Fidatevi, ecco i libri da leggere sotto l’ombrellone

Super classici e novità. Non solo romanzi, tutti titoli stimolanti. Proposte di lettura che ci piace fare per questo agosto che concluderà l’estate. Ecco i libri che le firme di LuciaLibri suggeriscono

“Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay” di Michael Chabon (Bur)

Sarà un’estate da ricordare se leggerete questo romanzo totale sul sogno americano, affresco in cui convergono Grande Depressione, nazismo, Shoah, guerra, vita e morte. I protagonisti, Sam Clayman e Joseph Kavalier, tutti e due ebrei, scrivono e disegnano fumetti. Il loro cavallo di battaglia si chiama L’Escapista… (Arturo Bollino)

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“Isolitudini” di Massimo Onofri (La Nave di Teseo)

Un portolano, un atlante per orientarsi in mezzo alle isole. Isole di carta però: letterarie, immaginarie, sognanti. È tutto questo e mille altre pagine, scorci, parole e paesaggi intrisi di letteratura e vita il libro di Massimo Onofri: perfetto per un’estate di viaggi intorno al mondo. (Alessandra Chiappori)

Isolitudini

“Marcovaldo” di Italo Calvino (Mondadori)

Quando arriverete alla fine, quasi senza accorgervene, vi troverete catapultati, senza troppi sensazionalismi ma con estrema lucidità, dentro un mondo di considerazioni che, sebbene possano far male, sarebbe necessario maturare e far maturare per essere, oggi più che mai, cittadini consapevoli e uomini (perché no?!?) un po’ più liberi. (l’articolo completo qui) (Vera Chiavetta)

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“Pedro Páramo” di Juan Rulfo (Einaudi)

Lo stupefacente Juan Rulfo ha scritto pochissimo, fra cui questo racconto perfetto. La caducità di tutto, anche di un uomo potente, prepotente e predatore come Pedro Páramo, sta al centro di questo libro di voci, fantasmi ed echi, ambientato a Comala, spettrale paesino, in cui arriva Juan Preciado che, dopo la morte della madre, cerca il padre, Pedro Páramo. (Giosuè Colomba)

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“Nel nome della croce” di Catherine Nixey (Bollati Boringhieri)

Un resoconto storico coraggioso e per certi versi provocatorio, che narra di come “prima di preservare, la Chiesa aveva distrutto” gran parte del sapere classico: un trionfo di crudeltà, violenze e fanatismo. (Giovanni Di Marco)

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“Lux” di Eleonora Marangoni (Neri Pozza)

Se è vero che «amiamo sempre qualcosa perché ci ricorda qualcos’altro» non potremo sorvolare su un esordio che, con la sua topografia appena accennata, una galleria di personaggi stranamente assortiti e i giochi di rispondenze che intesse tra le cose di tutti i giorni e la maniera luminosa di descriverle, ci trasporta in un realismo magico di marqueziana memoria. (Teodora Dominici)

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“Il Mediterraneo in barca” di Georges Simenon (Adelphi)

Il Mediterraneo è… e lo scrittore resta con la penna a mezz’aria. Difficile definire il mare nostrum che bagna il vecchio continente anche se la penna è quella di Georges Simenon, in questo reportage del 1934. La risposta di cosa sia il mare leggendo di questo viaggio: una linea spezzata sulla carta nautica da Marsiglia al Pireo passando per Messina, da Smirne a Beirut fino a porto Said da Malta alla Sardegna fino a Tunisi, Tangeri e Barcellona. (Antonio Giordano)

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“Rossa” di Chiara Rapaccini (La Nave di Teseo)

In un mondo futuristico e distopico vive Rossa, la Piccola 14enne abbandonata nel bosco dai genitori e costretta a fuggire dalle grinfie dei Vecchi che vogliono nutrirsi del suo sangue. In un mondo gerontocratico e lobbista, il caos generato dal conflitto generazionale è raccontato chirurgicamente dalla penna visionaria della Rapaccini che, con grande libertà creativa, attinge a piene mani alle favole di Andersen e dei fratelli Grimm,(per avvicinarsi a quelle spietate di Basile), le  rielabora e, in qualche modo, le frantuma. Un favola nera stesa su 49 capitoli di lucida visionarietà, un manifesto politico. Un romanzo da leggere. (Margherita Ingoglia)

Rossa

“La morte della Pizia” di Friedrich Dürrenmatt (Adelphi)

«Quanto più sistematicamente agiscono gli uomini, tanto più efficacemente il caso può colpirli». Tiresia con i suoi calcoli razionali nulla può contro l’ormai vecchia, inacidita ed evanescente Pizia, che vaticina contro Edipo con lo stesso fastidio con cui si scaccia una zanzara molesta. Suo malgrado innescherà conseguenze terribili. Caustico Dürrenmatt. (Maria Grazia La Malfa)

