Baricco e la rivoluzione mentale (prima che tecnologica)

“The game” è un saggio sulla tecnologia che abbiamo in tasca e sul mondo di oggi, in cui il movimento è più importante della profondità. Un contesto chiaro ma ancora in evoluzione, fra scenari ipotizzati e criticità analizzate

Cosa è The Game (325 pagine, 18 euro) di Alessandro Baricco? Un saggio di gnoseologia, probabilmente. Ma classificarlo in questa maniera è ragionare in termini novecenteschi, non aerodinamici e poco fluidi, che non porterebbero alla comprensione di questo testo. A meno di non aver studiato (e anche bene) filosofia.

Quindi. Il saggio di Alessandro Baricco, pubblicato da Einaudi nella collana Stile Libero – Big, è il racconto della nostra contemporaneità che è caratterizzata da uno strumento che abbiamo tutti in tasca, un tool che è il nostro telefono con le sue app, che ha portato a cambiare il nostro modo di percepire la realtà e la sua complessità riducendole alla superficie. Uno strumento che ci porta di continuo dal nostro mondo ad un oltremondo che è fatto di social network e di app.
Come siamo arrivati a questo? Grazie a una insurrezione digitale, partita nella California degli Anni 70, partendo da Space Invaders che ha portato via il calciobalilla dai bar e che per la prima volta ci ha fatto interagire con uno schermo, maturata venti anni dopo ed esplosa con la presentazione del primo modello di Iphone (9 gennaio 2007, San Francisco).

Dimensione ludica senza intermediazioni

«Non viviamo in una civiltà nata per caso. C’è una genesi che possiamo ricostruire, e una direzione che ha una sua logica. Non siamo i detriti di ciechi processi produttivi. Abbiamo una Storia, e siamo una Storia. Di ribellione. Già me la sento l’obiezione: sì, grazie, bella teoria, ma questa di far passare la Silicon Valley per un covo di rivoluzionari libertari con tanto di consapevolezza storica sa tanto di favoletta consolatoria. Cioè, a parte tutte queste belle teorie, c’è qualcosa di reale, qualche fatto, qualche evidenza storica? Dato che l’obiezione, per primo, me la son fatta io, sono preparato. E ho una storia da raccontare. Nessuna teoria questa volta, solo fatti. Sentite qua».
Baricco racconta fatti e costruisce una mappa che serve per orientarci nel presente e comprendere quello che viviamo oggi: The Game, una dimensione ludica caratterizzata dall’interazione uomo-macchina (la postura uomo-schermo) in cui spariscono le intermediazioni e il tutto è la misura delle cose, il movimento è più importante della profondità. Un contesto chiaro ma ancora in evoluzione e aperto a tanti possibili scenari, alcuni dei quali Baricco ipotizza e le cui criticità analizza.

Conoscere e misurare la realtà, in modo diverso

«Oggi si tratta di ritornare alle radici di tutto e comprendere bene la prima mossa che abbiamo fatto, quella che precede e spiega tutte le altre: abbiamo dato al movimento la precedenza su tutto. Bisogna prendere la cosa alla lettera. Se fai del movimento un obbligo esteso a tutto l’esistente, te lo ritroverai a segnare ogni strato dell’esperienza, da quelli più semplici a quelli più complessi: inutile pretendere poi che tuo figlio faccia una cosa per volta, il lavoro fisso rimanga una priorità, e la verità si lasci ritrovare dove l’hai lasciata la sera prima».
Perché è un libro di gnoseologia? Perché la rivoluzione in atto ci sta portando a conoscere e misurare in maniera diversa la realtà che ci circonda con verità-veloci plasmate per nuotare nel mare del Game. Perché ancora il Game non ha completamento espresso tutte le sue potenzialità (e criticità) e lo potrà fare solo con la generazione di nativi digitali.
«Crediamo che la rivoluzione mentale sia un effetto della rivoluzione tecnologica, e invece dovremmo capire che è vero il contrario. Pensiamo che il mondo digitale sia la causa di tutto e dovremmo, al contrario, leggerlo per quello che probabilmente è, cioè un effetto: la conseguenza di una qualche rivoluzione mentale. Guardiamo la mappa alla rovescia, giuro. Bisogna girarla. Bisogna invertire quella dannata sequenza: prima la rivoluzione mentale, poi quella tecnologica. Pensiamo che i computer abbiano generato una nuova forma di intelligenza (o stupidità, chiamatela come volete): invertite la sequenza, subito: un nuovo tipo di intelligenza ha generato i computer. Che vuol dire: una certa mutazione mentale si è procurata gli strumenti adatti al suo modo di stare al mondo e lo ha fatto molto velocemente: quel che ha fatto lo chiamiamo rivoluzione digitale. Continuate a invertire la sequenza e non fermatevi».

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