre lingue e i loro prodotti letterari sono relegati ai piani inferiori, con i soffitti bassi e la visuale ostruita».

Un caleidoscopio di pittura e scrittura

Acqua viva (95 pagine, 14 euro), pubblicato nel 1973 e tradotto in Italia da Roberto Francavilla per la casa editrice Adelphi, è un testo nel quale la scrittura e il linguaggio di Clarice Lispector si radicalizzano. Qui ritroviamo alcuni dei temi ricorrenti negli scritti dell’autrice: il contrasto tra l’individuo e l’essenza primordiale della vita, la ricerca e la contemplazione dell’istante, l’inquietudine come stato permanente di ricerca e la consapevolezza dell’esistenza di una verità altra ineffabile, nascosta nella natura, il confronto con la morte e la natura selvaggia. Una pittrice assume il ruolo di voce narrante di un testo frammentato, dove non ci sono trame né personaggi bensì un’improvvisata sequenza di pensieri dirompenti e incontenibili, un caleidoscopio di immagini e sensazioni, di parole e immagini, di ricordi e speranze tenuti insieme da un “fragile flusso conduttore”: il mutare rapido dell’esistenza e la volontà di inseguire l’“istante-adesso”, per viverlo e abbandonarsi al flusso dell’esistenza.

Un non-romanzo

La struttura di questo libro, di questo non-romanzo richiama il desiderio del fluire dell’istante: la scrittura crea infatti l’illusione che il discorso sorga insieme ai pensieri e che la parola scritta sia l’immediata oggettivazione di un pensiero. «Per parlare dell’istante di visione devo essere più discorsiva dell’istante». È interessante il gioco che l’autrice instaura tra la voce narrante, una pittrice che decide di “prepararsi” alla pittura attraverso l’arte della parola, e un interlocutore di cui non si aggiunge nulla oltre al dato della mera esistenza di un “tu” a cui quella voce si rivolge. Clarice Lispector gioca con il lettore e lo invita ad entrare in questo scambio unilaterale di battute: se in un primo momento questa presenza sembra appartenere al mondo reale della narratrice, una persona con la quale la voce ha iniziato una relazione poi finita male, a poco a poco il lettore percepisce che il “tu” al quale questo effluvio sfrenato è rivolto è lui stesso. È il lettore ad essere chiamato in causa ed è invitato a partecipare all’esperienza quasi divina di uno stato di grazia, e a lui si chiede volontà di comprensione. («Fai attenzione ed è un favore: ti sto invitando a trasferirti in un nuovo regno»).

La parola è libertà

Acqua viva è un libro che rappresenta lo sforzo straordinario di esprimere l’indicibile violando le regole formali del linguaggio, attraverso una lingua che non cerca di rappresentare fedelmente la realtà perché la realtà vera sfugge ai più e chi la vive non riesce a riferirla. Perché il mondo è obliquo e la vita vera si intravede in questo tratto storto che lascia presentire “ciò che intuiamo di infinitamente altro in questa vita”, quella vera. Ma la verità erode il soggetto, lo consuma a tal punto che ciò che rimane è qualcosa di astratto e senza personalità, un “it” impersonale. Il linguaggio qui diventa libertà assoluta di pensiero, fluire di parole che mutano in costante divenire. Acqua viva è una lettura non solo per chi già conosce lo stile di Clarice Lispector e ne ha sentito la mancanza, ma anche per chi vuole avvicinarsi per la prima volta a questa straordinaria scrittrice e immergersi nel mondo ancora troppo poco conosciuto della letteratura di lingua portoghese. Il segreto, come sanno bene i fedelissimi lettori della Lispector, è tutto nella rilettura.
«Il meglio non è ancora stato scritto. Il meglio si trova tra le righe».

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