Chiara Valerio, la sinistra sottrazione e la vita che prosegue

Andrea Dileva, protagonista del più recente romanzo di Chiara Valerio, si sveglia senza cuore. Nonostante ciò resta in vita, mantenendo una relazione ufficiale e una clandestina con due donne. “Il cuore non si vede” è un grande punto di domanda esistenziale, romanzo a scatole cinesi intelligente, complesso, fuori dagli schemi e scritto vertiginosamente bene

«Una mattina, dopo sogni inquieti, Andrea Dileva si era svegliato nel suo letto, senza il cuore». 

Risente di una certa familiarità con La metamorfosi (Die Verwandlung) di Kafka, l’incipit del nuovo romanzo di Chiara Valerio, Il cuore non si vede (160 pagine, 17,50 euro), pubblicato da Einaudi. Una fratellanza tra Gregor Samsa che «un mattino, al risveglio da sogni inquieti… si trovò trasformato in un enorme insetto», e Andrea Dileva, un moderno-uomo-mitico che una mattina si sveglia e scopre di non avere più il cuore.

Triangolo amoroso

Andrea è un professore di quarant’anni, cattedratico e di bell’aspetto, piacente, grande conoscitore di mitografia e greco: «una lingua morta che non può più morire». L’uomo, da sei anni, ha una relazione con Laura, avvocato e donna di carattere con la quale però non ha avuto e voluto figli: «Lui avrebbe preferito passare la vita con una donna fedele, io con un uomo felice»; e ha una relazione anche con Carla, che invece un figlio ce l’ha, Simone, e con la quale mantiene una relazione complice ma clandestina, da cinque anni. I loro rapporti squilibrati e in bilico sono intrecciati in un triangolo amoroso che persiste forse per una sorta di baratto emozionale, e oscilla tra «la gioia della condivisione e il terrore di restare soli». «Carla lo voleva fino a un certo punto e lui la voleva da un certo punto in poi. Dunque, non c’era possibilità per loro che avere altro che quel punto». Al centro del romanzo, il cuore: come organo vitale e immagine dell’amore; come metafora di sensibilità, e indice di passionalità e bramosia. Il cuore è, in ogni caso, un elemento all’apparenza invisibile. Come dice il titolo stesso, il cuore non si vede, tuttavia è il principale indiziato.

Effetti ottici

La scrittura del romanzo crea, fin da subito, una serie di effetti ottici che inducono il lettore a interrogarsi circa il protagonista, per esempio: Andrea Dileva, un uomo senza cuore che riesce a vivere in assenza di cuore, a mantenere vive due relazioni amorose, quelle con Carla e Laura, e ad essere il cattedratico appassionato e curioso, di mito e greco, nonostante ammanchi di quell’organo tanto caro ai poeti. Questioni tutte che, nell’immaginario collettivo, rimandiamo anatomicamente, metaforicamente e filosoficamente  “al cuore”. Cos’è quindi, verrebbe da chiedersi, questo cuore di cui è privo il protagonista? Andrea Dileva si sveglia senza cuore e nonostante quella sinistra sottrazione senza giusta causa (che renderà sinistro il protagonista stesso) la sua vita prosegue, perché è vivo.

Effetto domino

La bizzarria dell’evento coinvolge, per un naturale effetto domino, tutti gli altri protagonisti del romanzo che, insieme ad Andrea, provano a venire a capo della questione, cercando una spiegazione scientifica, o quantomeno plausibile, al fenomeno. «Se non si muore quando muoiono le persone amate, allora si può sopravvivere anche senza cuore». Comincia quindi, un girotondo di supposizioni, riflessioni, analisi che però non sciolgono l’enigma. Andrea, rimasto solo nella risoluzione di quello strano fenomeno di acardia, si rifugia nei libri, capaci – a suo dire – di chiarire ogni umana questione. Scava tra i miti, dei quali per altro è grande conoscitore, alla ricerca di un qualche personaggio leggendario che soffra della medesima “patologia” (o stranezza). Ciò che però Andrea scopre è inverso rispetto a ciò che cerca, e cioè che i miti peccano di eccessi (Medea ha mille serpenti in testa, Idra di Lerna ha nove teste…) e non di sottrazioni, come nel suo caso. Il quesito dunque non si risolve, ma si aggrava ulteriormente. Andrea si rivolge ad Angelica, sua cara amica e medico, la quale però non riuscirà a trovare una spiegazione medica. Quindi? La questione diventa interessante.

