Il Sudafrica di Deon Meyer? Plurale, ironico e hard-boiled

Ne “L’ultima caccia”, attraverso la forma del giallo – c’è di mezzo l’omicidio di un uomo gettato dal treno più lussuoso del mondo e ritrovato molto tempo dopo – Deon Meyer ci aiuta a capire il Sudafrica dell’ultimo decennio, interessi e conflitti del dopo-apartheid. Fortunatamente c’è chi resta fedele alle idee di Nelson Mandela

Bordeaux, Francia, e Cape Town, Sudafrica. Agosto 2017. Il buon possente nero 55enne Daniel salva un’austera pittrice dalla violenta banda dei cinque rapinatori del fiume, pur essendo terrorizzato dall’essere scoperto in Francia dopo gli antichi turbolenti trascorsi sudafricani. Il buon afrikaner 47enne Bennie pensa di continuo a un anello per proporre ad Alexa di sposarlo, pur essendo terrorizzato dall’eventuale rifiuto, sicché l’indagine per l’omicidio dell’ex agente della SAPS Johnson Johnson arriva a proposito. La capa della Sezione crimini violenti del Dipartimento per le indagini ad alta priorità, ovvero gli “Hawks” (una trentina), vuole capire dall’affiatata coppia di capitani Hawks bianco Bennie Griessel – nero Vaughn Cupido come e perché l’uomo sia stato ucciso e poi gettato dal treno più lussuoso del mondo, ritrovato molto tempo dopo. Ormai faceva solo sicurezza privata, a bordo doveva tranquillamente assistere un’olandese ultranovantenne, non si capisce proprio cosa sia mai accaduto e in che modo si senta coinvolta anche l’Agenzia di sicurezza nazionale, quei potenti deviati della SSA. Il fatto è che tutto il paese sa dello State capture, del diffuso certificato dubbio che il presidente, metà del parlamento, diversi premier provinciali e dirigenti di aziende pubbliche siano stati corrotti e vengano manovrati come burattini da tre miliardari indiani. A distanza, Daniel Darret viene ricontattato da amici e colleghi sudafricani, non possono più permettersi l’attuale presidente, vogliono che torni in patria e faccia il suo qualificato mestiere di killer, gli ricordano il vero nome, i legami e le lotte comuni, la sua storia e le sue qualità, è l’unico che può salvare il paese, questa volta l’incarico è di eliminare il male alla radice. Bennie gira a vuoto, Daniel resiste, le storie finiranno per intrecciarsi.

Contesti storici meticci

L’eccelso autore sudafricano Deon Meyer (Paarl, 1958), ex consulente BMW, scrive e pubblica in afrikaans (2019), viene tradotto in inglese e (dall’inglese) in italiano, nella versione di Silvia Montis. Magnifico e appropriato il glossario finale de L’ultima caccia (485 pagine, 18 euro) per e/o, con la nuova Costituzione del 1994 (dal presidente Mandela in poi) sono 11 le lingue ufficiali, ormai innumerevoli le contaminazioni nello slang. Il suo “eroe” era stato tutore dell’ordine anche col vecchio regime, ci fa capire molto di un grande paese plurale e dei contesti storici sociali meticci, ironico e divertente, per quanto hard-boiled. Bennie Nikita Benna Griessel ha ormai 47 anni, continua a considerarsi un alcolista anonimo in disintossicazione. Lui è robusto brizzolato rugoso, capelli folti e arruffati, occhi slavi e luminosi, divorziato bassista dilettante, altruista e depresso; vive con la splendida compagna, la bionda e sensuale manager musicale Alexa Xandra Barnard (più grande e affettuosa, sobria da quasi altrettanti giorni).

Terza persona binaria

Attraverso il consueto espediente cronologico (ogni storia a pochi mesi dell’altra per i personaggi, ma trascorrono anni sia fra i romanzi che nel contesto istituzionale) in quest’ultimo bel volume l’autore usa una terza persona binaria, presentandosi fin all’inizio con un secondo protagonista dotato di autonomo filo narrativo che corre lungo tutta la narrazione, a capitoli o parti alternate: da anni Daniel Darret vive isolato da tutto e tutti, solo con una gatta; lavora come assistente di un ombroso ottimo restauratore di mobili, pialla e affina, gli piace; non ha amici, la gente sa poco di lui, gira in moto nel poco tempo libero. Deon Meyer ci racconta l’ex presidente Zuma con competenza e acume, senza mai citarlo; e ci aiuta a capire il Sudafrica dell’ultimo decennio, interessi e conflitti del dopo-apartheid, la ferocia di certa politica pure nelle democrazie. Fortunatamente c’è chi resta fedele ai lasciti di Nelson Mandela. Innumerevoli gli spunti culturali interessanti. Tanto Borgogna e appassionato blues.

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