Domenico Conoscenti, quando l’Italia non fu più la stessa…

Torna in libreria Domenico Conoscenti con il romanzo “Manomissione”: un Paese in cui istituzioni e forze di polizia reprimono i deboli e discriminano donne e omosessuali, un efferato omicidio mette in moto infruttuose ricerche degli inquirenti, fra interrogatori e supposizioni, che finiscono per intrecciarsi con il ricordo di una grande Manifestazione – ovvero il G8 di Genova – uno dei passaggi cruciali degli ultimi decenni della storia italiana. Un libro felicemente riuscito, dalla scrittura colta, disposto a dare tanto a chi lo leggerà, e a chiedere altrettanto…

Come avevamo lasciato Domenico Conoscenti? Da autore di un libro fotopoetico, Intimo paradiso, in italiano con traduzione in francese. Un esperimento audace (ne abbiamo scritto qui), di versi che provavano a sposarsi con foto d’autore, quelle di Angelo Di Garbo. Quest’ultimo è anche l’anello di congiunzione con il nuovo romanzo del palermitano Domenico Conoscenti, Angelo Di Garbo è l’autore della foto di copertina di Manomissione (221 pagine, 16 euro), pubblicato da Il ramo e la foglia edizioni. È un romanzo (qui un estratto del secondo capitolo) che vive una seconda vita, scritto e pubblicato in passato con un altro titolo, pubblicato a pagamento (mossa di cui Conoscenti s’è pentito), e oggi completamente rivisitato, rivoltato, riformulato come oggetto narrativo che ci racconta il presente in cui ci siamo cacciati, con uno sguardo sul futuro sconfortante che si intravede all’orizzonte, a partire da un passato abbastanza vicino, lontano un paio di decenni o poco più. Lo scenario è da brividi, ma non inverosimile. Il Paese – una controfigura niente male dell’Italia – è governato da un Cancelliere, i cittadini sono costantemente tenuti d’occhio dalle autorità, le forze dell’ordine, forti con i deboli, non fanno complimenti per menar le mani e reprimere, le donne devono stare sempre un passo indietro, gli omosessuali sono discriminati, perfino i nomi delle vie e dei quartieri sono stati messi in discussione e ribattezzati in ossequio al pensiero dominante.

Evadere dalle “gabbie” dei generi

La scrittura di colui che si è rivelato a livello nazionale negli anni Novanta con La stanza dei lumini rossi (qui l’articolo) è da sempre elegante, colta, precisa, intarsiata di qualche citazione, più o meno nascosta, ma senza compiacimenti. E stavolta più che mai, come in un paio di altri suoi libri meno noti al grande pubblico, ha un afflato politico. A capitoli alternati Domenico Conoscenti sciorina le trascrizioni di una serie di interrogatori «su un crimine destinato a rimanere senza colpevoli», sulla carta qualcosa di molto oggettivo, e racconti con punti di vista, principalmente uno (o forse no?), che provano a colmare buchi, a cucire insieme, ad approfondire aspetti e figure, a rimescolare le carte, infine a ingarbugliare qualche nodo prima che si sciolga. Si fa beffe dei generi letterari, specie quelli alla moda, Domenico Conoscenti, non si lascia imprigionare da gabbie, con l’uso elementi distopici ma senza scrivere una distopia, con un avvio da giallo ma senza una degna conclusione del meccanismo narrativo classico che ruota attorno a un delitto, e forse persino, involontariamente, sfiora l’idea del romanzo storico, ma nessun lettore può crederci fino in fondo. La mescolanza, l’ambiguità, l’indeterminatezza ricercate con stile, e il riferimento a situazioni, eventi, figure realmente esistite, mai citate esplicitamente, semmai camuffate, fanno di questo libro una sorpresa continua, decisamente fuori dal coro contemporaneo, un’occasione per ritrovare una voce amata, o per scoprirla ex novo.

Un delitto e la Manifestazione

I capitoli delle trascrizioni sono tutti aperti, con poche eccezioni, da frasi tratte da canzoni prevalentemente degli anni Sessanta e Settanta, una playlist quasi tutta italiana. E non è un caso, quegli anni si ricollegano idealmente a quelli raccontati in Manomissione. Sono eserghi legati alle ragioni di un «misterioso gruppo eversivo per i suoi eversivi e misteriosi scopi», protagonista della manomissione del titolo, con cui attraverso un indirizzo di posta non abilitato a ricevere messaggi sono stati inviati 17 documenti che costituiscono lo scheletro. Alcuni molto ben caratterizzati personaggi hanno a che fare con l’indagine con cui tutto prende avvio: Leonardo Lascari, ex insegnante “retrocesso” nel ruolo di bibliotecario a scuola (a causa di una delazione a proposito della sua convivenza con un uomo), si sveglia nelle prime ore del mattino e accanto a lui trova un uomo morto, sgozzato; non ricorda bene, ma aveva passato la sera prima assieme a Gabriele, amico che conosceva da un mese, e tutto sembrava condurre a un rapporto sessuale fra i due, di Gabriele però non ci sono tracce, non è suo il corpo senza vita; la vita sentimentale di Leonardo è segnata dalla scomparsa del compagno Gaetano, di cui non si hanno notizie da oltre un anno, dalla Manifestazione, come non troppo velatamente viene ribattezzato il G8 di Genova del 2001, avvenimento spartiacque della storia italiana, trauma collettivo e somma di tantissimi traumi individuali, botola in cui è sparito un certo modo di stare al mondo, di opporsi alle storture, d’essere antagonisti di quel che nel mondo non va. Indagano Rosaria Petrotta, commissario, e Demetrio Lojacono, sovrintendente.

Sovrintendente: “Dettagli? Ti hanno messo addosso una premura del diavolo per arrivare a farti parlare così. Ci siamo bruciati la possibile soluzione del caso”.
Commissario: “Mi stanno alle calcagna, vogliono chiudere al più presto. Potrebbbe esserci in ballo una promozione”.
Sovrintendente; “Per te potrebbe esserci una promozione. E a vederti così affannata, dev’essere più che un’ipotesi”.
Commissario: “Tu lo sai che non dimentico gli amici”.
Sovrintendente: “Io so che vuoi arrivare più in alto possibile e a qualunque costo”.

Loro – incapaci di uscire dalla spirale di congetture, sospetti, anche sullo stesso Leonardo, e passaggi a vuoto, alla ricerca di un colpevole – e le altre concretissime e vive figure di questo romanzo, tutte da scoprire, si muovono in un mondo fortemente segnato da discriminazioni di ogni tipo, sessismo, omofobia, intolleranze assortite.

Attenzione e impegno emotivo

Il senso d’inadeguatezza e d’estraneità di molti degli “attori” all’opera, l’andamento teatrale – chissà che questa storia non possa essere rappresentata, i panni del drammaturgo potrebbero essere l’ennesima sfida per Domenico Conoscenti – di molte delle scene del romanzo, la loro dimensione claustrofobica, ma anche la presenza oppressiva di uno stato illiberale, torbide sofferenze individuali e persecuzioni collettive sono solo alcuni dei motivi che si rincorrono nell’insieme ottimamente congegnato di Manomissione. Un libro più che riuscito, disposto a dare tanto a chi lo leggerà, chiedendo in cambio attenzione e impegno emotivo, lucidità e cuori pronti a indignarsi, per quanto accadde e per quanto si ripete, certe miserie e alcuni cortocircuiti dell’Italia di oggi sono figli dei decenni precedenti, mirabilmente compattati in un tempo molto più breve per esigenze narrative, figli di ferite che non si rimarginano.

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