La criogenia contro la morte, il ronzio di Delillo

“Zero K” di Don Delillo è un quasi-silenzio che perfora i timpani, un romanzo introspettivo e cupo. Un magnate americano decide di ibernarsi assieme alla seconda moglie, malata terminale, per provare a risvegliarsi in un futuro depurato da ogni malattia…

Zero K (244 pagine, 12 euro) di Don Delillo, tradotto da Federica Aceto, edito da Einaudi, è come il ronzio intermittente in una stanza di aspetto vuota, in un caveau, in un bunker, in un ambiente asettico. È un brusio di fondo a frequenza alterata, è un quasi-silenzio che perfora i timpani. A fare rumore è quel flusso di coscienza che descrive la vita, la analizza nelle sue scanalature interpersonali, nei suoi tic, nelle sue ossessive ripetizioni. Romanzo fastidioso, accidioso. La malattia, la morte, l’abbandono, la rinascita, il senso di tutto, il male, la guerra, l’orrore, la scienza, la filosofia, la consapevolezza, la tecnologia, il padre, il figlio, l’amore, la resilienza. Converge tutto in questo testo. E il verbo “ convergere” non è casuale.

Una crepa nel deserto

Convergence è infatti il nome di un segretissimo centro sperimentale ubicato in una “crepa del deserto”, in Kazakistan, dove i malati terminali vengono conservati criogenicamente fino al loro risveglio, in un futuro depurato dalle malattie e dalle pulsioni bellicose degli uomini. Un ricco magnate americano, Ross, decide di ibernare la sua seconda moglie, Artis. Ma una vita senza di lei non è pensabile, non è semplicemente concepibile. Stabilisce quindi di seguirla in questo incapsulamento fisico e cerebrale, in questa “solitudine virginale” a cui il figlio di prime nozze, Jeff, assisterà inerme, coinvolto suo malgrado in una scelta esistenziale dove ciascuno ambisce ad essere “padrone della fine del mondo”.

La vena introspettiva

La vena introspettiva del libro incupisce un’atmosfera già di per sé ermetica e crepuscolare. I pensieri di Jeff scomodano Kafka, soprattutto nell’epilogo dove l’overdose di malessere, incredulità, stordimento e disapprovazione è scalzata da un allineamento perfetto e simmetrico tra cielo e terra, quel punto di equilibrio, – di convergenza appunto, – che il protagonista cerca disperatamente sin dagli albori della sua storia personale.

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