Il racconto di un incontro con papa Francesco, nel 2014, la voce narrante di uno scettico che si domanda se ha il dono della fede o se mai l’avrà, la presenza dell’associazione dei familiari di san Patrignano all’udienza in Vaticano e poi in un presidio di piazza Farnese per dire no alla liberalizzazione di qualsiasi droga, un’esperienza piena di emozioni e momenti forti e, sullo sfondo, la speranza…
La nostra giornata particolare inizia alle ore 05,00 di un mattino uggioso e appiccicoso di nebbia che va e viene a fare capolino. Niente da segnalare dal punto di vista della socializzazione nel viaggio di andata fra di noi otto temerari dei riuniti Gruppo 13 e il Varco sul pulmino con conducente preso a noleggio. Tutti siamo presi dai nostri occhi gonfi e palpebre oscillanti dal sonno. Anche se non fanno parte dell’Associazione in senso stretto c’è anche Antonella, una nostra carissima amica che ci è molto vicina e sua mamma Domenica, due di noi per quel giorno. Ci siamo dati appuntamento a Firenze Nord anche con la Valentina. Lei viaggerà verso Roma con la sua auto insieme ai suoi due bambini e alla Barbara, questo perché il pulmino con conducente non può andare troppo veloce e a Valentina sotto i centoventi chilometri all’ora vengono gli attacchi d’ansia. Partiamo quindi per Roma, ci aspetta Papa Francesco per la cosiddetta udienza generale del mercoledì. Già sappiamo che da quando il nuovo Papa ha raggiunto la sua grande popolarità l’udienza si svolge all’aria aperta della primavera romana in Piazza San Pietro e non nel chiuso futuristico della sala Nervi (il cui nome già mi avrebbe trasmesso la mancanza di serenità necessaria all’evento). La giornata si prospetta particolare perché in qualche modo strana e in qualche modo ignota ancora a tutti noi nel suo più profondo significato, forse ammantata di un certo scetticismo, di curiosità e di mero sentimento del folkloristico, quello che sembrava averci portato fino a Roma. Siamo in realtà tutti un po’ incoscienti su quello che ci aspetta.
In ogni caso partiamo al meglio predisposti sul nostro pulmino otto posti di fabbricazione tedesca guidato dal fidato Riccardo, fino a allora per tutti noi un emerito sconosciuto e da ora in poi al bisogno sicuramente l’autista ufficiale dell’Associazione. Ci seguirà, anzi ci sorpasserà Valentina. Tutte le associazioni legate a San Patrignano sono state invitate a prender parte all’evento, sembra un grande evento e in effetti lo è e nonostante il traffico devastante che ci ha accompagnato dall’uscita del Grande Raccordo Anulare fino a Via della Conciliazione riusciamo a arrivare a destinazione nella piazza stracolma con soli 47 minuti di ritardo.
La piazza con il grande colonnato del Bernini reso a nuovo splendore da una sapiente opera di restauro che lo fa ora rilucere di una abbacinante bellezza ci accoglie in un grande abbraccio come la sua forma circolare ci invita a ricordare, e questo è idealmente esteso a tutti, anche a coloro che non erano lì. È questa dicono la forza della Chiesa anche da me come da molti bistrattata per le sue beghe mondane, è l’idea della Chiesa originaria, della casa di tutti, della sua accoglienza, mi ricorda qualcosa che noi conosciamo molto bene, in fondo la comunità dove si trovano i nostri figli in questo momento. Questo dovrebbe essere la Chiesa, qualcosa che accoglie senza distinzioni come solo l’amore può fare e nella piazza in qualche modo tutto questo si concretizza: ci sono non so quante migliaia di persone, molte sicuramente più previdenti di noi e arrivate ben prima, che hanno preso i posti migliori ma questo non importa molto. È un insieme di colori e una cacofonia di lingue diverse che si alimenta ininterrotto in un sottofondo di voci, immagini e dialetti che si rincorrono e si sovrappongono. Ci sono le associazioni più disparate: dalle suore venute dall’altro capo del mondo a un’associazione dal nome Figli tornati alla casa del padre la quale mi getta addosso una vena di malinconia che subito mi scrollo via, ce ne sono tante altre ancora e poi ci siamo anche noi orgogliosamente, le associazioni di San Patrignano forse il gruppo più numeroso, ma qui forse sono di parte.
