Toscano, un errore giudiziario e i Corsaro lontani dai cliché

Il giallista palermitano al sesto romanzo (“L’uomo sbagliato”) che ha per protagonisti i fratelli Roberto, avvocato, e Fabrizio, giornalista: fanno i conti con un’inchiesta con tanti buchi neri, che mette a repentaglio le loro vite e quelli dei familiari. Si conferma l’originalità di questi personaggi disincantati: non appartengono alle forze dell’ordine, non hanno schiere di collaboratori, non vanno pazzi per cibi tipici siciliani

Nella sesta avventura della premiata ditta Fabrizio & Roberto Corsaro, firmata dal palermitano Salvo Toscano, i due fratelli inciampano in un omicidio e quello che in modo sempre più chiaro si delinea ai loro occhi (e a quelli del lettore) come un errore giudiziario, con tanto di presunto innocente in carcere da troppo tempo e una condanna definitiva pronunciata quasi per inerzia. Di quelle utili a chiudere il caso e dare alla collettività (ed ai diretti interessati) una risposta celere, facile e comoda. E così, mentre il Corsaro avvocato (Roberto) si impegna, non senza dubbi e remore, per ottenere la mai facile revisione del processo, il fratello giornalista (Fabrizio) – guarda un po’, che combinazione – si insinua, anch’egli non del tutto privo di incertezze, in un ambientino davvero niente male, con politici veri e sedicenti diplomatici di effimeri staterelli africani e non, intenti a fare da burattinai a mercenari della peggiore risma.

Kant e un vaso di Pandora

Nel corso dell’indagine, a Palermo, Roberto continuerà a dividersi con eguale ed equanime impegno tra la famiglia, lo studio e le aule giudiziarie, mentre Fabrizio – nessuno come lui – riuscirà a sdoppiarsi e persino a triplicarsi tra un trasloco mal digerito, la collega genovese con la quale fa il cascamorto (ma vista la città, sarebbe più esatto parlare di “tacchino”), le indecorose foto hot di una barista e – udite, udite – rare riflessioni filosofiche, con le quali si permette di scomodare addirittura Kant, con il suo cielo stellato e la legge morale. L’inchiesta è complicata e con tanti buchi neri. In un vero e proprio vaso di Pandora qualcuno ha stipato ogni genere di violenza (soprattutto, ma non solo, verso le donne) e un elenco ben nutrito di altri delitti e relativi autori. Sono talmente gravi, i primi, e così ben appoggiati gli altri, da scoraggiare il più intrepido e curioso degli inquirenti. Ma si sa, i Corsaro navigheranno forse un po’ a vista, né malgrado gli sforzi riescono a muoversi in sintonia, ma non sono certamente tipi che si tirano indietro. Con il solito, efficace, disincanto, decideranno, allora, di scoperchiare la botola e di andare avanti, anche se le loro vite, e quelle dei familiari, sono prese di mira da poteri forti e occulti.

Oltre lo schema delitto-indagine-soluzione

Sempre ben oltre lo schema minimale “delitto-indagini-soluzione”, anche l’ultimo giallo di Salvo Toscano – che si intitola L’uomo sbagliato (286 pagine, 9,90 euro) ed è pubblicato da Newton Compton – conferma i non pochi elementi di originalità dei suoi protagonisti, diversi tra loro (ma, davvero, di un diverso che più diverso non si può) ma anche rispetto a tutti gli altri inquirenti creati negli ultimi anni in Italia, sull’onda dell’enorme e meritatissimo successo del Montalbano di Camilleri. A pensarci bene, infatti – e credo che questo sia uno dei motivi del loro successo, a prescindere se un giorno andranno, davvero, in TV – né Fabrizio, né Roberto vestono una divisa o fanno comunque parte delle Forze dell’ordine; nessuno dei due ha un drappello di ottimi collaboratori-parafulmine e, soprattutto, nessuno dei due si sdilinquisce di fronte a un piatto o a una leccornia della ricca (ed insuperabile) cucina siciliana. Due rarità, insomma, che Toscano tiene sempre a debita distanza dagli standard più o meno diffusi, non dandoci alcuna, seria, notizia, né, per esempio, sul loro abbigliamento, né sulle loro preferenze ed abitudini, con la sola eccezione riservata alla quotidiana e intensa attività di fidelizzazione con l’altro sesso, svolta, sempre con zelo, da Fabrizio, tombeur de femmes (a Palermo, fimminaro).

Fratelli davvero vicini alla realtà

Forse, allora, non sapremo mai cosa mangiano, cosa bevono e come si vestono i Corsaro. In compenso – ed è questo, secondo me, l’altro elemento, se non di originalità, almeno di distinzione – la vicenda narrata in questo suo ultimo romanzo consente all’autore di affrontare e commentare, per bocca dei due fratelli, argomenti ben più rilevanti come la giustizia sommaria dei giornali e quella, talvolta, distratta delle aule dei tribunali o, ancora, la sempre più frequente e insopportabile violenza sulle donne. Ed è qui che Toscano è ancora una volta abile nel far pensare e dire ai Corsaro, tante cose giuste, ma anche pensieri e frasi non condivisibili, rendendo i suoi protagonisti davvero vicini alla realtà e lontani dai cliché.

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