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“Storie del ghetto di Budapest” di Giorgio e Nicola Pressburger (Marsilio)

La scomparsa di Giorgio Pressburger, quasi due anni fa, è stata la perdita incolmabile di un protagonista della cultura italiana e non solo. In questo volume appena riedito si ritrovano i suoi primi libri, scritti col gemello Nicola, morto prematuramente. Rileggere Le storie dell’Ottavo Distretto e L’elefante verde (per entrambi primo editore Marietti, secondo Einaudi) significa immergersi nel solco della grande letteratura ebraica europea, tra rabbini e commercianti, commedia e tragedia. (Giovanni Leti)

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“Il cantico dei cantici” di Sholem Aleykhem (Adelphi)

Un amore tra ragazzi, la suggestione del libro biblico di re Salomone, il microcosmo di uno shtetl, dove lei, Buzi, resta, e che lui, Shimek, lascia. Tornerà quando è forse tardi, lei è fidanzata. Il finale è inaspettato, da campione della letteratura yiddish. (Salvatore Lo Iacono)

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“Noi, i vivi” di Olivier Bleys (Clichy)

Il viaggio lontano dalla quotidianità dell’elicotterista Jonas, al confine tra Cile e Argentina, si trasforma in una grande lezione sull’attaccamento a una vita che si rifiuta di seguire la corrente del fiume. (Paola Lorenzini)

Bleys

“Il cielo in due” di Alessio Arena (Ex Libris)

La silloge è coinvolgente e interessante sia per la dualità spesso ossimorica che caratterizza i contenuti, sia per lo stile metaforico-espressivo che si avvale di figure retoriche di vario tipo attraverso le quali, in confluenza con il ritmo, il poeta dà espressione anche fonica alla sua sensibilità, alle sue emozioni e al suo pensiero. (Francesca Luzzio)

Arena

“Le parrocchie di Regalpetra” di Leonardo Sciascia (Adelphi)

C’è un libro, fra quelli di Leonardo Sciascia (morto 30 anni fa), fra i meno letti. Ma forse è quello a cui ruotano attorno tutti gli altri. Lo pubblicò, nel 1957, l’editore Laterza, di Bari. Racconta la storia di un piccolo paese, Racalmuto, attraverso le sue chenche: dei preti, dei politici, dei poveri zolfatari e salinari, del circolo dei galantuomini. Con una scrittura già raffinatissima e densa, ironica e con una pietas che non cede mai al lacrimismo. Il giovane maestro di scuola elementare pensò per titolo Il sale sulla piaga. E la piaga, manco a dirsi, era (e purtroppo è) il paesino che diventava specchio e metafora della Sicilia, dell’Italia: sotto il fascismo, nel dopoguerra, con la democrazia. Vito Laterza propose invece Le parrocchie di Regalpetra. Nacque così un luogo immaginario (come Macondo di Marquez, Yoknapatawpha di Faulkner, Holt di Haruf…) che è come un mondo a parte. Ma non troppo. (Giancarlo Macaluso)

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“Nuovo dizionario affettivo della lingua italiana” di AA. VV. (Fandango)

Ogni parola che pronunciamo porta con sé una storia. E ognuno di noi conserva con le parole che pronuncia una cronaca intima, un ricordo che affiora appena le sentiamo dire. Pensate a un dizionario che raccolga queste memorie di amori lessicali raccontate da autori come Camilleri, Bajani, Magrelli. Poi sorridete, perché questo dizionario esiste davvero. (Marco Marino)

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“I tredici passi” di Mo Yan (Einaudi)

Trent’anni dopo la sua pubblicazione originale, è adesso disponibile in traduzione italiana I tredici passi del premio Nobel per la Letteratura Mo Yan. Il romanzo, surreale e ironico nella migliore tradizione dello scrittore cinese, narra della “resurrezione” del professor Fang Fugui e delle sue paradossali conseguenze. (Gerardo Marrone)

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“Palpiti di vita” di Walter Di Chiara (Albatros)

Una silloge poetica che è riflessione filosofica e civile, un tutt’uno di mente e cuore. La Poesia si fa danza e canto di dolore, gioia, amore e bellezza, tout court! (Mirella Mascellino)

palpiti

“Come muoversi tra la folla” di Camille Bordas (Sem)

Porterete con voi in vacanza, se seguirete il mio consiglio, una famiglia interessante, arguta, sicuramente sui generis, le cui vicende, narrate da Isidore, vi terranno ottima compagnia. Sono certa che il piccolo di casa, ribattezzato da tutti Dory, con la sua simpatia e la sua umanità rimarrà nei vostri cuori. Buona lettura! (Antonietta Molvetti)

come

“Serotonina” di Michel Houllebecq (La Nave di Teseo)

