Mito, storia e immaginazione in “Luce nascosta” di Vanessa R. Sasson che affida la voce narrante a Yasodhara, moglie del futuro Buddha, storicamente trascurata e lasciata sullo sfondo. E, invece, con la sua sensibilità moderna gioca un ruolo più che importante…
Ventisei secoli fa, in un regno remoto che attualmente sarebbe tra Nepal e India, si consumò una storia d’amore tra il futuro Buddha e quella che sarebbe diventata la moglie, Yasodhara. Spesso in un cono d’ombra, quest’ultima, figura che però dà senso all’evoluzione della vita del principe Siddhattha. Una studiosa delle religioni – nata in Canada da una famiglia ebraica egiziana – senza spogliarsi del tutto della sua formazione accademica e delle sue ricerche e conoscenze, ha imbastito un romanzo di grande fascino che, nella nota introduttiva, tiene lontano dal genere del romanzo storico, parlando piuttosto di “narrativa agiografica”, in cui ai dati storici affianca «giochi della mia mente». Il risultato godibilissimo è Luce nascosta (424 pagine, 22 euro) di Vanessa R. Sasson, che è approdato in Italia pubblicato da Ubiliber (casa editrice dell’Unione Buddhista Italiana), con la traduzione di Teresa Albanese. E l’autrice ha già scritto un sequel, la storia delle prime donne buddiste.
L’abbandono
Composto da tanti squarci autoconclusivi, il romanzo si fa apprezzare allo stesso tempo per la dimensione mitica che si sposa con un contesto storico e quotidiano raccontato in modo preciso ed esemplare. Su tutto predomina lo sguardo di Yasodhara, che è la voce narrante, la sua sensibilità moderna, femminista potremmo chiamarla, per semplificare, ma in realtà fortemente connessa a una confessione religiosa e a certa sua tradizione che è andata oltre la sottile misoginia delle origini, per onorare le donne, e rispettarle molto di più di quanto avviene in altre culture e contesti religiosi. L’amore che fa capolino corrisponde essenzialmente alla rinuncia: Yasodhara perde tutto quando suo marito Siddhattha, il futuro Buddha, inizia la sua ricerca esistenziale e prova a capire il dolore; lui la abbandona mentre lei dorme, poco dopo aver dato alla luce il loro figlioletto. Per trovare le risposte che cerca, il marito e padre deve rinunciare alla moglie e alla paternità. E per la donna inizia un cammino interiore molto intenso, fra passione e sofferenza. Agli avvenimenti storici si affiancano, in un riuscito mix, leggende ed eventi soprannaturali…
Lasciare andare tutto
Yasodhara – guidata fin dalla più tenera età da una madre tutto fuorché remissiva – impara a guardare criticamente il mondo che la circonda e con il suo punto di vista, quello di tutto il libro, rinnova il racconto del Buddha e delle sue origini: principe di un regno prospero, viziato, sposo giovanissimo di Yasodhara, che non è certo una figura di secondo piano nella sua vita, come si evincerebbe dalla tradizione. Niente happy end da Vanessa R. Sasson nel suo affascinante libro (colmo di note chiarificatrici alla fine). Potrebbe esserlo il matrimonio, preceduto da sfide (pugilato, freccette, lotta, ma anche gare di dibattito) in cui lo sposo vuol dimostrare quanto vale per dissipare i dubbi della famiglia di Yasodhara, preoccupata che il futuro Buddha non abbia frequentato la scuola né sia mai andato in battaglia. Il principe Siddhattha, però, deve abbandonare tutto, moglie, casa paterna, il regno che gli spetterebbe. Per essere liberi e felici non è possibile essere attaccati a persone e cose, non si deve essere possessivi. Lasciare andar tutto, rinunciare, è il segreto. Ma è davvero così. Occorre seguire il resto della storia con gli occhi di Yasodhara, il suo percorso di conoscenza, la consapevolezza di ciò che conta nella vita, oltre la gioia e oltre il dolore.
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