Un vicolo cieco

Chiara Valerio pone il suo protagonista in un vicolo cieco: lui non ha il cuore ma è vivo, viene escluso quindi il nesso causale; non esiste nessuna divinità mitologica paragonabile a Dileva, e dunque viene scartata anche la saggezza mitologica; per la scienza non può un uomo vivere senza il cuore, quindi sottrae alla ricerca medica una spiegazione scientifica, valida ed eticamente accettabile. Andrea Dileva è solo. Tutto ruota intorno al cuore, che però sta dentro, non si vede e lui lo ha anche perso. Si potrebbe, a questo punto, solo gridare al miracolo. Ma Chiara Valerio non fa neppure questo: impedisce  a Dileva di ricevere perfino una qualsiasi, misera consolazione religiosa, seppur blanda. Nonostante ci siano molti riferimenti nel libro al mondo contadino, alle piccole realtà di provincia che lascerebbero intendere una vicinanza con i riti e le credenze religiose, perciò anche miracolose, i personaggi restano decisi a voler trovare una risoluzione pragmatica – scientifica, o addirittura mitologica e quindi pagana. La questione è, infatti, sostenuta in modo del tutto cerebrale: lui non ha il cuore, eppure vive. Punto. È un dato di fatto, tutto il resto è accademia.

Un uomo cavo e le donne stampella

Potrebbe emergere un’ulteriore riflessione, se volessimo scavare a fondo nelle grandi faccende cervellotiche cui la scrittrice sottopone i suoi lettori: Andrea non il cuore ma solo l’ombra, scrive Chiara Valerio; e se c’è un’ombra deve esserci per forza la materia. Del cuore? Di cosa? Dunque: Andrea Dileva non ha gli organi, oppure nessuno li vede? E se nessuno li vede, lui ha ugualmente gli organi? Se è vivo si suppone che lui abbia gli organi. Quindi? In medio stat virtus. Andrea gode di un’invisibilità segreta, intima e inquietante, tutta interiore. Il fenomeno non ha logica, letteratura scientifica di riferimento e neppure una teogonia mitologica da cui risalire. Cos’è Andrea? «Un fantasma, uno zombie, un non morto, un mezzo e mezzo come Peter Pan?». Andrea Dileva è l’uomo-mitico contemporaneo. L’uomo cavo che vive per osmosi e si aggrappa alle sue donne-stampella e ai desideri che queste nutrono per lui. È in dissolvenza, in astrazione e poco per volta, oltre al cuore perderà anche gli altri organi, pur restando in vita.

Cervelloticamente appassionante

Al contrario del protagonista del capolavoro di Musil, L’uomo senza qualità che si sgretola, dentro e fuori, Andrea ne possiede molte di qualità e questa frantumazione interiore non causa sparizioni all’esteriorità del personaggio, tuttavia, in lui qualcosa cambia. Il cuore non si vede è un romanzo che, come direbbe il critico Francesco Orlando, inizia con un grande gesto di irrealismo: l’assenza di cuore. Il cuore non si vede di Chiara Valerio è un libro matrioska, un rebus febbrile che risente della capricciosità kafkiana. Un grande punto di domanda esistenziale. Un romanzo a scatole cinesi di portentoso valore, intelligente, complesso, fuori dagli schemi e scritto vertiginosamente bene. Chiara Valerio si conferma, ma non serve che sia io a dirlo, una penna ingegnosa, unica e cervelloticamente appassionante.

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