Egon Schiele, se la vita è un brivido che vola via…

Non un saggio, ma un’indagine letteraria che si fa romanzo. È “Ego-N Schiele” di Mauro Simonetti sull’uomo e artista Egon Schiele, tra caffè e bordelli, viaggi e visioni, la vira breve e spericolata di un pittore provocatorio, addirittura pornografico per la Mitteleuropa del suo tempo

«Come si fa a non amare la tua pittura? È così pura».
«È sacrale. Infatti chi dice di odiarmi, la guarda, la ammira a tal punto che ne ha paura, come se l’opera potesse giudicarli. È nella natura umana il fatto di guardare, siamo guardoni per natura. Un giorno però, chi dice di odiarmi, non si fermerà più semplicemente a guardare una mia opera, ma la contemplerà con devozione e allora li avrò fregati…»

Non è la prima volta che la vita romanzesca del tormentato Egon Schiele, allievo prediletto di Gustav Klimt, si fa romanzo. Outsider dalla vita breve, artista fra i più amati del ventesimo secolo, ha ispirato innumerevoli volumi, non solo di taglio saggistico, non ancora tutti disponibili in lingua italiana. L’ultimo libro che lo riguarda, un romanzo puro ed efficace nella sua apparente semplicità, è in libreria da pochi mesi, e merita attenzione. L’ha scritto Mauro Simonetti e lo pubblica Affiori, casa gemella delle edizioni Giulio Perrone, dove magari si può rischiare e sperimentare di più. In Ego-N Schiele (111 pagine, 16 euro) si dà conto di come l’amore (in particolare incarnato da Wally) sia sempre stato il motore immobile del pittore e di come l’arte sia investita totalmente, nel suo sguardo e nella sua mente, dal senso del sacro.

Oltraggioso e provocatorio

Il corpo, la mente, l’anima, la personalità vibrante e complessa. La narrazione di Simonetti investe ogni angolo fisico e psichico dell’esistenza breve e spericolata di Egon Schiele, oltraggioso, provocatorio, addirittura pornografico per la Mitteleuropa del suo tempo. Non è una semplice biografia romanzata, ma un’indagine letteraria di grande acume e di fascino conturbante, che dà conto di stati d’animo, che fa sfilare modelle e amici di Egon Schiele, il padre, scomparso prematuramente, e il padrino, lo zio Leopold, che lo aiuta alla morte del genitore, e lo indirizza all’Accademia delle Belle Arti, dove non viene ammesso un certo Adolf Hitler e dove neanche il pittore austriaco riuscirà a trovarsi a proprio agio…

Un lungo, eterno, viaggio

Caffè e bordelli, viaggi e visioni, anche il carcere, un susseguirsi di brividi che volano via, una movimentata vita sentimentale e sessuale. Il romanzo inquadra l’uomo e l’artista lungo tutta la sua carriera, fino alla morte da giovane, nemmeno trentenne. Un’esistenza bruciata in fretta, fra eccessi e sensibilità, purezza e generosità, che Simonetti è abile a concentrare in un numero di pagine relativamente basso, grazie a frasi secche e incisive, a un frequente ricorso ai dialoghi. Il ritmo delle pagine è uno degli elementi che fa la differenza, dalla prima all’ultima pagina, entrambe con Schiele su un treno, la vita come un lungo, eterno, viaggio (che non si è ancora fermato ed è arrivato a noi) di pochi soldi e tanti scandali, di assoluta libertà

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