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Santa Kelly Link, prega per noi miscredenti, ci pentiamo…

Pubblicato il 11 gennaio 202511 gennaio 2025 di Micol Treves
Kelly Link
11
Gen

“The book of love” di Kelly Link è il perfetto biglietto da visita di Mercurio Books, in cui si sposano fantasy e affabulazione pop, paura e comicità, vita e morte, sesso e famiglia, vendetta e amicizia. Il ritorno in vita di alcuni adolescenti in una cittadina della provincia americana innesca vicende bizzarre e rutilanti e, dietro il velo della narrativa di genere, temi senza tempo, dolori e desideri dell’adolescenza e dell’età adulta, oltre all’amore in ogni sua forma e possibilità. Un libro di cui innamorarsi follemente

Non nego di avere vacillato, anzi proprio di aver dubitato, da vera miscredente, anche perché la parola weird applicata alla letteratura troppo spesso divaga in territori che non mi appartengono, che non mi piacciono. Intendiamoci antenati e maestri del weird hanno il mio rispetto e, in certi casi, la mia venerazione, ma eredi, discepoli e nipotini spesso li fanno rivoltare nella tomba. Quindi non mi aveva appassionato, alcuni mesi fa, la notizia della nascita dell’ennesima casa editrice – anche se dietro le quinte ci sono, a vari titolo, eccellenze del settore – orientata al weird, intenzionata a fare dialogare attori (specie i lettori non avvezzi a certi generi) distanti fra loro, spesso anche grazie a scrittori di grande successo all’estero, magari conosciuti anche in Italia. Non sentivo il bisogno, mi dicevo, dell’ennesimo estremo inno alla fluidità dei generi letterari, non volevo fantasy e horror, e magari esoterico, spinti al massimo e oltre il loro recinto, in modalità ampio respiro, e spesso provenienti dalla parte anglosassone del pianeta (anche se nel 2025 arriveranno gli autori italiani). Ora mi rendo conto che erano pensieri abbastanza stupidi, che mai avrei avanzato su Ovidio (titolista, non titolare: “Ma che ce frega ma che ce ‘mporta, Kelly Link è mejo di Ovidio”), mi pento e mi cospargo di cenere da capo a piedi, per i non molti centimetri della mia altezza. Posso scriverlo a ragion veduta, dopo aver letto, su imposizione del titolista di cui sopra e capocomico di questo sito (sia detto, uno che lo trovate a leggere Malamud e, secondo me, non capisce molto di splatter, horror, sci-fi, thriller, romance, fantasy), quello che probabilmente è il perfetto biglietto da visita di Mercurio Books – questo il nome della nuova, ennesima sigla editoriale, con sede a Roma – ovvero un malloppo magnificamente curato dal punto di vista editoriale e tipografico, un romanzo intitolato The book of love (702 pagine, 23 euro), il primo scritto da Kelly Link – che tecnicamente sarebbe una virtuosa di racconti brevi, già in corsa per il Pulitzer – e tradotto dalla formidabile Claudia Durastanti. Quando ho finito di leggerlo, l’incantesimo ha avuto il sopravvento su di me, e una specie di slogan che avevo letto da qualche parte («Mercurio è la soglia che devi attraversare per scoprire qualcosa che non sapevi di desiderare») per me è diventato una sentenza.

Non un messale, ma un balsamo

The book of love – pubblicato alla vigilia del San Valentino del 2024 negli Usa – fa l’effetto che fanno i libri irrinunciabili, ci trascina e ci resta in mente, ci emoziona e ci imprigiona. Non cado nei giochetti dei nomi sciorinati e dei paragoni con libri immensi di qualche secolo fa. Certamente il romanzo di una narratrice nata come Kelly Link ha tutto per essere un classico, precipitato non si sa come (ma quelli di Mercurio Books lo sapranno benissimo) dalle nostre parti. Bisogna afferrarlo e innamorarsene follemente, perdendosi tra le pieghe del racconto principale e delle sue divagazioni, che non sono mai noiose e sono immerse in un universo creato con immaginazione e precisione. Dolore, rabbia e morte, naturalmente, sono facce nascoste dell’amore, e ne fanno esperienza protagonisti e personaggi secondari del libro. In una cittadina del Massachusetts quintessenza della provincia statunitense, Lovesend, una decina d’anni fa, tornano in vita misteriosamente tre adolescenti morti un anno prima in circostanze altrettanto enigmatiche (che nemmeno loro conoscono): Laura, lo stucchevolmente gentile Daniel Knowe e Mo(hammed) Gorch, accompagnati da Bowie, che i tre non sanno chi sia. Gli elementi soprannaturali, naturalmente, si sprecano, a cominciare da Mr Anabin (apparentemente «un insegnante di Musica delle superiori con un gusto imbarazzante in fatto di magliette e un taglio coro tenuto male», ma in realtà uno dei guardiani dell’aldilà) che, per fare in modo che sopravvivano ancora, propone loro un accordo: per salvarsi – ma solo due di loro potranno farlo e restare al mondo, è scritto chiaro e tondo su una lavagna – dovranno “prender confidenza” con la magia e saper usare certi poteri per affrontare una serie di prove. È l’inizio di vicende bizzarre e rutilanti che coinvolgeranno nel tempo e nello spazio non solo i protagonisti, una meravigliosa affabulazione pop che la traduzione di Claudia Durastanti doma con grazia, misurandosi con battute, giochi di parole, e una certa ricchezza lessicale. Tra vendette, maledizioni, inseguimenti, eventi catastrofici ed eventi miracolosi, piccoli e grandi dettagli che fanno la differenza, Kelly Link fa ricorso a un ampio ventaglio di soluzioni che scuotono il lettore e lo inducono a portarsi sempre dietro quello che esteriormente può sembrare un messale, ed è “solo” un balsamo per chi crede ancora che scrittura e lettura possano dare un sapore diverso alla vita.