Quando arriviamo il Papa ha già fatto due o tre giri della piazza ma il quarto è tutto nostro e quando passa dalla nostra parte sembra quasi riconoscerci e salutarci con il suo grande sorriso, quasi a dirci “toh ci siete anche voi…un po’ in ritardo eh….vabbè”. Non so se potermi definire credente, tantomeno clericale. Se dovessi necessariamente definirmi in qualche modo direi di essere uno scettico, nel senso filosofico della parola (dal greco skeptis: ricerca, dubbio). Lo scettico in pratica nega di poter raggiungere con la conoscenza la verità. Casomai questa la si può raggiungere solo con la fede che è una cosa del tutto diversa, un dono, e io preferisco domandarmi se ho questo dono o se mai l’avrò. Mi auguro di non dover mai diventare un integralista e da questa posizione spero sempre di poter mantenere il rispetto per chi la pensa diversamente da me, pur con i miei punti fermi. Rimane la grande impressione che mi ha fatto essere lì. Nella Bibbia si dice che in principio fu il Verbo. A questa cosa ho pensato molto durante tutto il viaggio di andata, fra un pisolino e l’altro e pure nel mio scetticismo ho pensato che deve essere così nel senso che la teoria viene prima, certo il Verbo si è fatto carne, almeno nel Cristianesimo, e vuole, esige, comanda, domanda e dirige, e l’altra, la teoria, la parola, cosa fa? In un altro passo della Bibbia, o forse l’ha detto qualcun altro ma non ricordo bene chi, si dice che l’importante è il messaggio e non il messaggero, anche se la pratica ancora determina o almeno compenetra tutto il resto. I messaggeri passano e anche i profeti e i papi, seppure si ricordano e si ricorderanno. Lo sguardo sul futuro, questo è il messaggio, un mondo lontano dalle droghe, la giornata è dedicata a questo, come da tutte le altre sofferenze, per i nostri figli, i nostri nipoti e per chiunque a cui lasceremo domani questo mondo. Noi siamo lì a San Pietro per ascoltare, per vivere delle emozioni, poi andremo alla manifestazione contro le sciagurate proposte politiche di legalizzazione delle sostanze stupefacenti e ce ne saranno di altre e altrettanto forti. Ecco che ci troviamo qui in Piazza San Pietro il 7 Maggio 2014 a ascoltare Papa Francesco. Saluta tutta la piazza con il più classico: “Fratelli e sorelle, buongiorno”. È quel buongiorno che fa la differenza, la forza della semplicità, forse l’unica vera forza, come quella di un abbraccio. Ha salutato le varie associazioni presenti e, sommamente importante per noi, ha fatto un caro e semplice saluto alle associazioni dei familiari di San Patrignano, per dire semplicemente “No alla droga, no a ogni tipo di droga… eh… forza!!!” Ci siamo scatenati in un diluvio di sventolio dei foulard gentilmente forniti da Sanpa, urli di gioia e applausi. Giuro di non aver mai visto la Stefania e la Sandra, solo per citare quelle che erano a mia vista d’occhio in una versione così scatenata, tanto da farle assomigliare a degli ultras di squadre di calcio in trasferta. A proposito di messaggi e messaggeri e della loro importanza, il nome che il papa ha scelto come tutti sanno è Francesco, come il santo di Assisi. Quale più grande immagine e messaggio di umiltà e semplicità. Il buongiorno che ci ha dato, il saluto che ha rivolto a noi familiari dei ragazzi di San Patrignano ha certo fatto passare quasi in secondo piano le successive parole del Pontefice, il tema della giornata, in pratica l’omelia che ho capito essere sul tema del consiglio prendendo spunto dalla lettura di un salmo. Il consiglio di un genitore, di un amico e per chi è credente il consiglio della Madonna. Tema molto forte e certamente da approfondire in altre sedi e lì nel momento eravamo ancora presi dalle emozioni di poco prima, infatti le più emotive e i più emotivi tra di noi alla fine dell’udienza si sono lasciati andare a un diluvio universale (tanto per rimanere in tema) di lacrime.
