Il rapporto di Kucinski e le verità da non dimenticare

La storia di una desaparecida e i momenti tragici della dittatura in Brasile negli anni Settanta percorrono “K.” di Bernardo Kucinski. Un padre che fa i conti con un’assenza, quasi contemplandola. Un libro ispirato da una storia realmente accaduta, quella che ebbe come vittima la sorella dell’autore. Un altro contributo da Lusoteca

In K. o la figlia desaparecida (176 pagine, 15 euro) lo scrittore Bernardo Kucinski ripercorre i momenti tragici della dittatura degli anni ’70 in Brasile, dai primi timidi sospetti fino alla certezza eclatante di un terrore che non lascia scampo. Un padre perde la figlia, una desaparecida, inghiottita dagli ingranaggi insondabili del potere. Con una narrativa rapida, urgente, che prende in prestito i toni asciutti di un rapporto (un “relato”, come riportato nel titolo originale), l’autore testimonia la ricerca da una prospettiva insolita: quella di un padre che contempla l’assenza e un vuoto senza spiegazioni e non, come spesso accade, quella di una vittima torturata.

Tutto è invenzione, tutto è successo

Il racconto (pubblicato dalla casa editrice Giuntina, nella traduzione di Vincenzo Barca) prende le mosse da un fatto realmente accaduto, quello della scomparsa della sorella dell’autore, Ana Rosa Kucinski, arrestata nell’aprile del 1974 e mai più ritrovata. Una dedica iniziale avverte il lettore e fa subito chiarezza: «caro lettore, tutto in questo libro è invenzione, ma quasi tutto è successo».
Un invito a riflettere sull’importanza e l’utilità della letteratura, che grazie alla finzione letteraria testimonia verità che non devono essere dimenticate.

È possibile acquistare questo volume in libreria o a questo link

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