Una storia al femminile, “La versione di Mati” di Eva Milella. Protagonista una ragazzina, allevata dalla madre, psicoterapeuta controcorrente, che la vuole diversa dalle sue coetanee, e una nonna che va in direzione opposta. Fino alla scoperta, fra segreti del passato e futuro, del filo che tiene legate tre generazioni di donne…
Mi sono affezionata subito a Matilde, non solo perché sono mamma di tre bimbe. Credo accada a chi legge La versione di Mati (163 pagine, 16 euro), romanzo di Eva Milella, pubblicato da Fandango Libri. Occhi a mandorla, capelli neri a caschetto, ce la presenta così l’immagine di copertina, firmata da Shiori Matsumoto, che è uno specchio fedele dell’anima della protagonista, il ritratto della pittrice giapponese cattura l’essenza e le sembianze con straordinaria precisione. 163 pagine per snocciolare una storia tutta al femminile che svela i dietro le quinte, e direi le fragilità, che sono forza allo stesso tempo, di una famiglia imperfetta. Che poi quale sarebbe quella perfetta? Ogni famiglia ha la sua origine, il proprio equilibrio, le sue certezze, aspetti di vita quotidiana tenuti legati dal burattinaio che decide di metterli in scena secondo i vissuti, le peculiarità della stessa famiglia. Ogni famiglia ha il suo posto nel mondo a prescindere da ciò che succede al suo interno, da come ci si veste, da cosa si mangia, da persone e luoghi frequentati. Però, come non confermare che le apparenze contano, i cliché non ne parliamo, e quindi Matilde è una ragazzina di 11 anni cresciuta in modo singolare: senza aver mai giocato con le bambole e con le amichette, senza la possibilità di guardare la tv, senza poter magiare patatine e cotoletta di pollo, figuriamoci il fast food tenuto lontano da «gallette al sorgo» che solo il nome fa paura, e da «crudités al posto di merendine industriali».
L’ossessione della lotta all’omologazione
La mamma Alba, una psicoterapeuta controcorrente, ha considerato sua figlia come una persona rigorosamente da differenziare dalle sue coetanee. Parlare del padre è bandito, o meglio non è necessario. In effetti il lettore è talmente concentrato sulla narrazione della vita delle tre protagoniste che non si chiede minimamente chi sia e dove sia il padre, fino a un certo punto della storia, perché poi l’uomo, conosciuto in Grecia, torna utile al racconto. Matilde è al corrente del fatto di essere «figlia di una notte di stelle cadenti in Grecia» e questo non la turba perché cresciuta in mezzo a film e libri dove non c’è una figura paterna trionfante o meno, piuttosto conosce a memoria storie di donne che ce l’hanno fatta da sole. Insomma Alba e Matilde bastano a se stesse. E così Matilde si ritrova a vivere come se fosse «una specie protetta del WWF», «Con una mamma ossessionata dalla lotta all’omologazione». Il bello per il lettore è scoprire cosa ci sia dietro il comportamento di quella donna, perché è così particolarmente fuori dalle righe, eccessivamente responsabile del ruolo educativo fino allo sfinimento, e nonostante ciò, Matilde reputa sua madre simpatica e a modo suo amorevole.
Un pezzo d’estate con la nonna
La verità arriva nelle ultimissime pagine del libro di Eva Milella e nelle precedenti sembra quasi non presagire nulla. La svolta arriva in maniera quasi fisiologica e nel modo più naturale possibile. Il lettore è dolcemente accompagnato verso la verità. Ma prima c’è un bel pezzo d’estate da vivere con la nonna Toni. La mamma di Alba che niente ha a che vedere con i modelli anticonformisti della figlia, anzi ci si chiede da dove sia venuta fuori, seppur si sa che per la legge del contrappasso figli e genitori siano agli antipodi, almeno per un periodo della vita. Le giornate con nonna Totti cambiano completamente ritmo. Niente cibi sani, né audiolibri e poadcast per “intellettuali”. Sì a tv e allo shopping per cambiare look. La routine scorre tra tinte dal parrucchiere, trattamenti di bellezza, aperitivi e partite a burraco. Parrebbe proprio un altro mondo, fatto da rivalità sociali, competizione ed emulazioni. Il rapporto tra nonna Toni e la nipote Matilde non ha niente a che vedere con i più tradizionali legami tra nonni e nipoti. Siamo lontani dai canoni predefiniti, non c’è nessuna nonna premurosa e alcuna nipote che richiede coccole. Le due donne mettono in scena dinamiche inaspettate tra nonna e nipote. Ed è bello scoprire i due personaggi complici e allo stesso tempo lontani per età e abitudini. È proprio al tavolo da gioco che si svelano le carte del passato di nonna Toni e mamma Alba che, partita per un seminario, non si sa dove sia finita. E il futuro? Tutto da svelare nelle pagine finali del libro che ci restituiscono il filo che tiene legate le tre generazioni di donne. Una cosa è certa nessuna delle tre va cambiata o modificata. Ci piacciono così come ce le dona l’autrice, Eva Milella.
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