Garibaldi Lapolla, l’american dream degli italiani di East Harlem

Finalmente tradotto in italiano Garibaldi Lapolla – tra i maggiori autori italoamericani – con il suo romanzo di debutto “Il fuoco nella carne”: storia di una famiglia che lascia la Lucania per New York e, in particolare di una donna che s’allontana dallo scandalo di una relazione con un sacerdote per cambiare il proprio destino. Uno scrittore importante che, nella vita come nelle opere, metteva al centro l’istruzione come strumento di emancipazione dei dago…

Un evento. La pubblicazione de Il fuoco nella carne (425 pagine, 20 euro) di Garibaldi Mario Lapolla, nato in Lucania, ma vissuto negli Stati Uniti da quando aveva un paio d’anni, è un evento che dà ulteriore lustro alla casa editrice indipendente readerforblind e visibilità alla bistrattata letteratura italo-americana, che pure ha dato un determinante contributo agli sperimentalismi Beat (da Corso a Di Prima, a Ferlinghetti) e al postmodernismo, De Lillo uber alles; e ha avuto e ha studiosi di valore, anche giovani, ma non ancora sufficiente visibilità, specie qui in Italia, dove è mancato prematuramente Francesco Durante, eminente specialista della materia, docente di studi italoamericani, all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, e grande traduttore di John Fante. Tra i volumi pubblicati precedentemente nella stessa collana di readerforblind, Le Polveri, ci sono altre perle d’Oltreoceano che affondano nelle radici in Italia, e il riferimento va a Son of Italy di Pascal D’Angelo (ne abbiamo scritto qui), ex pastore emigrato da Sulmona, e al capolavoro Cristo fra i muratori di Pietro Di Donato (ne abbiamo scritto qui); a questi titoli, consigliamo a bassa voce da questo nostro piccolo pulpito il recupero di Umbertina di Helen Barolini, pubblicato in Italia nel 2001 da Avagliano, ma ormai fuori catalogo. La letteratura italo-americana è un ampio ombrello sotto il quale ci sono tantissimi autori di talento, ma pochi che ce l’hanno fatta davvero, Fante, Puzo, Richard Russo, per citarne qualcuno. Fra quelli dimenticati, ingiustamente, si staglia proprio Garibaldi Lapolla: Il fuoco nella carne è il suo primo romanzo, tradotto da Erika Silvestri, che firma anche la nota introduttiva.

Opportunità da cogliere, origini da non smarrire

Garibaldi Lapolla era nato in provincia di Potenza, nel 1888, e già nel 1890 con la famiglia emigrò negli Usa: una laurea in Lettere e un master in Scienze dell’educazione, due matrimoni e altrettanti figli (il maggiore morì combattendo durante la seconda guerra mondiale), di idee socialiste, fece politica a livello locale, e lavorò principalmente nella scuola, impegnandosi a favorire soprattutto l’istruzione dei nuovi arrivati in America, a lungo come insegnante di inglese e di letteratura anglofona, poi anche come preside, morì prematuramente, a 65 anni. Autore eclettico, scrisse testi di narrativa, di poesia, lavori teatrali, alcuni sono rimasti incompiuti, altri sono ancora inediti. I suoi principali libri – precisi, credibili, profondi – risalgono agli anni Trenta, e si tratta di Fire in the Flesh, ovvero Il fuoco nella carneMiss Rollins in Love e il suo titolo più famoso, Il Grande Gennaro. In tutti e tre i romanzi – subito ben accolti dalla critica, poi caduti nell’oblio e riscoperti negli anni Settanta – c’è più di un messaggio che torna: nella nuova terra bisogna cogliere le opportunità, senza perdere di vista gli ideali e le origini; e poi, passa solo dalla scuola, dalle conoscenze e dalle competenze qualsiasi tipo di emancipazione e affermazione in terra americana degli italiani, detti dago, lo studio può fare a pezzi i pregiudizi e consentire di aspirare a professioni meno usuranti e più redditizi. Sono storie per lo più ambientate fra Ottocento e Novecento, in un quartiere italiano di New York, l’East Harlem, dove i suoi personaggi sono in bilico fra integrazione e voglia d’affermazione nella nuova società e fedeltà alle tradizioni e alla cultura italiane; e si nutrono, in particolare ne Il fuoco della carne, di passioni brucianti, energie, fiamme interiori. C’è già il sogno americano che prende corpo e si materializza, in particolare nel percorso di vita di una donna impavida e audace, Agnese, fuggita dall’Italia, dopo una scandalosa relazione con un prete, Gelsomino Merlino (che, molto più avanti, ricomparirà nel romanzo), approda in America in compagnia del padre, del fratello, del figlio Giovanni e di Michele, marito di comodo.

Costruire qualcosa, guadagnarsi il rispetto

I romanzi di Garibaldi Lapolla, a cominciar da Il fuoco nella carne, non sono in senso stretto analisi della working class e non rappresentano necessariamente vinti condannati a destini infausti. Molti dei suoi eroi si elevano, si rigenerano. Su tutti basti pensare ad Agnese la Dantone, che fugge da maldicenze e giudizi implacabili, determinata a rifarsi una vita, a costruire qualcosa, a garantirsi il rispetto della comunità in cui opera: una donna, analfabeta, che vive solo di luce propria, che crede nel talento del figlio, sensibile e sognatore, dedito all’arte (una delle passioni assolute, oltre alla cucina, di Garibaldi Lapolla), e non lo ostacola, pur auspicando, idealmente, un suo impegno più concreto e proficuo. Romanzo di grande respiro, di idee e di intreccio, resta a lungo nei pensieri; il desiderio è che non resti un episodio isolato, ma apra la strada alla definitiva consacrazione di Garibaldi Lapolla e alla scoperta e riscoperta di altri autori italoamericani. Consegnare finalmente ai lettori italiani questa grande opera è uno sforzo che meriterebbe consensi e riscontri, Il fuoco nella carne è degno d’avere un percorso lento e inesorabile nei cuori di chi ha a cuore la bella letteratura.

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