Dai Sijie, bellezza e libertà passano dalla lettura

“Balzac e la Piccola Sarta cinese” di Dai Sijie è una storia delicata e leggera, arricchita da personaggi memorabili ed estremamente autentici. Due studenti, spediti in un villaggio montano per la “rieducazione” ordinata da Mao riescono (anche con ironia) a non farsi sopraffare. Merito dei libri e di una ragazza…

Ci sono storie che andrebbero raccontate la sera, davanti alle fiamme di un vecchio camino, possibilmente narrate dalla voce rauca di un cantore ammaliante. Balzac e la Piccola Sarta cinese (176 pagine, 11 euro) è una di queste. Edito da Adelphi (in Italia è stato pubblicato nel 2004), l’autore di questo breve romanzo è Dai Sijie, scrittore e regista cinese trasferitosi in Francia, che come i due protagonisti del suo racconto, da giovanissimo è stato spedito nel Sichuan, perché venisse “rieducato”. Facile pensare che la vicenda narrata abbia più di qualcosa di autobiografico.

La rieducazione maoista

La storia, quella reale, è nota: dopo la rivoluzione culturale, Mao avvia un piano di rieducazione molto duro che prevede la chiusura delle università e l’impiego degli studenti nelle campagne. Per anni la classe borghese subisce le peggiori angherie. E la sorte toccata a Dai Sijie, in quanto studente figlio di un medico, è la stessa toccata a milioni di ragazzi cinesi costretti a lasciare le loro città, le loro famiglie, gli amici e la scuola, per essere “rieducati” in chiave maoista, da contadini e operai rivoluzionari, a cui spettava l’ingrato compito di vigilare sui nemici della rivoluzione e all’occorrenza punirli severamente. «Clemenza con chi confessa, severità con chi resiste» era uno degli slogan più in voga di allora tra i seguaci di Mao. Un modo crudele e disumano di annichilire le ambizioni dei singoli e uccidere la libertà di pensiero. E badate che per passare per nemici della rivoluzione e del popolo cinese, non ci si affidava certo a un giusto processo. Per finire nei guai, era sufficiente che un vicino di casa denunciasse una frase equivoca o essere beccati nella lettura di un classico occidentale.

La ragazza più desiderata

Che poi è quello per cui rischiano il proprio futuro i giovani protagonisti del romanzo di Dai Sijie, due liceali spediti in un villaggio montanaro, presso la montagna della Fenice del Cielo (nome assai evocativo), un luogo tanto incantato quanto arretrato, dove anche una piccola sveglia col galletto sul quadrante intento a beccare sempre lo stesso chicco per scandire il passare dei secondi, rapisce in maniera ossessiva l’attenzione degli abitanti del posto. I due giovani lavoreranno nei campi con il vomere trainato da un bufalo, dentro alle miniere, trasportando ceste piene di concime puzzolente, ma ben presto inizieranno a frequentare una piccola sarta, bella e sensuale, la ragazza più desiderata dell’intero distretto. E assieme a lei verranno in possesso di una valigia piena di libri proibiti. Da quel momento, i tre giovani correranno rischi enormi pur di dedicarsi alla lettura di Balzac, Flaubert o Dumas, e attraverso quelle letture alimenteranno i sogni di libertà, la voglia di assaporare il piacere e la bellezza.

Tra il fiabesco e il farsesco

In un contesto dominato da una natura selvaggia e lussureggiante, Dai Sijie ha tratteggiato una storia delicata e leggera, arricchita da personaggi memorabili ed estremamente autentici. Le vicende rocambolesche che vedono protagonisti i tre ragazzi, ballano sempre tra fiabesco e il farsesco. Le trovate narrative dell’autore sono esilaranti, come quando per salvare il proprio violino, uno dei due studenti intona davanti all’ottuso capo del villaggio una sonata a cui dà il titolo di Mozart pensa al presidente Mao. Non si può non ridere di tutto ciò che capita, giorno dopo giorno, ai protagonisti del romanzo. Anche quando incombe il dramma. La vicenda politica è sempre presente, ma resta perennemente sullo sfondo. Dai Sijie, con grazia e abilità, non lascia mai che i suoi protagonisti ne vengano sopraffatti. A vincere saranno la bellezza, la curiosità e la voglia di vivere, di evadere, di trovare la propria strada.

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