Adelio Fusé, il romanzo matrioska dello scrittore e dell’agente

Onirico e reale sono raccontati con una prosa raffinata e immaginifica nel più recente romanzo di Adelio Fusé, “Di chi sono queste insonnie”. Il sodalizio tra uno scrittore autore di un inaspettato bestseller e il suo agente letterario, il primo in fuga, il secondo a inseguirlo, è l’occasione per ragionare su scrittura e letteratura. Un libro non convenzionale, a suo modo ironico, che colpisce

Per ideare e costruire storie bisogna essere visionari.

Parola di Edward Kean, nonno del protagonista del più recente volume di Adelio Fusé. Narratore mancato, incapace, Edward, anche se autore di un immaginario e affascinante saggio, La letteratura come esperimento. Da Sterne a Joyce. Di sicuro un visionario è Adelio Fusé, già autore di libri di versi e di volumi saggistici; in lui, però, la vocazione narrativa sembra aver preso da anni il sopravvento. A un lustro dal precedente, sempre per la casa editrice Manni, è in libreria il nuovo romanzo, Di chi sono queste insonnie (312 pagine, 20 euro), che si fonda su una prosa immaginifica, intelligente e raffinata, che mescola onirico e reale, concretezza e visioni, e che fa leva su due poli, uno scrittore di successo, suo malgrado, e il suo agente letterario, Manlio Roveda, che gli sta alle costole per avere un nuovo libro, ma, nelle intenzioni dell’autore, non sarà assecondato; solitario e affascinante, a suo modo ironico, Aldous Canti, questo il nome dello scrittore, nipote di Kean, si autoesilierà («La sua aspirazione è scomparire») in Galizia, nell’estremo nord-ovest della Spagna (non l’unico “palcoscenico” del libro), dopo la diagnosi di una malattia degenerativa che però non lo angoscia e non lo intimorisce. Lì periodicamente va a trovarlo il suo agente, che spera davvero ci sia un nuovo romanzo in cantiere. Aldous Canti promette e fugge, e questa fuga è benzina per l’inseguimento che porta avanti Manlio Roveda, non semplice professionista ma anche amico.

Un artista puro

Sono nato insonne. Credo di essere nel sonno ma sono sveglio. Immagino di dormire e di sognare. A volte mi penso sveglio e sono, invece, nel sonno. L’insonnia non si rassegna. Che genere di testo è mai questo? Un caso clinico? Sono un caso clinico speciale. Sapeste il vanto! Io, razionalmente coriaceo. O coriacemente razionale? Aldous Canti un caso clinico? Io sono Aldous Canti, certo, e la terza persona è solo ironia. Questa è letteratura!

Il romanzo è una lunga riflessione – di un impostore? di uno scrittore brillante? – sul processo creativo e sulla scrittura (la cui personificazione è Lady Writing, personaggio tutto da scoprire), sulla sua necessità, sulla sua bellezza, e, in ultima analisi, sul senso della letteratura e dell’esistenza, su come la vita possa in qualche modo continuare, scrivendo, lasciando sulla terra, in vece nostra, una storia. Adelio Fusé è un virtuoso della frase cesellata, dei riferimenti colti, di una pagina che invita i lettori a un corpo a corpo, non certo a essere passivi, ma ad accendere i pensieri. Tira le somme, il suo scrittore, si interroga e interroga. Lui è un artista puro, il clamore suscitato dal suo inaspettato bestseller, Dyncliou – che prevederebbe la trafila di uno scrittore di successo, con cerimonie, interviste, festival e riconoscimenti – non gli appartiene.

Sorprese e finali

Volume letterario e, si capisce strada facendo, romanzo matrioska, che nemmeno lontanamente può essere apparentato a un thriller, questo di Adelio Fusé – che si svolge in una ventina d’anni, all’inizio del ventunesimo secolo, senza disdegnare flashback – vive però in qualche modo di tensione, di momenti sorprendenti, di finali, più di uno, inattesi, in cui sì si chiude il cerchio, ma in modo non convenzionale, con l’agente che in qualche modo finirà per conquistare lentamente il primo piano della scena, dopo essere stato travolto per lunghi capitoli dall’affabulazione di Aldous, che considera i suoi personaggi alla stregua di individui reali, come del resto ci appare lui, nonostante il debordare di ricordi e sogni.

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