Memoir e dissertazione filosofica, racconto familiare e ricognizione storica della Bulgaria, “Il giardiniere e la morte” è un volume in cui Georgi Gospodinov racconta suo padre e la sua stessa esperienza paterna, dopo la nascita della figlia. Aneddoti e riflessioni sul senso della scrittura contribuiscono a dar forma a una testimonianza d’amore e a una metafora, quella del giardino, luogo di bellezza e armonia, di vita che scorre e ritorna…
Il giardiniere e la morte (195 pagine, 19 euro), tradotto da Giuseppe D’Agata per Voland, il nuovo romanzo del bulgaro Georgi Gospodinov – già vincitore del premio Strega Europeo e dell’International Booker Prize nel 2023 con Cronorifugio – parte dall’esperienza personale dello stesso autore, che ha assistito il padre negli ultimi mesi di malattia prima della scomparsa. Ne scaturisce un’opera ibrida tra il memoir e la dissertazione filosofica.
La famiglia, la Bulgaria
Con una prosa raffinata, intima e suggestiva, Gospodinov rende partecipi i lettori del coacervo di malinconia, tristezza, senso di perdita che accompagna l’addio a una persona amata, quel processo di elaborazione interiore che chiamiamo lutto.
Attraverso il racconto della passione del padre per il suo giardino, dove coltivava fiori e verdure di ogni tipo con una tenacia ammirevole e notevoli risultati, Gospodinov traccia la storia della sua famiglia e in senso più ampio dell’intera Bulgaria, ripercorrendone alcuni momenti salienti: le difficoltà quotidiane in un paese sotto il ferreo regime comunista, dove non partecipare a una sfilata per la festa nazionale o indossare dei jeans erano gesti eterodossi di sfida al regime, la transizione verso l’Occidente dopo la caduta del muro di Berlino, il tentativo di allinearsi all’Europa seguita al dissolvimento della Cortina di Ferro:
Guardo le foto di mio padre coi suoi amici negli anni ’60. Bei ragazzi di vent’anni, tutti come usciti da un film francese in bianco e nero visto in un cinema di paese. I capelli ricci di mio padre, neri come il catrame, un po’ di lardo di maiale al posto della brillantina. Pantaloni stretti ai limiti della legge, quelli che gli attenti membri della milizia ti tagliano con le forbici. (pag. 143)
Un genitore amorevole e severo
Parallelamente alla biografia paterna scorre il racconto della vita dello stesso autore, la nascita della figlia, l’arrivo della notorietà e il senso di inadeguatezza rispetto ai bisogni dei genitori, sempre più anziani e bisognosi di attenzioni e costante presenza.
Sullo sfondo troviamo questo genitore amorevole e severo, educato a non dare troppe carezze ai suoi bambini, autorevole ma non autoritario, lontano dal modello in voga ai tempi della fanciullezza e adolescenza di Gospodinov, quando la violenza delle punizioni corporali era la regola e, anzi, era il segno dell’interessamento dei genitori per i propri figli.
Il luogo amato dal padre
Il giardino, luogo amato dal padre che fino all’ultimo ha annotato su un taccuino le attività svolte e quelle da programmare, diventa metafora della vita che scorre e che si rigenera.
Come l’avvicendarsi delle stagioni conduce sempre a una nuova esplosione di bellezza e vitalità, di armonia e di splendore, così il trapasso di una persona cara è un momento di un percorso circolare, un gesto di ricongiungimento al mondo naturale da cui può scaturire nuova vita:
… di sicuro continuo a fotografare le rose che se ne vanno, i giaggioli, i tulipani, le peonie che perdono i petali, calle impallidite e viole… La botanica sa come si muore in bellezza, senza morire. La botanica sa ancora molto di più riguardo alla morte. (pag. 175)
Riflessioni personali permeate di pensiero magico si intrecciano ad aneddoti dell’infanzia, resoconti di viaggi e di incontri, monologhi interiori sul ruolo della letteratura, sul senso dello scrivere come testimonianza di amore per chi ci ha preceduto e come strumento per procrastinarne all’infinito il loro ricordo.
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