Ciao Battiato, la luce sulla nostra parte assente

Oggi chi ama Franco Battiato si sente solo. In tutte le sue opere ha lasciato frammenti di un insegnamento sconosciuto. All’arte ha dedicato la sua vita. Una vita che va oltre la vita stessa

(In ascolto – L’Animale https://www.youtube.com/watch?v=DBHlXwwDnVU)

Vivere non è difficile, potendo poi rinascere… cambierei molte cose. A partire, probabilmente, dalla morte. Un evento dilaniante, oscuro. Violento. Mai pienamente compreso. Eppure è la morte, la stessa che oggi mi ha privato di Franco Battiato, a rivelarmi la sua luce. Quella di Franco.

Diciamoci la verità, la morte di un artista ha effetti devastanti. Il problema non è l’assenza materiale. La sua fisicità. Ma è quella dimensione spirituale, quella invisibile intesa che si interrompe. Si fermano i flussi creativi ed emozionali, oltre che emotivi. Si blocca il transito. Nulla sembra più scorrere attraverso quei canali. La musica, le immagini, le parole, i silenzi, le pause.

La carezza d’infinito

Franco Battiato ha suonato le corde del nostro cuore e in quelle vibrazioni la carezza d’infinito.

La sua morte scardina il principio di continuità tra esseri affini tra loro. Chi ama Battiato ama qualcosa che va oltre la somma delle sue singole opere. Ed è facile riconoscersi ed essere riconosciuti.

Oggi chi ama Battiato si sente solo. Sganciato dal resto. Fluttuante in quel mare di parole ridondanti e vuote che ricordano e celebrano il maestro Franco Battiato. Il vociare attorno alla sua morte è come una fastidiosa mosca che ci gira intorno. Scuotiamo la testa. Ma non basta.

E a nulla sembra valere quanto in questi anni si è studiato, approfondito e meditato proprio grazie a Franco Battiato. Oggi la percezione umana della separazione dal corpo si scontra con la convinzione divina dell’immortalità dell’anima.

Una profezia nel tempo e col tempo

Nell’arte di Battiato c’è da sempre stato un continuo rimando ad altro. Nelle sue opere c’è una sorta di profezia che prende forma nel tempo. E con il tempo.

Nato a Jonia, l’attuale Riposto, il 23 marzo 1945, Franco Battiato ha costruito una parabola unica nel panorama artistico italiano. Nel film Perduto Amor, prima sua esperienza cinematografica, si respirano appieno quegli anni di formazione. A Milano Battiato arriva per la prima volta nel 1964: faceva il chitarrista di Ombretta Colli in tour. Fu Gaber a proporlo alla casa discografica di Nanni Ricordi. Dopo una lunga gavetta nei locali, Battiato ha inciso il suo primo brano: «E più ti amo» di Alain Barriere, su un 45 giri di plastica allegato alla Nuova Enigmistica.

Gaber gli procura un contratto anche con la casa discografica Jolly. Qui viene inserito nel filone dei cantautori di “protesta” con “La torre” e “Le reazioni”. Passa poi, nel 1968 alla Philips e si cambia ancora: stile romantico “Vento caldo” e “Marciapiede”, Ma c’è poi “È l’amore”.

Si apre così un’altra era. Quella sperimentale. E poi ancora l’era Pop. Ma le etichette non bastano, non servono. Perché Battiato era sempre altro. Sempre oltre. E lo ha dimostrato anche nel cinema: dal suo film d’esordio “Perduto Amor” a “Musikanten”, da “Niente è come sembra” al docufilm “Auguri don Gesualdo”. Così come nella pittura ha dimostrato e mostrato tanto con Süphan Barzani.

Attraversando il bardo è una delle ultime opere di Battiato. Un’opera che ha voluto preparare tutti a quello stato della mente dopo la morte, quando la coscienza è separata dal corpo. Eppure oggi si perde qualcosa. Si perde la continuità.

Niente è come sembra

Battiato è stata la luce sulla nostra parte assente.

Sì, perché chi ama Battiato ha imparato, anche a proprie spese, che niente è come sembra. Franco Battiato ha lasciato nelle sue canzoni, nei suoi film, nei suoi dipinti, nelle sue opere frammenti di un insegnamento sconosciuto.

Di fronte a tante stupide galline che si azzuffano per niente, Battiato ha saputo tracciare una quarta via nell’arte. Ci ha portato Mondi lontanissimi e ha giocato con il mondo della percezione. Al punto da dedicare all’arte la sua vita. Una vita che va oltre la vita stessa.

Perché in fondo, vivere non è difficile potendo poi rinascere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *