Zadoorian: “Il rock, una gioia che mi ha formato”

Michael Zadoorian sul suo ultimo romanzo, “Beautiful Music”: “Come per Danny, la musica è parte importante della mia vita, attraverso le riviste musicali ho conosciuto autori che amo ancora oggi. Il film di Virzì tratto dal mio In Viaggio Contromano? Mi sono chiesto il perché del contenuto politico, ma è stato emozionante vederlo sullo schermo e ha favorito tantissime traduzioni. Il mio prossimo libro sarà sulla prima moglie di Kerouac, il mio agente sta cercando un editore”

È una storia di rinascita e di salvezza, di perdita e sopravvivenza, scandita a ritmo di rock n’roll, quella che lo statunitense Michael Zadoorian racconta in Beautiful Music (397 pagine, 18 euro), pubblicata dal suo storico editore italiano, Marcos y Marcos, nella traduzione di Claudia Tarolo. È un romanzo, quello di Zadoorian, che ruota attorno alla musica – ma non solo – ed è l’autore a spiegare perché e ad anticipare anche qualcosa del suo prossimo libro.

Zadoorian, nel suo romanzo, la musica è per Daniel al tempo stesso rifugio e un modo per crescere. In che modo la musica ha influenzato la sua vita?

«Sono un amante della musica. È sempre stata una parte importante nella mia vita. Come per Danny (il protagonista del romanzo, ndr), la musica mi ha trasformato. Mi ha cambiato enormemente e mi ha aiutato a realizzare chi ero e come mi rapportavo rispetto alle cose. Mi ha cambiato intellettualmente. (Che è il contrario di ciò che si pensa che faccia il rock and roll). Attraverso le riviste di musica, ho scoperto scrittori che amo ancora oggi – Hunter S. Thompson, Charles Bukowski, Jack Kerouac, Kurt Vonnegut, Lester Bangs, e molti altri. Questo è il motivo per cui volevo scrivere qualcosa sulla musica. In qualche modo, volevo scrivere la mia versione del film Almost Famous di Cameron Crowe. Amo quel film. Certamente non avevo intenzione di copiarlo, ma sapevo che c’era una storia di quel periodo che mi apparteneva e che volevo trovare. Ho continuato a pensare al rock: tutta la gioia che mi aveva dato negli anni dell’adolescenza e come mi aveva aiutato a creare la mia identità. Volevo pensare a quella musica, quella dei Foghat, Blue Oyster Cult, Black Sabbath che da adulto il fatto che mi piacesse mi metteva in una sorta di imbarazzo».

Descrive scontri razziali e divisioni sociali nella Detroit di fine anni Sessanta. Quali sono i suoi ricordi di quel periodo?

«Detroit è veramente un personaggio in Beautiful Music dal momento che è ambientato negli anni successivi a tutte le violenze e i disordini sociali della rivolta del ‘67. Ho dei ricordi di quel periodo. Ero un bambino, ed era spaventoso, pensandoci non sono sicuro di aver compreso completamente che cosa stava accadendo. Non penso che mia madre e mio padre mi lasciassero vedere molto di ciò che passava in tv. Ma ricordo di aver visto torri di fumo salire in cielo da tutti gli incendi. L’aria nel mio quartiere era densa di fuliggine e c’era la cenere che cadeva dal cielo. Era costante il suono delle sirene della polizia che correvano giù in Fenkell Road, senza contare il rombo dei carri armati o altri veicoli militari. Siamo stati fortunati a non trovarci in mezzo, ma comunque è stato agghiacciante. A un certo punto, è stato inevitabile che le tensioni razziali diventassero una gran parte del libro. Questo è accaduto quando ho sentito che tutto iniziava a quadrare. La ribellione del ‘67 gettava una lunga ombra su questo libro. Sono ancora evidenti i danni e gli effetti a posteriori sulla città e sulla sua personalità».

The Leisure Seeker (In viaggio contromano, nella traduzione italiana, edita sempre da Marcos y Marcos) adesso è anche un film. Come hai appreso questa notizia? E il regista italiano, Paolo Virzì pensi abbiamo dato «un’interpretazione italiana» al tuo libro, in questo film?

«Quando ho letto per la prima volta la sceneggiatura, mi sono chiesto seriamente perché ci fosse un contenuto politico nel film. Penso che abbiano preso una storia che avrebbe potuto essere senza tempo e universale e l’hanno fatta stranamente specifica, posizionandola in mezzo alla più contenziosa elezione della storia americana. Sembrava non necessario. I critici erano d’accordo. Detto questo, il film è stato bello e mi è piaciuto il tono. Molti critici non sono riusciti a decidere sul fatto che il film fosse una commedia o un dramma, ma la cosa interessante è che nessuno ha mai detto questo del libro. Alla gente è piaciuto che il libro avesse dello humour. Naturalmente, le performances di Helen Mirren e Donald Sutherland sono state meravigliose. Soprattutto, dal momento che era una produzione italiana, non pensavo che fosse necessario per Virzì, gli sceneggiatori, o i produttori cambiare il finale, cosa che qualcuno ha trovato controverso o addirittura quasi scioccante. Se uno degli studios americani avesse fatto un film da The Leisure Seeker, molto probabilmente sarebbe stata la prima cosa che avrebbero discusso: cosa facciamo con il finale? Tutto sommato, penso che Virzì abbia fatto un buon lavoro. È stato emozionante vederlo sullo schermo e soprattutto, ci sono state venti nuove traduzioni del libro, quindi il mio lavoro è diventato accessibile a tanti nuovi lettori in tutto il mondo. Questo non si può negare».

