“Il grande frastuono” di Roy Chen è un romanzo formato da tre novelle che hanno come protagoniste altrettante donne di una famiglia, nonna, mamma e nipote. Fra dramma e farsa, fra poetico e grottesco, un romanzo che ci fa tendere l’orecchio ai suoni dell’attualità, in una terra benedetta e maledetta… Un nuovo appuntamento con la rubrica Area 22 (qui tutte le precedenti puntate), dedicata alla cultura e alla letteratura ebraica
Fuggire, tacere, dialogare (con Dio). Sono tre verbi centrali in una di quelle opere che dalle librerie italiane merita di finire in tante case. Un romanzo su Israele e su Israele oggi. Un libro che potrebbe stupire se non avessimo, già in tanti conosciuto, i precedenti del suo autore, nato drammaturgo e traduttore dal russo, ma che brilla molto anche nella sua dimensione di romanziere. Di Roy Chen Giuntina ha pubblicato Chi come me (ne abbiamo scritto qui), un testo teatrale, e soprattutto Anime (ne abbiamo scritto qui) che rischiamo di definire con un termine inflazionato fra quanti leggono e si occupano di letteratura: capolavoro.
A day in the life
Dimenticate il tempo immaginifico e dilatato di Anime, dimenticate i tanti luoghi “visitati” attraverso le pagine del suo romanzo, Roy Chen cambia rotta, ma con la stessa bravura, con la cura per la parola e per i dettagli, con la voglia di portare con sé i lettori. Il grande frastuono (274 pagine, 20 euro), questo il titolo del suo nuovo romanzo, pubblicato sempre dalla casa editrice fiorentina e tradotto da Silvia Pin, ci conduce principalmente nella Tel Aviv del presente e racchiude l’azione delle tre parti in cui è diviso in ventiquattro ore ciascuno, tre giornate in anni diverse delle tre protagoniste, Gabriela, Noa e Tzipora, rispettivamente, nipote, madre e nonna. Si piange e si ride, grazie a queste pagine, ci sono passaggi esilaranti e altri che prendono il cuore. Roy Chen è bravissimo a dosare tutti gli ingredienti, dimostrando di avere piena consapevolezza di ogni passaggio narrativo. E di chiederci di tendere l’orecchio a quello che per lui è un suono inconfondibile: il rumore della Tel Aviv di oggi, anzi di Israele, territorio tutt’altro che angusto, capace di coinvolgere e abbracciare tutto il mondo. È il rumore delle attualità, in tutte le sue tragiche pieghe…
Grande bellezza
Il grande frastuono è un evidente climax di tre solitudini, parte con un’adolescente, una quindicenne violoncellista, Gabriela, in fuga dalla scuola. Continua con una quarantenne logorroica, parla anche con gli elettrodomestici, finita in un seminario all’insegna del silenzio (regalo del marito Nimrod), e si conclude col gran finale, esilarante ma amaro, terribile: l’ultrasessantenne Tzipora arriva a dialogare con Dio, lei è atea e disprezza chiunque, ha come unica religione James Joyce, di cui ha tradotto in ebraico Finnegans Wake (anche se adesso è finita a tradurre pessimi romanzi…). Pessimi i rapporti con la figlia Noa, che Tzipora ha cresciuto senza un marito accanto, splendidi con la nipote Gabriela. Tutte e tre saranno travolte da sorprendenti colpi di scena. Fra battute e domande capitali, fra dramma e farsa, fra poetico e grottesco, Roy Chen cuce tre storie, tre novelle evidentemente collegate, tre donne autentiche e da amare, magari nel bel mezzo di storie non del tutto verosimili. Il risultato finale, però, è una grande bellezza. Conoscente il gefilte fish (il pesce farcito)? È una ricetta tradizionale e scoprirete perché è importante in questo volume…
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