Quei fratelli di Dostoevskij, cuori oscuri per far chiarezza

“I fratelli Karamazov” è il capolavoro che il genio russo scrisse poco prima di morire, un libro capace di cambiare chi lo legge, la storia di un padre e dei suoi figli. Fino a dove si può rinnegare un padre? La risposta non è così scontata…

L’estate è quel periodo dell’anno in cui ci si può concedere il relax di sdraiarsi in spiaggia, sulla poltrona di casa propria o in qualsiasi altro posto per leggere un libro un po’ più impegnativo del solito. Perciò, se sei un lettore con una esperienza al quanto discreta sulle spalle, devi leggere uno dei capisaldi della Letteratura moderna. Un libro che ha ispirato e continua ad ispirare tante storie, ma che soprattutto è capace di cambiare un individuo. Stiamo parlando de I fratelli Karamazov, capolavoro di Fedor Dostoevskij, scrittore russo prolifico, vissuto nella seconda metà dell’800. Il romanzo fu pubblicato a puntate su Il messaggero russo dal gennaio 1879 al novembre 1880, lo scrittore morì meno di quattro mesi dopo la sua pubblicazione.

Il padre contro i figli

I fratelli Karamazov di Dostoevskij si configura quindi come la punta di diamante di una intera vita. È la storia di una qualsiasi famiglia della provincia russa postnapoleonica, contrassegnata dall’acerrimo contrasto tra la figura del padre, Fëdor, tirannico libertino, e i suoi quattro figli: Alesa, giovane molto attaccato alla religione e allo starec Zosima, grazie al quale diventa un profondo conoscitore dell’animo umano; Dmitrij, un tenentino impulsivo, oscillante tra slanci di generosità e bassezze crudeli; Ivan, raffinato cultore dell’ateismo, e Smerdjakov, figlio epilettico e illegittimo e perciò condannato ai lavori più umili in casa.

Scontri dialettici

La grandezza del romanzo di Dostoevskij sta nei vari e diversi dialoghi tra i personaggi in cui si dipanano pagine e pagine di scontri dialettici. Particolari, al riguardo, quelli tra Alesa e Ivan, e quindi tra fervente religioso e ateo, che vede il suo culmine nella novella del grande inquisitore. Sono quattro diverse personalità quelle dei fratelli Karamazov, ognuna accomunata da slanci emotivi, decisioni indubbie e angosciose, ma soprattutto accomunate da un insito, seppur talvolta velato, odio per il padre. Questo odio ha per tetto “il possesso”, cuori comandati dal dio denaro dunque, capaci di imprese eroiche ma pieni di contraddizioni.

Il riflesso del cuore degli uomini

I fratelli Karamazov è il riflesso del cuore degli uomini, nonché il campo di battaglia del bene e del male, dove a vincere non è nessuno dei due, bensì l’inesorabile e ineluttabile legge dell’Amore che spinge inconsapevolmente da una parte o dall’altra. Amore e Odio, contrastati dall’orgoglio e dalle credenze, a cosa porteranno? Fino a dove si può rinnegare un padre? E se quest’ultimo commettesse un atto così spregevole nei vostri riguardi lo si potrebbe anche lasciar morire? La risposta non è così scontata…

Un pensiero su “Quei fratelli di Dostoevskij, cuori oscuri per far chiarezza

  1. Vincenzo di paolo dice:

    La vostra iniziativa e’ degna di ammirazione, considerato la grande disaffezione della lettura dei libri di autori che insegnano il vivere, con tutti i suoi risvolti, e’ una lotta impari contro chi vuole l’essere umano ignorante, per poterlo sfruttare. La lettura va seminata nelle elementari, coltivata tutti i giorni nelle medie e superiori e i frutti verranno da soli. La classe insegnante italiana, e’vecchia, impreparata, ignorante e conservatrice. Anche molto razzista e classista, perche’ temono che una scuola rivoluzionaria mette in pericolo i propri privilegi da tramandare con il nepotismo diffuso. Chiedo scusa agli insegnanti che lottano contro questo sistema. Io ho avuto insegnanti stupendi, che quando vedevano e sentivano le nostre idee rivoluzionarie, si commuovevano, credendo non vani i loro insegnamenti.

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