Non arrendersi all’insensato, le due “voci” di Balsamo

Un romanzo che ragiona sulla vita e sulla morte da due punti di vista è “La vita estranea” di Mario Balsamo. La scoperta di una grave malattia sovverte tutto nella vita del protagonista, fotografato sia mentre cerca di capire cosa gli sta accadendo che nell’oltretomba, con toni surreali

Se nell’anno del Signore 2022 si pubblicano e si leggono romanzi, probabilmente ha a che fare con il desiderio di non arrendersi all’insondabile violenza dell’insensato, alla morte, per esempio. Regista con il vizio della scrittura, Mario Balsamo riesce, a partire dall’arte della fuga, dal sogno di libertà che vive il protagonista (Leo, celebre escapologo sulle orme di Harry Houdini) a ragionare sulla morte attraverso due punti di vista dello stesso protagonista: Leo in vita, che non crede all’aldilà e quasi nemmeno alla morte, e che prova a capire la malattia e che cosa lo attende, e Leo dall’oltretomba, dove il tema funebre è vissuto decisamente con maggiore leggerezza.

Vita vissuta e ironia

Nel romanzo di Mario Balsamo, La vita estranea (240 pagine, 16,90 euro), pubblicato da Morellini, e lanciato sulla copertina da un blurb di Paolo Di Paolo, è difficile pensare che non ci siano di mezzo anche vicende personale. Sebbene il tono sappia essere anche molto ironico e surreale, specie dal punto di vista dell’aldilà, il dolore fisico e della mente tradisce e mette a nudo la differenza tra un documento e un’invenzione narrativa; c’è del romanzesco, naturalmente, ma la sensazione è che ci sia anche molta vita vissuta. La scoperta di una grave malattia sovverte tutto, certezze e abitudini, il dolore probabilmente non istruisce e non nobilita, ma in qualche modo possiede una sua forza rivelatrice.

Una donna misteriosa che “educa”…

Nell’enigmatica Trieste che fa da sfondo alla vicenda, nella dialettica fra narcisismo e desiderio d’immortalità da una parte, solitudine e angoscia dall’altra, appare anche una figura femminile misteriosa e affascinante, terapeuta, sciamana, virtuosa dell’ipnosi, Irene, in cui Leo si imbatte per caso e che lo aiuterà ad affrontare meglio la fine della propria carriera e l’inizio di un percorso che sembra avere solo lo scontato epilogo della morte; lei lo avvicina al senso di una fine, lo educa alle emozioni nella serenità, perché non si faccia ghermire dallo sconforto. Con una scrittura definita e nitida, Mario Balsamo regala un racconto brillante e originale, spiega una metamorfosi e ragiona in modo acuto sul senso della vita e della morte.

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