Con Adam Mansbach torna il Golem, sboccato e battagliero…

Anche nel ventunesimo secolo il “popolo eletto” è in pericolo: sembra dirci questo il romanzo di Adam Mansbach, “Il Golem di Brooklyn”, satira dell’America d’oggi e farsa che fa riflettere. La mitica creatura d’argilla – figura centrale della tradizione ebraica – torna sulla Terra e, tra umorismo e paradossi, medita vendetta contro violenti e intolleranti…

Quattordici anni dopo l’avvio di una mirabolante e fortunata avventura editoriale, Sur abolisce la distinzione tra le due collane, degli autori latinoamericani e degli autori anglofoni, e battezza un unico “contenitore”, collezione Sur, col rilancio di classici conclamati del catalogo e l’innesto di nuove voci, a cominciare da quella di Adam Mansbach, nome già pubblicato da Fazi e Mondadori, in Italia, che adesso però torna con un titolo davvero speciale, spassosissimo sebbene i temi principali siano sostanzialmente… la violenza e l’odio. Il passato si innesta nel presente, la leggenda, anzi una delle leggende più affascinanti di sempre, sposa la realtà odierna.

Un’antica leggenda

La leggenda in questione arriva dalla tradizione ebraica, la mitica figura del Golem è un po’ l’intelligenza artificiale ante-litteram (detta così, sembra un’offesa, perché l’intelligenza artificiale avrà anche risvolti positivi, speriamo ne abbia in ambito medico e scientifico, principalmente, ma dal punto di vista della scrittura e della letteratura è come la corazzata Potëmkin). È Praga il luogo d’origine di questa leggenda: creatura sovrumana, ma senz’anima, d’argilla, creata nel diciassettesimo secolo dal rabbino Judah Loew ben Bezalel, il Golem nasce per difendere la comunità ebraica dai nemici; figura fortemente simbolica, che ha superato i confini del mito ebraico, entrando a pieno titolo nella cultura popolare internazionale. Da Isaac Singer a Michael Chabon, passando per Umberto Eco, a vario titolo il Golem è finito dritto in alcuni loro libri importanti, non necessariamente da protagonista; decisamente altro impatto ha avuto in opere eminentemente costruite attorno al suo mito, come il super classico, gotico ed esoterico, Il Golem di Gustav Meyrink, o il più recente Il genio e il golem di Helen Wecker (ne abbiamo scritto qui), chicca nascosta di Neri Pozza. Ora torna di nuovo protagonista nel romanzo di Adam Mansbach tradotto da Francesco Pacifico, Il Golem di Brooklyn (258 pagine, 18 euro)

Cannabis e argilla

Il volume parte piano, ma poi gradualmente decolla, tra paradossi, situazioni surreali, umorismo. Adam Mansbach vola alto con un libro, satira della società statunitense, farsa che fa riflettere, in cui un Golem reincarnato, che parla di sé in terza persona, riappare sulla Terra e in particolare a New York: lo crea (con una significativa dimenticanza) un insegnante ebreo – poco osservante – di Brooklyn, Len Bronstein, sotto effetto della cannabis, con l’argilla rubata nel laboratorio di educazione artistica. Non solo Len avrà a che fare con il Golem, cercando di contenerne movimenti e reazioni, ma anche Miri (Miriam Apfelbaum), sua nuova di zecca amica, commessa lesbica, rifiutata da una famiglia ebraica ultraortodossa.

«I nazisti hanno ucciso sei milioni di ebrei».
Il Golem si lasciò cadere sul divano, che si spezzò sotto il suo peso. Il Golem non parve farci caso.
«Come?», chiese.
Miri pensò a come rispondere, se parlare delle leggi o dei treni o dei campi o del gas. Alla fine disse una cosa sola.
«Con l’efficenza».
Il Golem si mise la testa tra le mani, poi chiuse le mani a pugno e mostrò i denti.
«Perché nessuno ha fatto il Golem?», chiese.

Ironico e profondo

Come da tradizione il Golem protegge il popolo ebraico. Anche nel ventunesimo secolo, che si rivela sempre più tempo di estremismi e intolleranza. Per esempio questo nuovo Golem, che all’inizio parla solo in yiddish ma imparerà da autodidatta l’inglese, scopre l’organizzazione di una manifestazione d’estrema destra, negazionista e antisemita in Kentucky. E da lì in avanti l’opera di Adam Mansbach – che s’avvale anche di qualche sottotrama – diventerà anche un racconto on the road, che attacca chi perseguita gli ebrei, criticando però anche gli ortodossi, come pure quelli lontani dalla tradizione e dalla cultura d’origine. Divertente e fuori dagli schemi, ma serissimo e profondo, una condanna a chi, contro i violenti, oppone la stessa… moneta.

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