Il destino bestia ingovernabile, torna il Mussolini di Scurati

Il secondo capitolo della trilogia che Antonio Scurati dedica al duce è un’opera titanica dalla scrittura enfatica, luminosa, lirica. Sono pagine, quelle di “M. L’uomo della Provvidenza”, in cui la storia italiana, epica e contraddittoria, ci appare in tutta la sua gloriosa drammaticità.

Anno secondo dell’era fascista. Se M. Il figlio del secolo con cui Antonio Scurati l’anno scorso ha vinto il Premio Strega era un’opera di adamantina bellezza, il suo seguito, M. L’uomo della Provvidenza (656 pagine, 23 euro), pubblicato sempre da Bompiani, bissa il successo con un’opera titanica dalla scrittura enfatica, luminosa, lirica.

Solo al comando

Abbandonato il Mussolini che, manganellata dopo manganellata, marcia dopo marcia, revolverata dopo revolverata conquista il potere, nel secondo capitolo troviamo un Duce oramai maturo, solido, la cui opera di fascistizzazione del Paese si trasforma in un processo irreversibile che schiaccia ogni dissidente, asfalta qualunque idea contraria, punta alla Storia, alla Grandezza, all’Eternità. La politica espansionistica in Tripolitania e Cirenaica, le grandi opere avviate in ogni dove, la sprezzante politica estera ci restituiscono l’immagine di un uomo solo al comando, cupo nella sua solitudine, proteso verso il mito, in una esposizione adorante della sua immagine, quasi fosse un’icona religiosa al quale inginocchiarsi e pregare.

I suoi uomini

Nelle pagine di Scurati, accanto a Benito Mussolini sfilano, ora lenti, ora veloci, gli uomini che, nella scia della sua ascesa, ne hanno alimentato la leggenda: Augusto Turati, vittima del sistema che lui stesso ha contribuito a creare; Arnaldo Mussolini, il fratello amato, l’unica persona di cui il Duce si fida; Rodolfo Graziani, instancabile generale vittorioso tra le sabbie libiche; Margherita Sarfatti, sua amante e protettrice, ridotta poi al rango di persona non gradita. E poi D’Annunzio, perso nelle nebbie dei suoi eccessi; Starace, ottuso cane da guardia; Farinacci, capo degli intransigenti e tanti altri che popolano queste pagine in cui la storia italiana, epica e contraddittoria, lanciata verso il futuro, ma ancora troppo radicata nel passato, ci appare in tutta la sua gloriosa drammaticità, quando si pensava che il mondo sarebbe stato romano, dimenticandosi, invece, che il destino è una bestia ingovernabile.

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