L’autrice di “Americanah” torna al romanzo con “Inventario dei sogni”, conferma della centralità di Chimamanda Ngozi Adichie nella letteratura d’oggi, e amplificazione del suo genio. L’intreccio narrativo ricorda un puzzle, fra contraddizioni e ironia. Quattro le protagoniste di un inno alla dignità femminile che trasforma il dolore in bellezza…
Dopo un’attesa di dieci anni dal precedente Americanah, Chimamanda Ngozi Adichie torna con un romanzo monumentale, L’inventario dei sogni (512 pagine, 22 euro), pubblicato da Einaudi nella traduzione di Giulia Boringhieri, che è già bestseller internazionale e conferma Adichie come una delle voci più potenti della letteratura contemporanea.
Quattro donne alla ricerca di sé
Attraverso le storie intrecciate di quattro donne nigeriane e afrodiscendenti, Adichie esplora il prezzo della felicità e la complessità dell’identità
Chiamaka, soprannominata “Latteburro“, è una scrittrice di viaggi ricca e glamour, ossessionata dalla ricerca di un amore assoluto. Durante la pandemia, ripercorre le relazioni con gli uomini (Darnell, Luuk, Johan) scoprendo vuoti esistenziali.
Omelogor, cugina di Chiamaka e maga della finanza nigeriana, dietro la maschera di sicurezza (e il blog ironico “Per soli uomini”), nasconde un lato oscuro che mina la sua stabilità.
Zikora, avvocata di successo, apparentemente sembra invincibile, ma il suo mondo crolla dopo un tradimento che la costringe a confrontarsi con la propria vulnerabilità .
Kadiatou è la governante immigrata dalla Guinea, vittima di violenza. Pur essendo l’antitesi delle altre tre (povera, senza protezione sociale), incarna il riscatto più potente attraverso il legame con la figlia Binta e trasforma la sopravvivenza in un atto politico, enfatizzando il ruolo delle donne marginalizzate.
Tra Nigeria e Usa
L’autrice mette in atto una vera e propria indagine esistenziale che tocca e sviscera i segreti e i sogni più reconditi delle sue protagoniste che pagano il prezzo delle proprie scelte, dall’ambizione professionale alla ricerca d’amore.
Il romanzo oscilla tra Nigeria e Stati Uniti, esplorando tensioni tra africani e afroamericani: un tema molto caro all’autrice che ritroviamo in molti dei suoi libri, ma che in questo caso si traduce in una denuncia degli abusi di potere e di violenza sistemica, soprattutto contro le immigrate.
Adottando una prosa poetica ma militante, Adichie costruisce un mosaico di voci dove i monologhi interiori rivelano contraddizioni umane («Il desiderio può vivere accanto all’amore senza diventare amore») conditi da una sana dose di ironia (specie nel blog di Omelogor che smonta stereotipi maschili). Una struttura innovativa, un intreccio narrativo che ricorda un puzzle esistenziale in cui le storie si specchiano l’una nell’altra (non a caso il titolo originale è Dream Inventory).
Le urgenze del presente
L’empatia è la vera protagonista. Per questo motivo i personaggi si rivelano indimenticabili, come quello di Kadiatou che offre i passaggi più commoventi, trasformando la sofferenza in un universale inno alla resilienza. Si tratta di donne che sfuggono a etichette di “eroina” o “vittima”, mostrando e mettendo a nudo ambiguità psicologiche.
Dalla pandemia al “MeToo”, il romanzo assorbe le urgenze del presente senza didascalismi. Evidente è l’assonanza tematica con il precedente Americanah, sebbene con differenze strutturali e narrative significative. Come in Americanah (dove Ifemelu naviga tra Nigeria e USA), anche qui le protagoniste (soprattutto Chiamaka e Zikora) vivono tensioni culturali tra Africa, Europa e America. In comune i due romanzi hanno la critica al razzismo interiorizzato e agli stereotipi (es. il blog di Omelogor ricorda i post di Ifemelu sul razzismo in America). Entrambi, inoltre esplorano i “corpi femminili come campi di battaglia” (discriminazioni, sessualità, violenza).
In cerca di redenzione, non solo di libertà
Se Americanah rappresenta un manifesto sulla ricerca di sé in un mondo razzista, L’inventario dei sogni è un requiem sulla ricostruzione di sé dopo il crollo. Adichie riprende il suo marchio di fabbrica (identità nera, femminismo, amore complesso) ma lo proietta su un orizzonte più vasto e tragico, dove le protagoniste non cercano solo la libertà, ma la redenzione.
L’inventario dei sogni non è un semplice ritorno: è un’amplificazione del genio narrativo di Adichie. Pur con qualche lunghezza, il romanzo unisce la potenza politica di Dovremmo essere tutti femministi alla profondità emotiva di Americanah
Quello che emerge è un inno alla dignità femminile che trasforma il dolore in bellezza, specialmente nella figura di Kadiatou, simbolo di come anche le ali spezzate possano trovare il volto.
Un libro necessario per chi crede che la letteratura possa cambiare lo sguardo sul mondo.
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