In Colombia crimini o miracoli, il noir politico di Gamboa

Una sparatoria, un testimone oculare scomparso, le indagini di un procuratore, di una giornalista e di una ex guerrigliera delle Farc. In “Sarà lunga la notte” di Santiago Gamboa va in scena una Colombia fragile, messa a dura prova da decenni di guerra civile, in cui un caso di cronaca nera si trasforma in un’indagine sulle chiese evangeliche dal potere sempre più crescente in seno alla società civile e alla politica

Se volete bere un vertiginoso e torrenziale romanzo-romanzo non potete ignorare l’ultimo del colombiano Santiago Gamboa, che ha già un buon numero di titoli all’attivo, ma non ancora apprezzati come si deve in Italia. Avete l’ennesima opportunità, anche pescando a caso fra i suoi libri del passato. Il suo più recente è un noir, non il primo di Gamboa, Sarà lunga la notte (411 pagine, 19 euro), ben tradotto da Raul Schenardi per e/o, ma un noir inteso come lucido meccanismo per comprendere la realtà, come rete di fili narrativi che ha comunque un’anima politica.

Cosa

Violenza, sete di libertà, criticità irrisolte, forse irrisolvibili, azioni rutilanti, sguardo surreale. Sono le principali coordinate di un libro che tiene compagnia, lasciando spazio alla riflessione, che ci racconta luoghi realissimi ma inafferrabili, che riconferma le doti di un autore sempre più avvezzo a mescolare le dosi giuste di quello che serve per tirar fuori un romanzo. Nessuna prosa esangue, nessun passaggio oscuro, una semplicità da grande scrittore.

Chi

Un identikit esauriente di Santiago Gamboa potrebbe dire che è nato nel 1965 – ai tempi del “boom” della letteratura latinoamericana – che è stato reporter da varie zone del mondo e diplomatico, dunque parecchio nomade – prima di dedicarsi interamente alla carriera di romanziere; che in Italia, dove ormai è di casa, l’ha lanciato nel 1998 Luis Sepulveda, autore della prefazione al suo libro Perdere è una questione di metodo, che faceva parte della collana “La frontiera scomparsa” di Guanda; che Guanda non ci ha creduto troppo e da una decina d’anni lo stanno rilanciando con grande cura le edizioni e/o; che era amico di Alvaro Mutis, ma soprattutto del suo più famoso connazionale, Gabriel García Márquez, e anche di Roberto Bolaño, che gli ha lasciato come eredità ideale il concepire sempre progetti ambiziosi e rischiosi; che in più di un’occasione ha confessato di come lavorasse e correggesse senza posa i suoi romanzi, sapendo che Bolaño li avrebbe letti, per non deluderlo, e di continuare a scrivere come se ogni frase dovesse essere letta dall’ormai mitico amico cileno.

Dove

Si ricordi che in questo paese tutto ciò che è strano finisce per diventare un crimine o un miracolo.

Lo sostiene (a pagina 252) il procuratore Edison Javier Justiñamuy dialogando con la giornalista Julieta Lezama. Il paese in questione è la Colombia, naturalmente. Entrambi (anzi in tre, Julieta ha come assistente Johana Triviño, un’ex guerrigliera delle Farc), dopo una segnalazione anonima, sono sulle tracce di un orfano, colui che probabilmente è l’unico testimone oculare di una brutale e misteriosa sparatoria: bossoli e corpi senza vita restati a terra si volatilizzano, l’omertà avvolge l’episodio che per i più, nei dintorni, non si è nemmeno verificato. Ha viaggiato in tutto il mondo, Gamboa, ha ambientato libri un po’ ovunque, luoghi reali ma anche dell’anima (basti pensare alla poco realistica Gerusalemme di Morte di un biografo). Però finisce sempre per tornare alla terra che gli ha dato i natali. In Sarà lunga la notte ritrae principalmente una Colombia remota, ma soprattutto fragile e malmessa, e non potrebbe essere altrimenti dopo decenni di guerre civili che niente e nessuno, in varia misura, hanno risparmiato.

Quando

Le pagine di Santiago Gamboa fotografano la Colombia contemporanea delle chiese cristiane evangeliche (ma un discorso simile potrebbe essere fatto per il Messico o per il Brasile), fenomeno oggi più che mai radicato e in espansione: organizzazioni religiose capaci di influenzare quotidianità società civile e politica, in cui non mancano uomini di fede ma nemmeno capi abili a predicare bene, senza mettere in pratica nulla di quello che sostengono. Se nel presente c’è un pericolo per la democrazia in alcune delle aree più calde del Sud America, è rappresentato proprio da queste chiese e dai loro capi spregiudicati, evocati come capi punti di riferimento, ma individui senza scrupoli, capaci anche di uccidere per Dio o per Mammona.

Perché

Perché leggere Sarà lunga la notte di Santiago Gamboa? Si può godere della complessa ma perfetta architettura (tanti i fili narrativi, oltre a quello principale), della abile definizione delle personalità principali e secondarie, a cominciare dai carismatici e corrotti pastori delle chiese evangeliche. Gamboa ha imparato da alcuni degli scrittori più bravi dell’ultimo mezzo secolo, senza cedere mai alla tentazione dell’emulazione. È perfettamente padrone dei propri mezzi, ma conscio che la stagione del realismo magico si è esaurita. Preferisce non scimmiottare nessuno e tessere una trama emozionante e avvincente, senza dimenticare di urlare il proprio sdegno contro ingiustizie e terrore, contro le diseguaglianze che affliggono la Colombia – paese di orfani, repubblica perversa – ancora oggi che il peggio fatto di paramilitari e narcotrafficanti, forse erroneamente, sembra essere passato.

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