La cultura plurale del Festival delle letterature migranti

A Palermo dal 17 al 21 ottobre (con eventi, collaterali 15, 16 e 22) andrà in scena la quarta edizione di una manifestazione fra le più interessanti della penisola. Contro muri, pregiudizi, divisioni, a favore dell’accoglienza e della contaminazione. Il direttore Davide Camarrone: «Viviamo un momento drammatico della nostra storia, vogliamo raccontarlo, attraverso migrazioni fisiche e intellettuali». Tra gli ospiti più attesi Sorokin, Luiselli, He, Ambrosecchio e Wu Ming 2

Mettere insieme linguaggi differenti, senza barriere, senza pregiudizi, pensando sempre al plurale. Da tre anni il Festival delle letterature migranti, a Palermo, ha aperto una strada nuova, e alla quarta edizione non mostra di voler arrestare il circolo virtuoso che ha innescato, fissando l’attenzione su tutto ciò che è plurale, trasversale, differente, ma sempre di qualità. Il programma si è infittito, è diventato più complesso, articolato ma con cuore, e organizzato non dall’alto, ma in modo orizzontale, grazie a una squadra che comprende, oltre al direttore artistico Davide Camarrone, anche Ignazio E. Buttitta, Dario Oliveri, Giuseppe Cutino, Agata Polizzi e Andrea Inzerillo. Non abbraccia solo l’arte dell’espressione letteraria, ma guarda sempre oltre, facendosi beffe delle barriere e immolandosi volentieri sull’altare della contaminazione, non avendo mai paura delle identità declinate al plurale, della condivisione, della compenetrazione, che è anche più del dialogo.

Fare memoria

Lo sguardo euromediterraneo s’allarga ulteriormente, diviene internazionale a tutto tondo. Includere, collaborare, unire sono le parole d’ordine. «L’obiettivo è raccontare il tempo che stiamo vivendo – osserva Davide Camarrone, direttore artistico della manifestazione, nel corso della presentazione – ed è un momento drammatico della nostra storia. Quest’anno, inevitabilmente, abbiamo deciso di porre più attenzione alle migrazioni fisiche, non solo a quelle intellettuali. Al centro della nostra narrazione resta l’idea di Mediterraneo, ma avremo importanti ospiti che provengono dall’Estremo Oriente, dall’Iran, dal Sud America. Credo sia particolarmente significativo e simbolico che lo Steri ospiti gran parte del cartellone letterario, in passato luogo di potere, di dolore e di mortificazione, adesso centro del sapere e della memoria. Non intendiamo, poi, dimenticare il passato, non sottovalutiamo il rischio che certi mali tornino. E infatti faremo memoria del 75° anniversario del rastrellamento del ghetto ebraico di Roma (che ricorre il 16 ottobre, ndr) e dell’80° anniversario della promulgazione delle leggi razziali». Sarà proiettato in più riprese (vista la durata di oltre dieci ore) il capolavoro di Claude Lanzmann, Shoah, messaggio inequivocabile della direzione che continua a seguire questo fiore all’occhiello delle manifestazioni culturali italiane.

Le date, il network delle istituzioni culturali

Il sipario sul Festival delle letterature migranti (che farà leva su una collaborazione istituzionale fra Comune di Palermo, Regione siciliana, Università di Palermo, i teatri del capoluogo siciliano) si alzerà ufficialmente, dopo un paio di giorni con eventi collaterali, mercoledì 17, alle 17, al chiostro dello Steri, per richiudersi domenica 21, con un’appendice suggestiva la sera di lunedì 22, al teatro Massimo: la sonorizzazione dal vivo del film Intolerance, una prima esecuzione assoluta, tra pianoforti e chitarre. Le danze, nel corso del Festival, inizieranno in vari luoghi di Palermo, dallo Steri ai teatri, dai Cantieri culturali della Zisa, dalla Galleria d’arte Moderna ai musei Riso e Salinas, dal Conservatorio al museo internazionale delle marionette “Antonio Pasqualino”, ad alcuni centri commerciali della Coop.

Quaranta scrittori

Previsto un programma letterario di quasi 90 incontri – reso possibile dietro le quinte da instancabili e molto preparati collaboratori dell’organizzazione – che si intreccia alle sezioni dedicate all’arte contemporanea, al teatro, alla musica e al cinema; in particolare saranno protagonisti, nel corso del Festival delle letterature migranti, quaranta scrittori per altrettanti libri contenuti in otto scatole narrative, che daranno vita a tavole rotonde, presentazioni, workshop, mostre, performance. I nomi? Di primo livello, fra gli altri Vladimir Sorokin, Valeria Luiselli, Chen He, Vanessa Ambrosecchio, Wu Ming 2, Roberto Camurri.

Il progetto di una Casa delle letterature

Sta nella molteplicità di linguaggi e sguardi la ricchezza di un evento che è festa e riflessione, senza voler primeggiare oppure oscurare altre realtà. «Aggregare è l’obiettivo – fa notare Ignazio E. Buttitta, presidente del comitato scientifico del Festival delle letterature migranti – qui c’è un’anima pulsante di capacità inclusive». Nell’anno in cui Palermo è la capitale italiana della cultura, il capoluogo siciliano si prepara anche a varare, come costola sempre viva del Festival, un progetto prestigioso, quello di una Casa delle letterature, posto permanente di incontro e scambio, di confronto e di rifugio: un luogo in cui saranno accolte persone e idee, scrittori, traduttori, editori, docenti e studenti, in cui ci sarà spazio per attività formative e culturali, per incontri

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