Quattro allegri ragazzi morti

The book of love di Kelly Link è un insieme di tanti punti di vista che dialogano (di volta in volta i capitoli sono “Il libro di…” uno dei protagonisti o dei loro familiari) e riesce spesso, cosa tutt’altro che agevole, a conciliare, a far coesistere, paura e comicità, per lunghi tratti si dipana come una fiaba corale e generosa, surreale e ironica, pure commovente; Kelly Link prova a non prendersi troppo sul serio ma, squarciando il velo fantasy in cui avvolge tutto, affronta in modo profondo temi senza tempo, dolori e desideri dell’adolescenza e dell’età adulta, sentimenti, sesso, famiglia, morte e, naturalmente, amore in ogni sua forma e possibilità, agognarlo, viverlo, perderlo, rimpiangerlo.

Baciavi la ragazza per cui tua sorella aveva una cotta e allora tua sorella, che non si lasciava mai fregare, baciava il tuo migliore amico.

Non è possibile dire con esattezza se ci sia più musica o più sesso in queste pagine tentacolari, di sicuro i padri non ci fanno una bella figura (non ci sono mai…), ci sono le sorelle Hand (la rediviva e più giovane Laura, «un sonetto di Shakespeare» e la maggiore Susannah che, morta la sorella, le distrugge la chitarra) che si amano e si odiano.

«Per favore», disse Laura a Daniel. «Non posso occuparmi di Susannah adesso».
«Ditemi cosa sta succedendo. Daniel?».
Quando lui non rispose quello stronzo di Mo disse: «Succede che un giorno siamo morti, Susannah. E poi siamo tornati. Tu non te lo ricordi e noi eravamo d’accordo a non dirti nulla, ma ormai è acqua passata. C’è una moneta magica che appartiene a Malo Mogge. Lei pensa che ce l’abbiamo noi, o che l’abbiamo avuta, e la rivuole indietro. E Thomas continua a cercare di uccidere Bowie, ci sono pure loro in questa storia, e Malo Mogge stava per farlo al posto suo…».

Non dovranno solo cercare di salvarsi, i “quattro allegri ragazzi morti” – dalle personalità poliedriche e ben caratterizzate – ma in qualche modo provare a fermare il disastro che rischia di travolgere la piccola comunità in cui sono nati e cresciuti, su cui s’abbatte la potenza di fuoco di forze oscure e di personaggi che hanno centinaia di anni: oltre a numerose, sorprendenti, metamorfosi che riguardano persone e cose, ci sono anche repentine mutazioni climatiche, solo una delle calamità che colpiscono Lovesend… Affrontare i cambiamenti è una di quelle cose difficili come l’amore. Non so se sono riuscita a cavare frasi e concetti adeguati al punto di partenza di questo mio articolo, ma mi piace pensare, immaginare che The book of love di Kelly Link possa contribuire a cambiamenti (di prospettiva), a pentimenti come i miei, o semplicemente a fare sbocciare nuovi lettori (proponetelo ai vostri figli…) o a rinverdirne di vecchi (fatelo leggere ai vostri genitori…), a responsabilizzare (che parolone…) chi sta in mezzo, a ricordare cosa è diventata la lettura nelle nostre vite e dove può portarci, tra le braccia di cose che non sapevamo di desiderare…

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Micol Treves

Nata in Romagna, lavora a Milano ma tutte le volte che può parte per la Sicilia. Ama cinema e tennis e si cruccia di non aver fatto nemmeno una scena da stuntwoman e di non essere arrivata ai trentaduesimi di finale di un torneo Wta. Sua madre, naturalmente, è una fanatica di Giorgio Bassani.

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