#1 Leggere Mendelsohn e abbracciare i genitori

“Un’Odissea” dello statunitense Daniel Mendelsohn, come il poema omerico, è un confronto fra generazioni. Daniel e Jay, padre e figlio, si scopriranno a partire da un seminario del primo e continueranno a farlo nel corso di una crociera nel mare greco. In un continuo gioco di rimandi al testo classico

Che cosa è l’Odissea? Un viaggio di un uomo che, reduce da una guerra, vuole tornare nella sua patria; un libro di avventure che racconta di posti fantastici e mostri mitologici. Tutto questo, ma anche un testo che parla del rapporto tra padre e figlio e del confronto tra generazioni. È quello che racconta Un’Odissea. Un padre, un figlio e un’epopea (307 pagine, 20 euro), il volume scritto da Daniel Mendelsohn (traduzione di Norman Gobetti) e pubblicato in Italia da Einaudi.

Il letterato e il matematico

Si parte da un piccolo episodio: Mendelsohn, docente al Bard College nella costa est degli Usa, inizia il seminario di Lettere classiche 125 sul libro omerico dell’Odissea nel gennaio 2011 alla presenza del padre Jay che ha chiesto espressamente di partecipare alle lezioni. Il padre, 81enne matematico e ricercatore scientifico, si confronterà non solo con il figlio ma anche con la classe di matricole. “Un bugiardo che tradisce la moglie”, secondo il prof. Jay Mendelsohn per il quale “x è x”. “Non capisco come si fa a considerarlo un grande eroe”, il suo esordio alle lezioni. Insomma, non proprio ben disposto verso “l’uomo dal multiforme ingegno” capace di inganni e di stratagemmi: “Uno che frigna sempre, tradisce la moglie e va a letto con Calipso. Perde tutti i suoi uomini e quindi come comandante fa schifo”.

Un contrappunto continuo

Così Mendelsohn ha l’abilità di ripercorre il testo classico e nel frattempo di narrare episodi della vita sua e di quella del padre, in un contrappunto continuo di piani con Ulisse e suo figlio Telemaco, ma anche tra Ulisse e il padre Laerte. Alla fine del semestre e del seminario, arrivata l’estate, i due partiranno per una crociera in Grecia “sulle rotte dell’Odissea” ed anche lì saranno delle nuove e continue scoperte sul proprio genitore, ma anche sulla propria famiglia. Perché “i figli non riescono mai a conoscere a fondo i propri genitori, loro invece sanno tutto di noi”.

Voglia di tornare al greco

Alla fine del libro viene voglia di riprendere in mano un volume dell’Odissea, di ritrovare il ritmo dell’esametro o di tornare a studiare la grammatica greca. Ma viene anche voglia di andare a ringraziare e abbracciare i propri genitori per averti lasciato libero di scegliere il corso di studi dove si faceva quanta meno matematica possibile. Nonostante il greco. (1-continua)

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