È un gioiellino “La fame del Cigno” di Luca Mercadante, si legge di un fiato, febbrilmente, e porta a galla temi complessi e molto contemporanei, dal razzismo al populismo, dal body shaming alla prostituzione
Peccato che i tasti del mio PC siano coperti da una spessa colore di polvere e filamenti robusti di ragnatele. Peccato, soprattutto, che non abbia alcuna voglia di rimettermi a scrivere consigli di lettura. Questo “Cigno” di Luca Mercadante merita. Meriterebbe, cioè, che gli dedicassi un pezzo. Anche di poche battute, ma buttate giù con un ritmo agile, scattante, accattivante, tale da far già presagire la pasta del romanzo, La fame del cigno (411 pagine, 17 euro), pubblicato da Sellerio.
Protagonista di peso
Questo è un gioiellino. Ed è tanto vera ‘sta cosa che, pure se mi fa fatica utilizzare il termine “gioiellino” – tanto abusato dall’essere privato spesso di senso e forza – mi gioco il jolly.
Si legge tutto di un fiato, ma sedimenta e risputa fuori connessioni, come tutti i testi che buttano la pietra nello stagno delle coscienze, delle intelligenze, delle sensibilità per smuoverne le acque.
Cigno, il protagonista è un personaggio di peso. Di considerevole peso, letteralmente. Anzi. Tutt’altro che Cigno, è un anatroccolo gigante che si dimena chiassoso nel territorio (ex palude) tra il Volturno e la costa del Villaggio Coppola. Sulla carta c’è una sola parola che gli è antitetica: agilità.
La metodica di un pugile
Nonostante ciò, Cigno si dà da fare con la metodica di un pugile che sa come sopravvivere alla fine della ripresa. Il suo obiettivo -inconsapevole, naturalmente, che gli è stato imposto dall’ottimo Luca Mercadante – è di portare a galla, ovvero a portata di sinapsi del lettore, temi complessi e di estrema contemporaneità.
Descrizione del lavoro di redazione: ✅
Dinamiche territoriali delle zone bagnate dal Volturno✅
Razzismo✅
Populismo✅
Prostituzione✅
Evoluzione e la transizione da sistemi camorristici nazionali ad altri importati✅.
Body shaming ✅
Una camera dell’eco
Insomma, La fame del cigno è una camera dell’eco nella quale riesco a far risuonare insieme alla voce snella, agile, accattivante (lo ripeto volentieri) di Luca Mercadante impulsi che mi arrivano da altre fonti che parlano di work e workers, di immigrazione, di territori deprivati. Infine, doveroso è il richiamo a Philip Marlowe, perché sebbene Mercadante non sia Chandler, e La fame del Cigno non sia un hard-boiled, mi hanno regalato la medesima soddisfazione di quando febbrilmente passi la notte a divorarne uno.
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