Un ritratto, tra storia e immaginazione, di Émile Coué, l’inventore dell’effetto placebo e delle tecniche di autosuggestione, nel romanzo “La vita migliore” del francese Étienne Kern. Oltre all’humus culturale e al contesto storico-politico, spazio al vissuto del farmacista e pensatore, come a quello dello stesso autore…
Émile Coué nasce a Troyes, in Francia, il 26 febbraio 1857. La famiglia non ha grandi disponibilità economiche e il giovane Émile, che coltiva ambizioni accademiche, si limita a seguire un percorso di studi che gli permette di diventare farmacista. Uomo dall’animo sensibile e aperto all’osservazione della realtà, ben presto si lascia affascinare dalla psicanalisi e si avvicina al pensiero di alcuni specialisti dell’epoca, principalmente il professor Hippoliyte Bernheim e il professor Auguste-Ambroise Liébeault, entrambi medici, il primo docente presso la Facoltà di Medicina di Nantes, il secondo ipnotista.
Dalla provincia al mondo
Il bancone della farmacia gli va stretto: Coué trascorre il suo tempo a ideare tecniche di cura alternative alla medicina e alla farmacopea tradizionale, pur non rinnegando l’efficacia di queste ultime: giunge a elaborare un proprio metodo, fondato sul pensiero positivo declinato sotto forma di frasi motivazionali da ripetere con costanza e disciplina, fino ad introiettarne completamente il significato.
Partito dalla provincia francese, le sue conferenze hanno un’eco mondiale. Il suo libro – un minuscolo pamphlet di circa novanta pagine uscito nel 1921, stampato con pochi mezzi – si diffonde in Francia, in Europa e poi in America e addirittura in India e rende questo anonimo professionista un conferenziere acclamato, citato da letterati, accolto da capi di stato e magnati dell’industria.
La forza salvifica dell’immaginazione
I principi contenuti in Il dominio di se stessi, o l’autosuggestione cosciente troveranno spazio per essere applicati ben oltre la parabola esistenziale del suo autore: lo stesso John Lennon – mente curiosa aperta al misticismo e alle controculture che strizzavano l’occhio all’Oriente – comporrà una canzone dedicata al figlio Sean (Beautiful boy, 1980), pare la preferita di Yoko Ono, che contiene un chiaro richiamo al Metodo Coué e al suo mantra: “Ogni giorno, da ogni punto di vista, vado sempre meglio”.
In La vita migliore (168 pagine, 16 euro, L’orma editore) il francese Étienne Kern, già vincitore in patria del premio Goncourt per l’opera prima con Il sarto volante (L’orma editore 2022), racconta la funambolica vita di Émile Coué, l’inventore dell’effetto placebo e delle tecniche di autosuggestione sviluppate a partire da un approccio ottimistico alla vita. “Un umile insegnante di ottimismo”, così Kern apostrofa Monsieur Coué, instancabile assertore della forza salvifica dell’immaginazione:
L’immaginazione che salva, l’autosuggestione che cura. […] Cos’ha da offrire? Nessun miracolo, a dire il vero. E non lo promette neppure. Lo ripete spesso: nei limiti del ragionevole. Il Metodo non guarisce … È un di più. … Un’autosuggestione ne sostituisce un’altra.
L’autore ci regala un romanzo in parte storico, in parte frutto della sua personale rielaborazione della biografia del protagonista e lo fa con uno stile poetico, impalpabile, incuriosendo fin dalle prime pagine chi si approccia a un personaggio che – ai più – oggi è sconosciuto. L’uso del tempo presente nella prosa è particolarmente appropriato, rende la vicenda suggestiva, aiuta il lettore ad avvicinarsi ai fatti narrati e a comprendere l’humus culturale e il contesto politico e storico – gli anni della Grande Guerra con il loro carico di morte e devastazione – in cui la teoria è maturata.
Kern alterna il racconto del vissuto del farmacista francese ad alcuni episodi personali, alla ricerca non solo delle ragioni che spinsero Coué a curare il prossimo, ma anche di quelle che hanno indotto lo stesso Kern a diventare scrittore:
Scrivere significa smettere di affrontare il presente. È la cecità felice, una gioia che ci si inventa. La vita migliore.
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