Ripensare Djokovic, D’Arcangelo folgorato sulla via di Nole

Il tennis è una faccenda serissima, molto più di un semplice sport. Giancarlo Liviano D’Arcangelo, da grande scrittore epico, intreccia la sua esperienza da tennista amatoriale con l’epopea del campione più vincente con la racchetta in “Djokovic. L’uomo che ha sfidato gli dei (e li ha battuti)”. Un affresco del fuoriclasse serbo, invincibile ma anche umano troppo umano…

Per i necrologi tennistici, insomma, ci sarà tempo. Mi fido di te, Nole. A oggi, almeno per me, sono ancora più vicini i tuoi nuovi trionfi.

Ci voleva un letterato di prim’ordine come Giancarlo Liviano D’Arcangelo, autore fra gli altri di L.O.V.E. (ne abbiamo scritto qui) per Il Saggiatore, per farci guardare con altri occhi, e da altri punti di vista, il tennista più vincente della storia, il serbo Novak Djokovic. Per congedarsi da lui, dopo centinaia di pagine, con un incoraggiamento così, con un auspicio del genere. Chi scrive ha avuto e avrà solo due idoli con la racchetta in mano, ovvero Stefan Edberg e Roger Federer, ma immergersi nelle pagine epiche che scrive D’Arcangelo significa davvero ripensare la storia del Djoker, come «Prometeo del tennis che ha sfidato gli dèi e li ha battuti grazie alla forza mentale».

Vittorie, polemiche, guai

Non c’è fredda cronaca nei capitoli che scandiscono l’epopea di un ragazzo cresciuto sotto le bombe a Belgrado, che è arrivato dove nemmeno lui probabilmente pensava di potere arrivare. I successi più fragorosi e i momenti più critici sono passati al setaccio, ma è un libro che va oltre le cronache delle finali più belle, le polemiche, con «la solita franchezza dialettica», o le interviste. È al cuore degli avvenimenti che vuole condurci questo libro, con le svolte entrate nella leggenda (l’ultima, in ordine cronologico, la medaglia d’oro vinta a trentasette anni contro un giovanotto come Alcaraz) e anche punti apparentemente di non ritorno, come quello del 2017, quando il suo coach era Agassi e le sue condizioni fisiche più che precarie erano solo uno dei guai.

I problemi al gomito, la perdita dell’eroico furore, la crisi matrimoniale, i continui cambiamenti nel team, la svolta verso il buddismo. Novak il lupo serbo, il nuovo Prometeo, l’uomo che ha sconfitto gli dèi, il re di Belgrado, l’eroe della Davis, il futuro Goat, colui che, meglio ribadirlo, ha abolito il politeismo Federer/Nadal per imporre il proprio monoteismo, è in ginocchio. Forse per la prima volta.

Il primo passo per la felicità

Se Nole parla si crea di sovente un cortocircuito mediatico e quando possibile i mezzi di comunicazione tendono a travisare o strumentalizzare le sue parole allo scopo di ribadire e confermare la sua immagine da villain. I click sono copiosi se i suoi virgolettati alimentano le polemiche…

Ci sono, in questo libro, i record di una leggenda e certe posizioni scomode, frasi fin troppo schiette e atteggiamenti sopra le righe, che non gli hanno permesso di essere un campione di simpatia, anzi che molto spesso gli hanno garantito il tifo contro. In Djokovic. L’uomo che ha sfidato gli dei (e li ha battuti) (240 pagine, 18 euro), edito da 66 thand2nd, D’Arcangelo (qui il video con i suoi consigli di lettura sul nostro canale YouTube) sciorina, in modo rivoluzionario, un affresco positivo della personalità di uno degli uomini di sport più controversi di sempre; lo celebra dopo un 2024 avaro di soddisfazioni, eccetto l’oro ai Giochi, in cui è apparso umano troppo umano, sofferente contro il nuovo che avanza, a cominciare da Sinner. Lo stesso Nole che ha risvegliato il torpore tennistico dell’autore, da giovanissimo cultore dell’estro sul campo da gioco e poi rivitalizzato, folgorato sulla via di Djokovic. Perché, lo fa capire Giancarlo Liviano D’Arcangelo in un più di un passaggio onesto e limpido, è tutta, o quasi, una faccenda personale questo libro su Novak Djokovic: il tennis è più di uno sport, è un’esperienza che rende più grande la consapevolezza di sé, «primo passo per essere sereni e felici nella vita».

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