A questo punto, dopo esserci salutati e scambiati qualche battuta con le altre associazioni presenti in Piazza San Pietro, ricordo Milano, Padova, Pisa, ci siamo dati appuntamento nel pomeriggio per la manifestazione a Piazza Farnese per la parte che possiamo definire politica e arrabbiata della giornata. Abbiamo confermato a tutti il nostro ci saremo e lancia in resta partiamo per un intermezzo e la giusta pausa pranzo visto che fra l’altro gli stomaci cominciavano a brontolare.
Ci fermiamo a pranzare in un bar-trattoria a due passi da Piazza Farnese, luogo della manifestazione. Si chiama Bar Perù, quale curiosa coincidenza vista la nostra visita all’udienza di un papa sudamericano. Altra e più profonda coincidenza è forse il fatto che Palazzo Farnese sede ora dell’Ambasciata di Francia che si trova nell’omonima piazza, è stato sede delle riprese del film di Nanni Moretti Habemus Papam nel quale appunto il palazzo simula il Vaticano. Il film, tutto centrato sulla figura di un papa, un grandissimo Michel Piccoli fra l’altro francese pure lui, tocca dei temi molto intensi e riassumendo in grandissime linee quello prevalente è il tema della scelta. Strano vero? Beh…io penso in linea generale che il mondo sia pieno di segni e che solo la nostra cecità e frenesia non ce li faccia riconoscere, oppure sarà la nostra pigrizia o chissà cos’altro, e ce li faccia interpretare in modo errato. Peccato che molte volte non sappiamo ascoltare…ascoltare, questo ha ribadito più volte Papa Francesco in piazza, non sappiamo vedere nemmeno chi ci sta accanto e che in qualche modo ci chiede aiuto, come forse abbiamo fatto anche noi coi nostri figli.
Ci accomodiamo per il pranzo, tutta la nostra la nostra allegra brigata al completo. Non allegra nel senso di elevato tasso alcoolico, abbiamo pasteggiato infatti a portata unica accompagnando il tutto solo con acqua minerale senza bollicine e solo io e Roberto, “i machi” della situazione ci siamo concessi due Coca Cola, e quella, la COCA COLA le bollicine l’ha per forza.
Siamo quindi al presidio in Piazza Farnese. Ci sono tante associazioni da tutta Italia oltre alle associazioni collegate a San Patrignano e ci sono i ragazzi di Sanpa con le maglie di Wefree. Siamo tutti schierati, due aloni di folla, uno di fronte all’altro a guardarci in faccia, tutti, senza paura. In mezzo a queste due ali si avvicenderanno le persone delegate a parlare, i vari responsabili delle associazioni e altri. Di fronte a noi alcune delle “bimbe” della lavanderia della comunità che io e Alessandra abbiamo conosciuto personalmente ai vari inviti e una delle responsabili del settore. Ci abbracciamo a distanza. Le “bimbe” tengono stretto nelle loro mani come artigli lo striscione con su scritto: “NO ALLA DROGA SÍ ALLA VITA”, a proposito della semplicità con cui ci ha parlato Papa Francesco poche ore prima, quale messaggio più forte? Parlano poi i vari esponenti delle comunità, parla Federico Samaden, forse uno degli interventi più appassionati, il quale con parole forti, belle e vere ha ribadito la necessità, ora più di sempre di dire no, non no…però, o sì… però, no e basta, no al degrado sociale, educativo, culturale e morale che purtroppo ci accompagna, e il tema della ventilata legalizzazione di alcune sostanze è lo specchio di questo degrado al quale non ci dobbiamo rassegnare mai.
