Il salto di una jeep, Michael Bible torna tra margini e lati oscuri

Storie ai margini e senza redenzione anche nel secondo libro di Michael Bible pubblicato in Italia, “Goodbye Hotel”. I protagonisti si trovano tutti alla stessa ora di una notte qualsiasi nell’immaginaria cittadina di Harmony, nel North Carolina. E tra uomini e animali sono i primi a soccombere…

Michael Bible è tornato. E questa, di per sé, è già una bella notizia; ma non è finita qui, perché il nuovo romanzo, Goodbye Hotel, edito da Adelphi nella traduzione di Martina Testa (qui un suo articolo per il nostro sito), è anch’esso ambientato a Harmony, cittadina immaginaria del sud degli Stati Uniti, proprio come Lultima cosa bella sulla faccia della terra (qui l’articolo), Adelphi, 2023, sempre nella traduzione di Martina Testa.

La voce di Michael Bible, originale e ben definita, fin dal romanzo d’esordio, resta tale nel secondo, nel quale torna a narrarci storie ai margini dell’esistere e del possibile, sebbene apparentemente comuni, e personaggi pregni di ombre e lati oscuri, tanto da risultare assolutamente malinconici e ripiegati su sé stessi, e dunque senza alcuna possibilità di redenzione.

Tartarughe e innamorati

Cinque le parti, o meglio, i capitoli della narrazione: un’Ouverture in cui i protagonisti dei quattro capitoli successivi — due tartarughe, due innamorati e un uomo con un completo di seersucker — vengono quasi casualmente a trovarsi tutti nello stesso luogo alla stessa ora di una notte qualsiasi nella cittadina del North Carolina, creata dall’immaginazione dell’autore. In realtà, sono tutti e quattro destinati a quel momento e all’evento che lo caratterizzerà: il salto di una Jeep lanciata a tutta velocità sulla collinetta verso la quale sale la strada che l’auto sta percorrendo — Mulberry Road. Al suo interno, una ragazza con il costume giallo, Eleanor, decisamente ubriaca, un ragazzo alla guida, François, follemente innamorato di lei e come lei ubriaco; sulla strada, una tartaruga chiaroveggente, più che centenaria, Lazarus, sta rosicchiando una mela caduta, mentre l’uomo con il seersucker, Seersucker, cammina in mezzo alla via. La tartarughina di Eleanor, Little Lazarus, dorme in una scatola di cartone a casa della ragazza, non lontano dalla collinetta in cima a Mulberry Road.

Frammenti di realtà

Poche battute e pagine, questo è l’incipit di Goodbye Hotel. Fermo immagine. Seguono quattro capitoli in cui François e Eleanor cercheranno di ricostruire a loro modo, ossia dal loro punto di vista, il prima e il dopo del salto della Jeep.

Ciò che accade a Lazarus e Little Lazarus, il loro passato, i loro pensieri, desideri e passioni presenti e futuri occupano gli altri due capitoli, narrati alla terza persona.

La realtà che ne risulta è frammentaria e frammentata, e non sembra avere possibilità di ricomposizione, dopo l’evento scaturito dall’impatto della Jeep sull’asfalto di Mulberry Road.

Qualcosa sopravvive, qualcosa no

Eleonor e François si perderanno, irrimediabilmente, l’amore reciproco non rivelato, seppure evidente, rimarrà senza alcuna possibilità di esperienza, mero ricordo — e, forse, malcelato rimpianto. Lazarus e Little Lazarus sopravviveranno all’impatto, ma saranno costrette a vivere — e subire dagli umani — angherie e privazioni, ma saranno comunque le sole, nel computo infinito degli anni e dei secoli, a perpetuarsi nel tempo e, dunque, a sopravvivere ai casi e ai misfatti degli esseri umani.

Nell’economia di poco più di centocinquanta pagine, Bible condensa la propria visione pessimistica del reale — passato presente e futuro che si decidono e risolvono in un solo istante —, lo frantuma e scompone definitivamente, collocando al centro della scena, nel prima e nel dopo, un animale — la tartaruga —, non l’uomo. C’erano — fin dall’origine del pianeta — e ci saranno sempre gli animali, sembra suggerire Bible, gli esseri umani con il loro gravame di insicurezze, malefatte e sconfitte non potranno che soccombere a sé stessi. La natura e chi la popola, però, sopravviveranno loro e continueranno a popolare la Terra.

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