La morte del padre, Giulio Perrone strozza cuore e ragione

Un racconto mai banale, forse crudo, sicuramente commovente. È l’autobiografico “America non torna più” di Giulio Perrone, che racconta la storia di un padre malato terminale e di un figlio e del loro rapporto destinato a trasformarsi…

Un libro doloroso, senza essere sboccatamente strappalacrime. Questo è il merito di Giulio Perrone, qui nella veste di autore del libro America non torna più (180 pagine, 17 euro), edito da Harper Collins. La toccante storia di un padre malato terminale e di suo figlio, entrambi alle prese con un rapporto destinato a cambiare, a trasformarsi, senza perdere di intensità affettiva, è la spina dorsale di questo romanzo autobiografico.

Goliardie giovanili e ultimi giorni

Stralci di vita passata del padre, fotogrammi di goliardie giovanili, fanno da contraltare agli ultimi giorni della sua vita, segnati dalla inconsapevolezza della malattie e dalla difficoltà di Giulio, il figlio, ad accettare quanto sta avvenendo. La sofferenza per l’imminente dipartita del padre viene raccontata con un tocco elegante, mai vittimistico, mai brutale. Alcune pagine, in particolar modo quelle finali, soffocano il cuore e strozzano la ragione.

Le parole sospese

Rimanere indifferenti è pressoché impossibile, anche perché la poetica narrativa che pervade l’intera opera raggiunge apici di grande pathos, nei quali il senso di spaesamento rispetto a qualcosa di inspiegabile – la morte – costringe il lettore a più di una riflessione. In primis le parole sospese, quelle non dette, i fili appesi lasciati all’interno di un rapporto, quello di un padre e del proprio figlio, non pienamente vissuto, mai veramente risolto. Allora i ricordi, i rimpianti, i sospiri diventano la traccia su cui si appoggia la lettura di un racconto che non è banale, forse crudo, ma sicuramente commovente.

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