Joyce Lussu, l’impavida e ingegnosa partigiana d’Europa

Torna “Fronti e frontiere”, un classico di Joyce Lussu, intellettuale e combattente per la libertà, contro fascismi e totalitarismi, per tutta la vita. Un diario scritto di getto sugli anni della seconda guerra mondiale, vissuti assieme al marito Emilio: l’organizzazione rocambolesca della Resistenza in vari Paesi, i cambi di identità e nazionalità, le fughe e i successi, fino al ritorno nell’Italia ancora in parte occupata dai nazisti…

Outsider appassionata e controcorrente come non ce ne sono più. La mia generazione – non vi dico quanti anni ho ma si fa presto a fare due calcoli – ha conosciuto Joyce Lussu fra le pagine di un libro di Silvia Ballestra, Joyce L. Una vita contro. E, forse, sempre la mia generazione avrebbe fatto meglio ad approfondire la vicenda umana e le opere di questa scrittrice, partigiana e regina delle lotte all’imperialismo e al colonialismo, piuttosto che leggiucchiare distrattamente Che Guevara e poi finire per votare Berlusconi…

Stratega e falsaria di documenti

In origine grazie a Laterza, nel 1945, poi per i tipi di Mursia e Theoria, uno dei suoi libri più belli e fecondi, Fronti e frontiere (239 pagine, 16 euro), rinasce e torna in libreria grazie alla casa editrice Abbot, con prefazione di Jennifer Guerra. Un recupero meraviglioso e pieno di significato, tanto più adesso che la guerra alle porte dell’Europa non smette di mietere vittime. Documento e testimonianza, volume concepito e scritto di getto, Fronti e frontiere si immerge nel cuore della seconda guerra mondiale e della lotta ai fascismi (senza lesinare critiche all’Occidente che sottovalutò la Germania nazista, sperando che Hitler si concentrasse sul fronte orientale, sulla lotta all’Urss), dall’alba al tramonto dei regimi totalitari. Un racconto che ha lo sguardo e le gambe di Joyce (fuggita giovanissima dall’Italia, formatasi fra Svizzera e Germania, poi vissuta anche in Africa) ed Emilio Lussu, suo secondo marito. Insieme – e Joyce Lussu lo racconta in modo esatto e avvincente – organizzarono, in esilio, la rete della Resistenza, con coscienza, coraggio, cultura, in clandestinità. Un’avventura esaltante, pericolosa, rocambolesca – falsaria di documenti, cambiò innumerevoli identità, nazionalità e alloggi, muovendosi fra Francia, penisola iberica, Inghilterra, tornando in Itala dopo l’armistizio – come tutte le battaglie combattute allora e, successivamente, da Joyce Lussu.

Schivando Ovra e franchisti

Partigiana e intellettuale, attivista e traduttrice, scomparsa nel 1998, Joyce Lussu visse pienamente i propri ideali, dando tutto per aiutare i perseguitati. E, pur non parlando diffusamente delle loro storie, come si era ripromessa, dedica ogni capitolo di Fronti e frontiere a una donna, incrociata o incontrata durante quattro anni di fuga. Protagoniste impavide come lei, coraggiose e solidali, lontane da una visione romantico-patriarcale in cui spesso le imprigionano il mondo e la storia. Libro di azione e riflessione, drammatico ma che non smarrisce in certi frangenti la leggerezza, fra i più famosi di Joyce Lussu, narra il coraggio di un lungo esilio, sempre dalla parte dei più deboli, schivando l’Ovra e la polizia di Vichy, attraversando illesa la Spagna franchista, laureandosi in Portogallo, partecipando a un addestramento che aveva l’obiettivo di essere paracadutati nelle zone di guerra per raggiungere altri partigiani. Infine, come racconta negli ultimi capitoli, protagonista anche nell’Italia divisa e occupata dai nazisti, fra macerie e fame, tra sentieri e posti di blocco. Fino a un rocambolesco finale, catturata dagli alleati e infine salvata dal fratello Max Salvadori, che si si era arruolato nella Special Force dell’esercito inglese, in virtù della doppia nazionalità (era nato a Londra…)

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