La musica per un adolescente come Daniel è una terapia che gli consente di sopravvivere ai disagi famigliari e alla morte del padre. Daniel impara ad apprezzare la musica anche grazie a suo padre. Che tipo di persona è Daniel?

«La musica cambia tutto di Danny nel corso del libro. Dopo la scoperta del rock da parte di Danny, questo diventa così importante per lui che filtra tutto il suo mondo attraverso di esso. Nel libro, lui parla di qualcosa che chiama “dissolvenza”, che sperimenta ascoltando una canzone che gli piace, più volte. Dopo ogni ascolto, appena la canzone sfuma, nota che la sua gioia lentamente inizia a svanire. Sa che non potrà più ascoltare la stessa canzone con lo stesso piacere che ha avuto la prima volta che l’ha ascoltata. Infine, la “dissolvenza” diventa una sorta di metafora della sua tristezza. Quando qualcosa va storto, quando è spaventato, quando il mondo è duro con lui, sente la dissolvenza abbattersi su di lui. La musica diventa un modo per lui per interpretare il suo dolore. Mentre la musica è certamente il suo posto sicuro, diventa anche una fonte di forza. La musica gli da fiducia in se stesso. Lo aiuta a fare il suo primo passo incerto per diventare un uomo, indipendentemente dagli ostacoli sul suo cammino, che potrebbero essere un padre assente, una madre instabile, i bulli o i bigotti. È quello che volevo scrivere in questo libro: la musica come rifugio in un mondo ostile. Questo speciale posto nascosto dentro gli Lp o 8 tracce o mixtape o Cd o iPod o qualunque cosa sia quel posto dove puoi trovare rifugio quando niente altro sembra avere senso. Per Danny è il rock and roll. Ma è la stessa cosa per ogni generazione di giovani, sia che stiano ascoltando doo-wop, acid rock, gangsta rap, death-metal o EDM. La melodia cambia, ma la canzone resta la stessa».

Per gran parte del suo romanzo, il padre di Daniel è “solo” un’evocazione che avviene attraverso la musica e le lettere che Daniel gli scrive. In un certo senso è come se Daniel volesse far pace con il padre e con la sua morte prematura…

«Quando il padre di Danny muore, è la cosa più dura che gli sia mai capitata. Sapevo che poteva accadere, ma volevo che Danny avesse una sua guida in tutto il libro. Le lettere che scrive al padre morto sono il suo modo per capire come suo padre potrebbe guidarlo. Naturalmente penso, quello che realmente accade, è che lui guida se stesso».

Un altro personaggio importante che inserisci nel suo romanzo è la madre di Daniel. Cresciuta con la sola idea di avere una famiglia, un marito e dei figli. Ma cosa accade quando nella sua vita tutto va a rotoli?

«Quando il padre di Danny muore, sia Danny che sua madre perdono la loro identità per un periodo, entrambi capiscono chi sono dopo questa tragedia. Nel caso della madre di Danny, per tutta la sua vita ha detto che tutto ciò che una donna dovrebbe volere è un marito, una casa e una famiglia, ma in realtà lei non ha mai voluto queste cose. Quando suo marito muore, sembra che sperimenti una crisi di identità. Naturalmente, si aggiungono anche instabilità mentale e dipendenza. Persino quando il libro finisce, lei sta ancora cercando di capire chi è esattamente in questo nuovo mondo».

In un passato recente Detroit ha attraversato una crisi nera, ma le news parlano di una città in ripresa. Com’è vivere oggi a Detroit?

«In questi giorni, Detroit è veramente un posto diverso. Dopo decenni di declino, la città è definitivamente in ripresa. Non tanto tempo fa, se dicevi a qualcuno che venivi da Detroit, ti guardavano con uno sguardo di commiserazione o si aspettavano di vederti puntare una pistola su di loro. Pathos o cattiveria, è ciò che accadeva. Naturalmente questo tipo di conversazione è cambiata. Attualmente, i giovani stanno tornando in città, le imprese stanno investendo pesantemente e si stanno trasferendo in centro, e c’è un nuovo sviluppo, imprese tech, nuovi alberghi, arenas, ristoranti e altro. Ci sono gru di imprese di costruzioni che sporgono dallo skyline. È qualcosa che non pensavo avrei mai visto nella mia vita».

Di cosa parlerà il suo prossimo libro?

«È un libro sulla vita della prima moglie di Jack Kerouac, Edie Parker, che era di Detroit e che ha vissuto gran parte della sua vita qui, a parte il tempo alla fine dell’adolescenza e all’inizio dei vent’anni, quando viveva a New York City con Kerouac. In questo momento la mia agente è alla ricerca di un editore. Vedremo ciò che accadrà».

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