La favola dark e surreale di Awad sull’approvazione sociale

Ha risvolti surreali e soprannaturali “Bunny”, romanzo della canadese Mona Awad. Dietro i toni oscuri e gotici una commedia nera con tanta satira su università statunitensi, intellettuali e femministe. Protagonista una brillante studentessa che riesce a far parte di un circolo esclusivo, a partecipare a una festa fra bizzarrie ed enigmi

La canadese Mona Awad – che ha alle spalle un apprendistato di vari racconti in prestigiose riviste – mescola generi in modo brillante in questo libro che, tradotto da Chiara Brovelli, inaugura la collana Weird Young di Fandango, destinata dichiaratamente a un pubblico giovane. Bunny (352 pagine, 18,50 euro) è un romanzo oscuro e gotico, dai toni cupi, ma che fa anche ironia e satira (sul mondo accademico statunitense, come anche su femministe, intellettuali e new wave), con una lingua non standard, non convenzionale.

Perché scappavamo sempre, io e la mia immaginazione. Ci tenevamo per mano sul margine della scogliera sul Mare del Nord, salivamo sempre più in alto tra i rami di una sequoia, viaggiavamo su un treno per Parigi, guadavamo il fiume con le labbra blu per cercare di raggiungere l’India a nuoto. Oppure correvamo e basta, cazzo.

Un club riservato

Protagoniste alcune studentesse di un corso universitario di scrittura creativa, che finiscono per diventare… creature mostruose. La voce narrante, Samantha Heather Mackey, pur essendo fra le più brillanti studentesse della Warren University (la statua di una lepre volante è il simbolo), è inizialmente esclusa da questo speciale “circolo” – le cui componenti, ricche, belle, vestite di colori pastello e profumate di zucchero filato, fra loro si chiamano “bunny”, riempiendosi di complimenti e di abbracci – riesce ad avere accesso ai veri e propri riti di questa sorta di club riservato. E la storia prende una piega da commedia nera capace di stordire, con risvolti soprannaturali…

Festa e rituali (anche cruenti)

Tutto si complica quando Samantha (orfana di madre e con un padre di cui non si hanno notizie) non segue i consigli di Ava (amica con gli occhi di colore diverso), cioé di evitare le bunny, partecipa a una loro festa, beve fino a ubriacarsi e racconta storie… Si va avanti fra scene cruente ed enigmi assortiti, rituali oscuri, strizzatine d’occhio a H.P. Lovecraft e continue bizzarrie che fanno del romanzo di Mona Awad un’esperienza fuori dal comune e fuori dagli schemi; a questa favola dark con personaggi eccentrici potrebbero appassionarsi non solo lettori anagraficamente giovani. Il tema di fondo è l’approvazione sociale, il farsi accettare dagli altri. Ed è sviluppato in modo tutt’altro che canonico, piuttosto surreale. Un viaggio che vale la pena di fare.

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