Il mito reinventato di Marco Polo, avventuroso Barbera

In “Marco Polo” di Gianluca Barbera le imprese del grande navigatore veneziano tra popoli dai costumi sanguinari, pratiche magiche oscure e misteriose, luoghi fantastici. E il viaggio fisico fra in fretta a diventare dell’anima…

Dopo il successo di Magellano (di cui abbiamo scritto qui), Gianluca Barbera è tornato in libreria con un nuovo romanzo d’avventura, Marco Polo (176 pagine, 17,50 euro), pubblicato da Castelvecchi, per raccontarci le imprese del grande navigatore veneziano. Ancora una volta, l’autore dimostra la straordinaria capacità di rielaborare miti, reinventarli in chiave nuova facendo sfoggio di una lingua che, come riporta la quarta di copertina, è «limpida e immaginifica».

Dall’Ararat al Catai

A narrare le vicende contenute ne Il milione (il resoconto del viaggio in Asia di “messere Marco”) è lo stesso Marco Polo (o così sembra, si scopre solo alla fine del libro) che, intrattenitore ambito nelle corti d’Europa, ha girovagato per raccontare le sue gesta. Un viaggio dentro un viaggio: la scrittura, la descrizione ricca e densa di luoghi, personaggi, persino di sensazioni, spingono il lettore a ripercorrere con la mente il lungo itinerario in Oriente del famoso navigatore, finendo tra popoli dai costumi sanguinari, pratiche magiche oscure e misteriose, luoghi fantastici. E ancora, affronta la salita fino alla cima del monte Ararat in cerca dell’Arca di Noè, incontra un drago (in realtà, è una donna vittima di un incantesimo) e l’Araba Fenice, arriva alla corte del Gran Khan Kubilai in Catai e qui conosce i fasti, le usanze e le credenze del luogo.

Se in Magellano era centrale il tema del tradimento, in Marco Polo, come ha dichiarato lo stesso autore in un’intervista, vera protagonista è l’arte del raccontare che ha due elementi inscindibili, la storia e il mondo in cui la storia si svolge. La narrazione del navigatore veneziano, che non è altro che la narrazione dell’autore, diventa l’occasione per esplorare il mondo o una parte di esso.

Confondere realtà e fantasia

Barbera dosa in moda equilibrato realtà e fantasia al punto che diventa difficile distinguere le parti in cui racconta in modo realistico avvenimenti non reali dalle pagine in cui narra fatti reali in modo non realistico. È lo stesso Marco Polo che, nel raccontare le proprie gesta,  finisce per confondere verità e fantasia. Del resto, ciò che conta non è l’uomo, ma l’eternità del suo mito, della sua storia  “Chi può dire cosa è vero e cosa è falso. Io meno di tutti, perchè ciò che importa è la storia: e quella deve durare in eterno”.

«Il nostro non fu solo un viaggio per mare e per terra, fu prima di tutto il precipitare in una dimensione più profonda dell’anima, fatta di ombre e oscure presenze»

Come in Magellano Barbera racconta non solo un viaggio fisico, ma anche dell’anima intrisa di paure, timore e profonde superstizioni che sembrano scontrarsi contro lo scetticismo di Marco Polo. Ciò che emerge è una chiave di lettura diversa, decisamente più fantastica e avventurosa, del libro di viaggio Il Milione.

Sol per questo, vale la pena leggerlo.

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