I “sette libri per l’autunno” di… Eugenia Dubini

Una lista coraggiosa, quella della fondatrice di NN editore, ovvero quella di alcuni dei libri che negli ultimi anni le sono sfuggiti e che ha visto pubblicare da altre case editrici. C’è poco tempo per rattristarsi, però. Vederli tradotti e pubblicati è comunque positivo e qui li consiglia

Nel lavoro di editor accade spesso di innamorarsi di un manoscritto o di un libro, e poi di non riuscire a pubblicarlo. Accade, ad esempio, di perderlo all’asta, di arrivare tardi con l’offerta o di non arrivare proprio, pensando di poter temporeggiare. Questi sono sette libri che non sono riuscita a portare in NN ma vederli in libreria è sempre e comunque una gioia.

“L’educazione” di Tara Westover (Feltrinelli)

Questo è un memoir che mi ha commosso per la forza della voce dell’autrice, che ci racconta della sua infanzia sulle montagne dell’Idaho. Tara e i fratelli crescono in una famiglia di mormoni anarchici, che rifiutano la società occidentale e tutte le sue regole. Tara cresce senza un nome, senza aver mai visto un dottore, senza aver mai sentito nulla del mondo esterno. Fin da piccola aiuta i genitori nei loro lavori, la madre fa l’ostetrica nelle campagne, il padre recupera i metalli da una discarica. Finché Tara, grazie alla nonna, fa una scoperta: l’educazione, la possibilità di emanciparsi e di vivere una vita diversa, di diventare una persona diversa.

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“La donna che scriveva racconti” di Lucia Berlin (Bollati Boringhieri)

Il titolo del libro americano mi aveva colpito subito, Manuale per donne delle pulizie. E anche la struttura di questo libro, che è una raccolta di racconti, ma anche un romanzo e un’autobiografia. Lucia Berlin è stata una donna molto bella che ha avuto una vita difficile, e moltissime esperienze. E le racconta in tanti piccoli quadri, che hanno per protagonista una narratrice onnisciente o vari personaggi, diversissimi tra loro, ritratti con una scrittura essenziale, ipnotica, indimenticabile.

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“Nessuno scompare davvero” di Catherine Lacey (Sur)

La scrittura della Lacey è pura gioia per me. Il libro racconta di Elyria, una giovane donna che vive a New York, ha un lavoro stabile e un marito. Un giorno, senza dare spiegazioni, molla tutto e parte con un volo di sola andata per la Nuova Zelanda. Passerà mesi a vagare in autostop fra le campagne, incrociando le vite di altre persone e tentando di dare un po’ di pace alla sua; e il romanzo è, di fatto, un viaggio nella mente della narratrice, capace di osservazioni acutissime sul mondo e sulla felicità.

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“Mia regina” di Jean-Baptiste Andrea (Einaudi)

Onirico e poetico, dolcissimo, un piccolo gioiello. Che racconta dell’infanzia di Shell, un ragazzo dodicenne, in una Provenza che ricorda quella di Jean Giono. Il mondo lo vede come un diverso, un folle, ma la sua vita cambia quando incontra Viviane, un soffio di vento nella sua vita, che lo trascina in una folle avventura.

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“Memorie di un’orsa polare” di Yoko Tawada (Guanda)

Gli uomini visti dagli animali, gli uomini visti come animali, con purezza e libertà di sguardo. I protagonisti di questo romanzo sono tre orsi polari che non hanno mai messo piede nel Polo Nord. La prima orsa è la stella del circo sovietico, che dopo il ritiro dalle scene diventa una scrittrice di successo. Sua figlia Tosca, invece, si trasferisce in Germania, dove viene addestrata da Barbara e diventa ballerina di tango nei circhi. Knut, il figlio di Tosca, viene abbandonato dalla madre e si ritrova nello zoo di Berlino, diventando, suo malgrado, il simbolo delle ansie per il destino del pianeta.

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“Il potere del cane” di Thomas Savage (Neri Pozza)

Un capolavoro da riportare alla luce. Una storia nera, dura, che si svolge in Montana nel 1924. Phil e George Burbank sono due fratelli che condividono tutto, anche la stanza dove dormono, da più di quaranta anni, ma non potrebbero essere più diversi. Phil è quello brillante, leader naturale, George è quello che segue, timido e lento. Quando George, all’improvviso, decide di sposare la vedova Rose, e di portare lei e il suo bambino nel ranch che divide con il fratello, si scatena una tragedia familiare.

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“Angolo cieco” di Dorthe Nors (Bompiani)

Un percorso di autonomia e di liberazione, di una donna intelligentissima, ma caustica, infelice, sola. Sonja ha superato i quaranta, traduce thriller e sta cercando di dare una direzione alla propria vita. Frequenta una massaggiatrice che la trascina in un gruppo di meditazione; tenta di riallacciare i rapporti con la sorella; e decide di iscriversi a scuola guida, ma imparare a controllare un’auto si rivela più difficile del previsto, metafora di tante paure, ricordi, ribellioni.

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