Pomella e quella precaria riappacificazione col padre

Ne “I colpevoli”, come nel precedente “L’uomo che trema”, Andrea Pomella mette in primo piano la propria storia personale, stavolta quella del rapporto col padre, che ha scelto di farsi una famiglia, restando lontano dal figlio per trentasette anni. Un libro denso e crudo

Dopo L’uomo che trema, Andrea Pomella torna con I colpevoli (216 pagine, 18,50 euro), edito come il precedente libro dalla casa editrice Einaudi. Un rientro in grande stile per Pomella, di nuovo con la storia personale dell’autore in primo piano, questa volta riesaminata alla luce del rapporto con il padre. Trentasette anni li hanno separati, un bambino e il proprio genitore, quest’ultimo “reo” di aver abbandonato la propria famiglia per farsene un’altra, più lontana, più distante. Un gesto inspiegabile agli occhi del figlio che decide di non volerlo vedere più, affrontando una vita che non lesinerà paure, fragilità e financo la depressione.

Un incontro tardivo ma necessario

Non è un atto d’accusa verso il padre, sebbene in alcune pagine il giudizio nei suoi confronti si faccia severo. È piuttosto la descrizione di una riappacificazione goffa, timida, precaria sulla quale avviare un nuovo inizio. Dove ogni parola è misurata, dove ogni gesto cerca una legittimazione. È la storia di un incontro tardivo, eppure necessario, di un tempo in cui le colpe si concedono alle espiazioni. Pomella verga un libro denso e crudo nel contempo, cercando un senso ed un significato ad una vicenda dolorosa che rinasce sulle ceneri di se stessa.

Rielaborare la vita

Il tradimento, presente tanto nel padre quanto nel figlio, è il concetto sul quale maggiormente ci si sofferma: il fine non è quello di additare responsabilità – che pure ci sono – quanto piuttosto di rielaborare la propria esistenza riconoscendo come l’abbandono possa tramutarsi in ritorno, come ogni nuova relazione sia in grado di generarsi da una colpa.

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