La storia del protagonista si misura in maniera paranoica con le sue relazioni sentimentali. Nella scrittura potente, ironica e dispersiva, fluttua latente una domanda: è la depressione a far paura o è la vita? (Alessandro Orofino)

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“Ninuzza” di Camille Guillon-Verne (Kalós)

Da leggere subito, prima che finisca l’estate. Il racconto di un amore che nasce e sopravvive durante il secondo conflitto mondiale. Un amore reale, puro, che cresce per corrispondenza negli anni della guerra. Nei due protagonisti vi ritroverete con la vostra forza, con la vostra passione, con i vostri desideri e speranze. Un romanzo che fa piangere, gioire, riflettere. La scrittura di Camille è delicata e immediata. (Lucia Porracciolo)

Ninuzza

“Ecologia della parola” di Massimo Angelini (Pentàgora)

Libro  scritto davvero bene: un accurato ed interessantissimo percorso etimologico, alla ricerca di quei significati che riempiono le nostre parole più usate (e magari abusate). Una ricerca sul senso dell’origine, ma attraverso la linguistica. Un libro che potrebbe essere un saggio ma anche una preziosa e laica guida ad una spiritualità quotidiana nell’uso conscio della parola. Si legge che è una meraviglia. Capitoli brevi e tematicamente ordinati. (Nuccio Puglisi)

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“L’Isola di Arturo” di Elsa Morante (Einaudi)

Lo consiglio perché evoca il mare e l’isola di Procida, tutto il mondo del protagonista Arturo che trascorre il tempo leggendo storie sui condottieri e studiando l’ atlante per progettare i suoi viaggi futuri. Un romanzo di formazione sul profondo legame tra padre e figli, la voglia di scoprire nuovi confini e la vita su una piccola isola immersa nel mare. (Arcangela Saverino)

 

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La trilogia di Nino Savarese (Il Palindromo)

Savarese, Savarese ed ancora Savarese: sia che siate al mare, sotto l’ombrellone (ma chi lo usa più?) o in campagna, all’ombra di un regale carrubo secolare, il rondista ennese vi aiuterà ad astrarvi da tutto quello che vi circonda e vi parlerà di quel luogo (Rossomanno) di quella piazza (I fatti di Petra) o di quel leader battiloro (Il capo popolo) come pochi sanno fare. Alla fine vi chiederete a chi diavolo è venuto in mente di considerarlo un minore. (Camillo Scaduto)

“Il Selvaggio” di Guillermo Arriaga (Bompiani)

I legami arricchiscono, ma catturano l’anima in vortici difficili da recidere. La violenza può essere soggiogata solo da un sentimento altrettanto potente come l’amore. 751 intense pagine che vi scoprirete a centellinare, per non terminarlo troppo presto. Meraviglioso. (Elvira Spuntarelli)

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“Il sacrificio del fuoco” di Albrecht Goes (Giuntina)

«… questa storia per quanto possa essere tremenda, nel suo angolo di vita più profondo cela amore, quell’amore che tiene vivo il mondo…». Misura fulminante, appena cinquanta pagine, per una storia sull’indicibile, sulla Shoah, ma senza lager. Si racconta un tentato atto d’amore, per provare a espiare le colpe collettive… (Micol Treves)

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“I fratelli Karamazov” di Fedor Dostoevskij (Feltrinelli)

I fratelli Karamazov è il riflesso del cuore degli uomini, nonché il campo di battaglia del bene e del male, dove a vincere non è nessuno dei due, bensì l’inesorabile e ineluttabile legge dell’Amore che spinge inconsapevolmente da una parte o dall’altra. (l’articolo completo qui) (Filippo Triolo)

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“Il contrario della nostalgia” di Sarah Taylor (Minimum Fax)

A bordo di un’auto guidata da sua madre, un’adolescente lascia la propria casa senza preavviso. Una mappa degli Stati Uniti aperta sulle gambe, la porterà attraverso il Paese. Ogni tappa corrisponde ad un conto aperto che sua madre ha intenzione di saldare. Vecchi dolori, interrogativi destinati a diventare incubi, paure inconsolabili e nuove speranze. Sarà un viaggio in cui la parola ritornare alle volte non sarà sinonimo di dimenticare. È il ritratto di un’adolescente alle prese con una madre forse sopra le righe, confusa e determinata allo stesso tempo che avrà, con il suo viaggio, la capacità di condurla direttamente dentro se stessa. Pronta a intraprendere il proprio cammino, che brucia come una ferita che stenta a rimarginarsi, sentirà con forza tutto il contrario della nostalgia. (Paola Zoppi)

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