Ricorderò molte cose di questa giornata: le parole di Papa Francesco, quelle di Federico, ma soprattutto ricorderò le facce delle “bimbe” quando i vari esponenti delle associazioni parlavano, le loro facce, la loro forza, la loro dignità, anche la loro rabbia e la loro determinazione nella sfida, come per dirci: “Ce la faremo”, tutto questo senza pronunciare una sola parola. Ricorderò anche Paolo dell’ A.N.G.L.A.D di Roma, non tanto per le sue parole alla manifestazione ma per come ci aveva accolto poche ore prima in Piazza San Pietro, lui che è di Roma e lo si vedeva nel suo orgoglio quasi da padrone di casa che ci ospita gentilmente e va così fiero di mostrarci la sua dimora. Ci aveva spiegato che quando eravamo arrivati le transenne della piazza erano già state chiuse perché funziona così quando il Santo Padre esce sulla piazza. Il Santo Padre, lo ha chiamato così più volte, con grande dolcezza e fierezza. Lui, Paolo, una persona che porta sul volto e sul corpo ancora i segni di un difficile passato, mi sembra di aver capito fra l’altro un padre di famiglia ….ecco uno che ce l’ha fatta, penso. La manifestazione termina e una delegazione andrà in Senato per cercare di inculcare a sti’ testoni che la droga è la morte, accompagnata da un senatore “anonimo” e che tale deve restare nel contesto, infatti importante prima è il messaggio, poi il messaggero. Al messaggero ci penseremo poi, e eventualmente in separata sede. Ricorderò anche alcuni dei responsabili di San Patrignano lì presenti, alcuni dei quali intervistati dalle troupes televisive alla fine delle quali gli altri responsabili gli danno il cinque o gli strizzano l’occhio come dei ragazzini in una partita di pallone, bellissimo. Ancora una volta le più emotive del gruppo, fra cui la Barbara in particolar modo, si sono profuse in un diluvio di lacrime che hanno dovuto chiamare i vigili del fuoco con le idrovore per liberare la piazza.
Ci abbracciamo tutti idealmente dandoci appuntamento alla prossima e lasciando la piazza ci avviamo così al pulmino che ci farà fare ritorno a Firenze. Incrociamo di lì a poco per strada un operaio al lavoro che ci vede in gruppo di ritorno da una qualche manifestazione, a Roma ce ne sono sempre cinque o sei al giorno, e ci chiede: “J’avete menato?” e qualcuno di noi risponde in perfetto romanesco: “ J’amo menato, J’amo menato….e pure forte”. Sono poche centinaia di metri che ci separano dal Lungotevere dove ci siamo dati appuntamento con Riccardo eppure scopriamo in quel piccolo tratto che Roma è davvero “La grande Bellezza”, da oscar. Le pietre sembra ti parlino, i secoli, i quasi tremila anni di storia e la gentilezza, la cordialità della gente, almeno quella che abbiamo incontrato è stata una gradita sorpresa, ne discutiamo tra di noi di questo e Alessandra con il suo tempismo micidiale dice: “sì però è un caldo”, al che Alda si libera in una risata contagiosa e giustamente fa notare che cosa c’entrasse però? Ridiamo di nuovo.
Il viaggio di ritorno scorre tranquillo e fra qualche scambio di impressioni abbiamo anche l’occasione di goderci la bellezza della campagna toscana in primavera, anche se vista dall’A1, il tumulto della germinazione, la vita trionfale della natura che rinasce quasi sotto i nostri occhi sotto i primi raggi di sole che fanno sbocciare le gemme prolungandole in lunghi steli e inondando tutto l’orizzonte di un verde intenso.
L’inghippo di un incidente in autostrada che fortunatamente non ha causato gravi conseguenze per nessuno ci ha bloccato sull’asfalto granuloso per quarantacinque minuti nei pressi di Montepulciano, e anzi ci ha permesso di scambiare fra di noi altre impressioni e conoscerci meglio, e non potrà in nessun modo far virare questa giornata particolare dal suo percorso naturale che è quello di una giornata bellissima e che mi è piaciuto immaginare in parallelo allo stesso svolto dai nostri figli.
Arriviamo a Firenze Nord nei tempi prestabiliti e mi viene anche in mente che possiamo sempre migliorare, tipo aver messo i soldi per il nostro autista Riccardo in una bella busta chiusa invece che spartirli facendo i conti sul sedile anteriore del pulmino come nelle peggiori bische clandestine, per non dire peggio. Sì, decisamente si può sempre fare meglio e in ogni caso, come ci ha detto Papa Francesco dobbiamo andare avanti, con speranza.
Seguici su Facebook, Twitter, Instagram, Telegram, WhatsApp, Threads e YouTube. Grazie