L’immotivata tristezza dei giovani, Turgenev ci parla adesso

Con tutte le proporzioni e distinzioni del caso il nichilista Bazarov, protagonista indiscusso di “Padri e figli” di Ivan S. Turgenev, rappresenta un “tipo umano” di oltre centocinquanta anni fa ma che ancora ci parla e ci interroga. Un classico con un caleidoscopio di personaggi e storie, fra scene indimenticabili

Che belli i nichilisti russi!!! Al giorno d’oggi, con il linguaggio mutuato dall’ attualità che ci fagocita e fa decadere l’argomentazione a mero slogan li potremmo accostare ai “rottamatori” o ai cosiddetti populisti, quando in realtà l’uso odierno di questo termine non possa nemmeno lontanamente essere accostato a quei giovani dell’intellighencija russa di un secolo e mezzo fa.

Il nichilismo troppo spesso frainteso

Aldilà delle dovute proporzioni date dal contesto storico incommensurabile, Bazarov il protagonista indiscusso di Padri e figli di Ivan S. Turgenev, questo capolavoro senza tempo e incarnazione di quel nichilismo, troppo spesso frainteso, fatta la tara al suo cinismo e al suo sardonico disincanto, rappresenta un “tipo umano”, certo di oltre centocinquanta anni fa ma che ancora ci parla e ci interroga.

E allora perché ci parla ancora un romanzo come questo di Turgenev? Banalmente con la forza di un classico. Certo, la scrittura, i dialoghi, la pletora di personaggi come tutti gli affollatissimi romanzi russi dove ricordarsi i nomi dei protagonisti è già in sé un’impresa. Un caleidoscopio di personaggi dai quali basterebbe musicalmente lasciarsi trascinare senza domandarsi delle istanze di cui si fanno portatori: i padri e i figli, schematicamente i “rottamati” e i “rottamatori” (esistono termini peggiori associati a esseri umani?) e la figura di Bazarov che naturalmente svetta su tutte le altre:

Considerava un dovere nascondere i suoi sentimenti, non per niente era un nichilista

La saga e l’amore

Quando in fondo più che un nichilista Bazarov incarna vizi pregi e difetti dei giovani (tutti conservatori), un giovane della nobiltà russa che faceva esperimenti con le rane, è uno scienziato.
C’è il romanzo “classico” che è anche la saga di una famiglia, i Kirsanov, lo spiritualismo russo contrapposto al materialismo tecnico europeo, la diversità russa, c’è l’amore che lo pervade o la sua ricerca che aleggia ovunque, molti vi girano intorno ma non lo trovano, alcuni invece lo trovano, Arkadij con Katja, Pavel Petrovic con Fenecka, altri lo sognano soltanto, ad altri è sfuggito (Bazarov) ed è quasi taciuto, con pudore, con la maestria  che può dare solo un grande narratore, perché dicendola con il protagonista-autore stesso:

e poi davvero un uomo può sempre dire ad alta voce quello che avviene dentro di lui?

Quel nuovo mondo che avanza

Ci sono scene indimenticabili come quella del duello, ma appunto ci sono i personaggi che fuggono da qualsiasi considerazione ideologica e semplicemente assumono il comando del racconto, anche quelli minori, tutti indimenticabili: la principessina, figura bellissima di anziana matriarca avvizzita a cui tutti mostrano una certa qual forma di devozione, la Kuksina, studiosa di scienze naturali, incarnazione di quel positivismo così lontano dal tradizionale spiritualismo russo e emblema del nuovo mondo che avanza al quale l’aristocrazia russa guarda con diffidenza, sospetto e orrore, questo che è poi il vero territorio di scontro generazionale e ideologico fra i padri e i figli, altre figure indimenticabili come quell’Arina Vlasevna, prototipo di  donna di campagna superstiziosa che credeva che un fungo smettesse di crescere se un occhio umano lo guardava o che non mangiava cocomeri perché ricordavano la testa di Giovanni Battista, e così via. Forse non serve a niente quindi domandarsi cosa sia questo nichilismo di cui i giovani si fanno profeti, nichilismo che peraltro ha avuto una sua connotazione storica e politica ben precisa nella Russia zarista della seconda metà dell’ottocento, quali siano le sue basi psicologiche e esistenziali:

quella tristezza immotivata che conoscono solo gli uomini molto giovani

Cosa di più attuale in tanti giovani di oggi alle nostre occidentali latitudini, per dire sulla forza dei classici.

Ultima annotazione:Il russologo, nonché pirotecnico e dottissimo scrittore Paolo Nori (l’abbiamo intervistato qui; abbiamo scritto di alcuni suoi libri qui e qui) è traduttore e curatore dell’edizione tascabile Feltrinelli del capolavoro di Turgenev, che si raccomanda, e chissà che anche lui non sia partito per Baden-Baden, come sembrava essere uso dei grandi scrittori russi di due secoli fa e come Nori ci spiega nella divertentissima e irrinunciabile introduzione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *