Zombi, mostri e morti viventi? Partoriti dalle religioni

Nel suo saggio “Zombi, strane storie di santi” il giornalista Arnaldo Casali elabora una sorta di bestiario soprannaturale e un suggestivo parallelismo tra i personaggi della letteratura religiosa cristiana e pagana con quelli mitici del cinema e della letteratura fantastica. Un libro in cui non mancano effetto sorpresa e brividi…

Se eravamo convinti che mostri, zombi, morti viventi fossero relegati solo all’ambito cinematografico o fantastico letterario, ci sbagliavamo. Ci sorprenderà sapere invece, che buona parte di questi personaggi, entrati di diritto nelle categorie del gotico e dell’horror si ispirino… alle tradizioni cristiane e religiose. Il giornalista Arnaldo Casali, nella sua ultima pubblicazione dal titolo Zombi, strane storie di santi (89 pagine, 7,50 euro), edito da Graphe.it, elabora una sorta di bestiario sovrannaturale e un suggestivo parallelismo tra i personaggi della letteratura religiosa e pagana, con quelli mitici della narrativa fantastica e della produzione cinematografica dell’orrore. Senza alcun intento blasfemo, nonostante il titolo provocatorio, il giornalista riscopre agiografie, storie bibliche, credenze religiose e pagane davvero inquietanti che dimostrano come la letteratura e la filmografia splatter abbiano attinto a piene mani dalle storie narrate nelle fonti antiche delle credenze religiose, rielaborandole in chiave romanzesca.

Lazzaro risorto? Una mummia

Da Lazzaro alla mummia egizia, al personaggio del dottor Frankenstein del celebre romanzo di Mary Shelley, per esempio, il mito dei morti viventi, delle mummie che provano a strappare a Dio l’esclusiva sulla vita passano dalla religione, alla storia, per approdare nella letteratura gotica. «Quando Gesù resuscita Lazzaro non solo si trova nella tomba, ma è già in stato di decomposizione e quando esce dalla tomba si presenta come la mummia dei classici horror: completamente avvolto nelle bende e con il volto coperto»

Zombi da Haiti

Gli zombi, secondo Casali sarebbero legati alla tradizione vudù di Haiti e alla dittatura del medico François Duvalier, conosciuto anche come Papa Doc, che aveva minacciato di trasformare i suoi nemici in zombi: «Gli haitiani più poveri sarebbero stati indotti a uno stato di morte apparente, frettolosamente sepolti e subito riesumati, per assumere del blando antidoto che ne avrebbe ripristinato le funzioni vitali, senza però restituire loro la volontà. Le vittime, incapaci di qualsiasi resistenza, sarebbero state asservite come schiavi per le piantagioni di canna da zucchero».

Sangue, martiri e misoginia

Violenza, sevizia, squartamenti, sangue (molto sangue!) invece, sono i veri protagonisti delle agiografie dei martiri. Storie di nobildonne, giovani e bellissime, torturate con pene infime, da far invidia ai film di Quentin Tarantino, sono quelle delle vicende biografiche di alcune sante siciliane, raccontate  nel libro, dal giornalista Casali. «A differenza dei cattolici di oggi, legati a santini di figure eteree, angeliche e, potremmo dire, buoniste, quelli di duemila anni fa riuscivano a coniugare, nello stesso racconto, spiritualità e intrattenimento, santità e sete di sangue, giustificando con la pietas anche una certa misoginia che porta, come vedremo, a martoriare il corpo delle donne nei modi più fantasiosi».

Santa Oliva e Santa Lucia

Casali riporta la storia di Santa Oliva, la giovane, bellissima nata a Palermo nel 448 che a tredici anni viene deportata nel deserto, tra leoni e serpenti, in seguito all’occupazione della città siciliana da Genserico, il re dei Vandali. La sua resistenza al caldo torrido e i suoi atti di preghiere e conversioni, scatenano l’ira del pagano Amira che la fa arrestare e immergere in una caldaia con l’olio bollente. Anche la storia di Sant’Agata, patrona di Catania, risulta assai angosciante. Nata nel 251 da una famiglia nobile, giovanissima viene gettata dentro una fornace ardente, dopo aver respinto la corte del proconsole Quinziano che le fa recidere i seni e ordina di bruciarla viva. Nella lista non manca neppure Santa Lucia, la santa della vista di Siracusa, nata nel 283 da una nobile famiglia, come tradizione vuole. La sua storia aveva colpito perfino lo scrittore Garcia Lorca che la descrive «alta, con seno piccolo e fianchi larghi come tutte le donne selvagge, e di occhi troppo grandi, da uomo, con una molesta luce scura». Di quegli occhi si innamora un giovane pagano che la chiede in sposa. Lucia lo rifiuta dopo essersi promessa a Dio, e seguendo alla lettera le parole del Vangelo («Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te») decide di cavarsi gli occhi e servirli in un piatto d’argento al suo corteggiatore.

Un saggio assai ricco e interessante in cui non manca l’effetto sorpresa e il brivido. Inoltre, le citazioni bibliche e letterarie, richiamate nella bibliografia del testo, conferiscono grande dignità all’operazione saggistica di Arnaldo Casali conducendo il lettore alla scoperta di storie curiose della nostra letteratura religiosa, e non solo.

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