Quella sporcizia umana indigesta tra le pagine di Stuart…

“Storia di Shuggie Bain” di Douglas Stuart è incentrato sul dramma di un ragazzino di Glasgow, tra figure sbandate e reiette, riscatti e fallimenti, promesse e amori infranti. Ci sono momenti di forte emozione, specie nel dolcissimo rapporto fra madre e figlio, ma la storia alla lunga è piatta e monocorde…

Storia di Shuggie Bain (528 pagine, 21 euro) di Douglas Stuart, edito da Mondadori e tradotto da Carlo Prosperi, è un libro angosciante, marcio. Il dramma di un ragazzino scozzese di Glasgow, Shuggie, cresciuto all’ombra di una madre alcolizzata e di un padre che ha abbandonato lui e gli altri due fratelli, è il tema principale di quest’opera che ha raccolto un notevole successo di critica, per quanto io invece la abbia trovata noiosa e tirata troppo per le lunghe.

Una famiglia smembrata

Si ripercorre quasi un decennio di vita, dagli anni 80 ai primi 90, di questi personaggi problematici, poveri, marginalizzati. Una famiglia smembrata dalle disillusioni, dai tradimenti e dai problemi di alcolismo che traumatizzeranno le vite di ciascuno. Intorno a loro una città ostile, ripiegata su se stessa, pullulata da figure sbandate, reiette, pronte ad approfittarsene e a far del male, pur di sopravvivere. Di per sé la trama, che non lesina momenti di forte emozione, soprattutto per quel che riguarda il dolcissimo rapporto tra madre e figlio, è anche commovente nelle sue intenzioni, salvo poi rivelarsi piatta e monocorde.

Protagonisti che non evolvono

Riscatti e fallimenti, promesse e amori infranti, tutto contribuisce a conferire spessore a queste pagine che però tendono a ripetersi le une uguali alle altre, come se l’autore avesse voluto allungare la brodaglia, perdendosi in descrizioni e sotto-storie francamente omissibili. La sporcizia umana che infesta i diversi capitoli alla fine diventa eccessiva e indigesta; analogamente, gli stessi protagonisti sembrano non evolvere mai, cristallizzati dentro comportamenti quasi ferini e autolesionistici. In tutta sincerità mi aspettavo qualcosa di meglio, più coinvolgente e meno afono in alcuni paragrafi.

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