Jacopo De Michelis, salvare il padre frugando nella Storia buia

Nel romanzo “La montagna nel lago” di Jacopo De Michelis un giornalista non particolarmente realizzato torna al lago di Iseo, nel borgo dei pescatori da cui era fuggito dodici anni prima. Una decisione presa per scagionare il padre dall’accusa di omicidio – investigando privatamente – che gli permette di fare i conti con il proprio passato. Oltre ai suoi ieri, però, ci sono quelli inquietanti del luogo natio che, durante la repubblica di Salò, era preda di Junio Valerio Borghese e della sua orrenda Decima Mas. A distanza di circa mezzo secolo segreti, inganni e colpi di scena potranno sciogliere i nodi del presente…

Ora che non sta più solo dietro le quinte, e ci avrà preso gusto, speriamo, non è una sorpresa, Quasi tre anni fa, all’inizio del 2022, lo era e lasciò il segno con La stazione (ne abbiamo scritto qui) e, adesso, Jacopo De Michelis, dribblata la tentazione della serialità, non si tira indietro, mantenendo pienamente le aspettative di chi lo aveva già scoperto e apprezzato. Volta pagina, cambia protagonista, scenario, ambientazioni, ma non ambizioni. Stessa casa editrice, Giunti, e un nuovo tumultuoso thriller, in cui la Storia ha un bel peso specifico, con espliciti, innegabili, risvolti sul presente, con un monito chiaro. La montagna nel lago (574 pagine, 19 euro) vi costringerà a stare all’erta, a non abbassare la guardia, a non mollare la presa di una lettura chiara, fresca, ma non dolce, per le cupissime atmosfere. Apprezzatissimo editor di Marsilio, Jacopo De Michelis, ha nel sangue gli snodi narrativi, i ferri del mestiere, la capacità di reggere più piani temporali e i fili di una corposa architettura che non escludono un ritmo deciso, molto più rapido del precedente La stazione. Tutt’altro che manichea la caratterizzazione dei personaggi (alcuni chiaramente in primo piano, altri più ai margini, ma da non sottovalutare, come la “matta” Adua), non ci sono buoni e cattivi così diametralmente opposti, ogni figura ha qualche ombra, qualche macchia…

Luoghi e amici d’infanzia

La scelta del lago di Iseo come proscenio delle varie vicende è felice, non è una quinta di cartapesta e Jacopo De Michelis è abile a farlo scoprire, assieme ai dintorni, a incastrare dati e avvenimenti storici con i tanti pezzi di fantasia di cui ha bisogno un romanzo che si rispetti. C’è più di un cuore di tenebra a Montisola, borgo di pescatori sul lago, che nel presente è il luogo di un delitto, con tanto di sospettato numero uno, e che nel passato, durante la repubblica di Salò, aveva in qualche modo battezzato la Decima Mas, tristemente nota unità flottiglia comandata da Junio Valerio Borghese. Il presente del romanzo è il 1992 (molto meno tecnologico del presente) e si prende ben presto la scena un efferato omicidio, con tanto di torture, di cui è accusato il padre di Pietro Rota, giornalista (frustrato e fallito) che torna frettolosamente a casa, deciso a scagionare Nevio, il genitore, a indagare per conto proprio o, meglio, con l’aiuto di un vigile urbano, Cristiano Bonetti, amico d’infanzia (assieme a Betta, che adesso è sua moglie) con cui nel tempo il rapporto s’era raffreddato; potrebbe anche far pace, Pietro Rota, con il luogo natio, una prigione da cui era fuggito, Pietro Rota, da cui mancava da una dozzina d’anni, potrebbe guardarsi dentro, mettere in ordine pezzi della sua vita fuori posto. La vittima dell’assassinio è il facoltoso ma forse non limpido Emilio Ercoli, sessantanovenne a un passo dal candidarsi come sindaco, vecchio conoscente del pescatore Nevio Rota (che per lui provava un «astio irriducibile»), con cui aveva avuto una discussione la sera prima della morte violenta…

Ben più in alto della letteratura di consumo

Segreti inquietanti, tenebre, colpi di scena, ferite, inganni, capitoli popolati da una varia umanità, un’attenzione irriducibile ai rapporti personali e ai sentimenti, che va oltre la “cornice” del thriller a sprazzi storico, oltre l’indagine – quella ufficiale è affidata al commissario Cortinovis – con cui rintracciare un killer. Sono questi gli “attrezzi” con cui Jacopo De Michelis (qui un articolo scritto per il nostro sito) allestisce una ragnatela che avviluppa il lettore, non dandogli scampo e tregua, non facendogli capire fino alla fine chi è il colpevole dell’omicidio. Anche perché gli improvvisati investigatori, Pietro e Cristiano, finiranno dove non avrebbero mai pensato di finire, a ficcare il naso nella seconda metà del 1944, a sbrogliare nodi, in cui fanno capolino anche una bellissima ragazza ebrea e un ufficiale nazista. La storia che torna, la giustizia da ristabilire, il richiamo al presente, un monito che viene esplicitato nella nota finale dell’autore, anche questi non sono strettamente temi da letteratura di consumo: La montagna nel lago si eleva ben oltre, incalzante ma pieno di idee, dalla scrittura volutamente impeccabile, sobria e lineare a un vorticoso andamento delle emozioni e delle riflessioni. Una conferma, quella di Jacopo De Michelis, che appare netta ed evidente, una bella notizia per chi ama leggere.

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