Il male nel mondo che verrà, Fabrizio Ventura colto e rutilante

“L’origine del male. Il mistero di Enoch” del catanese Fabrizio Ventura è un debutto di valore, colmo di riferimenti colti, dal ritmo serrato. A partire da una difficile storia d’amore tra uno statunitense e una brasiliana si dipana uno scoppiettare di pensieri, congetture, dialoghi, riflessioni, storie affascinanti. Ambientato in un futuro prossimo, ma senza perdere di vista i più tragici eventi del passato, il volume è un’acuta riflessione sul bene e sul male

Una fantasia sfrenata – a cominciare da Lucien Davis, un presidente statunitense più a destra di Trump per il prossimo futuro, da un futuro papa, Francesco II, anziano e in precarie condizioni di salute, di lì a poco con un successore, Amedeo I – tanti riferimenti colti, letterari, teologici, storici, un ritmo serrato, per i lettori avidi di trama e riflessioni c’è tantissima carne al fuoco per un debutto che lascia piacevolmente sorpresi. L’autore, il catanese Fabrizio Ventura che pubblica per una vitalissima sigla etnea, Algra editore, è un esordiente, ma mostra mano sapiente nell’architettura del volume, di lunga gestazione, in cui il giovane autore si è avvalso dell’editing di una professionista come Vera Chiavetta. Non ingannino la copertina e la citazione della quarta di copertina, che trasudano classicità, il romanzo L’origine del male. Il mistero di Enoch (281 pagine, 20 euro) di Fabrizio Ventura è proiettato nel futuro, prossimo, ma ancora tutto da scoprire, alcuni mesi di un 2028 scoppiettante, che il lettore inizia a conoscere attraverso il carnevale di Rio, dove scocca una scintilla d’amore fra lo yankee Jo, laureando in teologia, e la brasiliana Mary, studentessa d’Economia, che fa mille mestieri. Accanto a questa storia d’amore, e al non semplice sogno della coppia di vivere negli States, cioè al fianco di un puro meccanismo narrativo, Fabrizio Ventura avvia una speculazione filosofica sulla contrapposizione tra bene e male, col pretesto della tesi che il laureando Jo Brown sta portando avanti, a cominciare dall’approfondimento di un apocrifo testo sacro, il Libro di Enoch.

Nessun timore

Fabrizio Ventura, anche se all’opera prima, dimostra di non avere timore di affrontare temi più grandi di molti di noi. E lo fa in modo non banale e affascinante, sul piano del racconto. Nei capitoli che scorrono veloci si intrecciano fantapolitica internazionale e sorprendenti gravidanze, miti di angeli ribelli e donne bellissime, quadri di Caravaggio e psicologia junghiana, religione e mitologia, crolli finanziari e audaci interpretazioni di importanti avvenimenti storici. Nessuno sia sfiorato dal dubbio che le incursioni in certi ambiti del sapere umano possano portare alla noia: è tutto uno scoppiettare di pensieri, congetture, dialoghi, riflessioni, di storie affascinanti e ingarbugliate – ci sono di mezzo anche gli angeli custodi – che portano dritti dritti all’eterna dicotomia fra bene e male, che alberga nell’umanità, ineluttabilmente, in una coesistenza quasi necessaria.

Certezze che vacillano

Intrattiene e fa vacillare sicurezze e verità assodate («Caro Jo, le persone intelligenti non hanno certezze. Solo dubbi»), questo romanzo di Fabrizio Ventura che – complice il riuscitissimo personaggio del professor Wings – si immerge nell’esoterismo, nella storia della massoneria, che racconta di collettive possessioni diaboliche e satanismo, che mette in guardia da alcuni mali del mondo inestirpabili da secoli, odio, xenofobia, razzismo, più vivi che mai, come i muri, le frontiere invalicabili, i nazionalismi più beceri. Difficile dire se prevalga il pessimismo oppure l’ottimismo, in filigrana. Di sicuro il romanzo si trascina rapidamente ed efficacemente verso un epilogo scoppiettante, colmo di rivelazioni ed epifanie.

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