Figlio di una famiglia ebraica e dell’impero austroungarico, Ernst Weiss – amato da Kafka, Hesse e Mann – è un classico da riscoprire, a cominciare da “Uomini nella notte”, mirabile romanzo che ha come protagonista Honoré de Balzac. Tra citazioni e rimandi alle sue opere, si racconta di come il grande scrittore francese provò a difendere un caro amico, accusato di avere ucciso la moglie…
Una vita breve, poco più di cinquant’anni, ma inimitabile, appassionata, tumultuosa, bizzarra, picaresca, quella di Honoré de Balzac, gemma dell’Ottocento francese, uno dei maggiori scrittori di tutti i tempi, patrimonio dell’umanità. Una brama di vivere, la sua, raccontata per esempio da un altro grande nome, Stefan Zweig. Un’esistenza da commedia umana che, soprattutto prima della celebrità e di oltre un centinaio di libri pubblicati, ma anche durante, si tradusse in una serie incredibile di mestieri, iniziative e avventure strampalate, debiti e creditori, aspirazioni, illusioni e contraddizioni. Per raccontare Balzac in modo sublime è necessario essere almeno scrittori speciali ed è il caso di Ernst Weiss (Brno, 1882 – Parigi, 1940), figlio dell’impero austroungarico, non ancora abbastanza conosciuto alfiere mitteleuropeo, di famiglia ebraica, allievo di Freud, medico di mestiere, che in Italia è nei cataloghi Adelphi, Elliot e Castelvecchi e adesso arricchisce quello già incredibile delle edizioni Medhelan (da Handke a Umbral, da Semprun a Echenique, da Venezis ad Aragon, solo per fare qualche nome…).
Il demone nazista e il suicidio
Ernst Weiss si tolse la vita come altri artisti e letterati, per esempio lo stesso Zweig, oppressi dal crescente peso del dominio nazista in ambito europeo. E per paradosso, come racconta in un’autobiografia camuffata da romanzo, edito postumo, gli sarebbe capitato di curare un giovane Adolf Hitler, reduce dalla Grande Guerra, molto prima che diventasse il sanguinario demone che ferì a morte il cuore dell’Europa, la civiltà ebraica e i suoi figli. Scrittore di lingua tedesca, nato in Moravia, Ernst Weiss era amico di Kafka, lodato da Hesse e Thomas Mann; quest’ultimo gli aveva anche procurato un visto per raggiungere gli Stati Uniti, ma ignaro di questo particolare che gli avrebbe cambiato la vita, Weiss si suicidò in un hotel nel giugno 1940, quando la Francia fu occupata dalle truppe tedesche.
Che digressione su Napoleone…
È un libro abbastanza sbalorditivo Uomini nella notte (210 pagine, 20 euro), questo il romanzo di Ernst Weiss che narra Balzac, pubblicato nel 1925 e adesso, cent’anni dopo, disponibile in italiano grazie all’introduzione e alla traduzione di Ginevra Quadrio Curzio. Al centro della scena un femminicidio nel 1838, con Balzac pronto a tutto per difendere il presunto colpevole, l’amico Sébastien Peytel, notaio accusato di aver ucciso la bellissima moglie, e anche un cocchiere. Dà voce con naturalezza a Balzac, Ernst Weiss, ne esplicita l’ammirazione per Napoleone Bonaparte (con una lunga digressione, che è un’acuta riflessione sul potere), ne cita pensieri e parole, con tanti rimandi alle sue opere, e citazioni. Per scagionare l’amico, che si professa innocente, lo scrittore mette da parte alcuni lavori, e di fatto certe entrate economiche, per raggiungerlo e preparare uno scritto difensivo degno del suo genio, da far leggere a un avvocato. Raggiunto da una lettera mentre è in una sua residenza di campagna, la Maison des Jardies, Balzac decide di spendersi per il sodale, di andarlo a trovare in carcere: si muove in un angolo di provincia francese, e nel mondo, e tra le pagine di questo libro, in modo vitale e credibile, con passione e temperamento, autenticamente. In nome dell’amicizia.