Da un re… all’altro, la Francia di Diwo non smette di sedurre

Dalla caduta dell’Ancien regime sotto i colpi di ghigliottina alla Restaurazione monarchica post-napoleonica. Sono i decenni caldissimi durante i quali il francese Jean Diwo ha ambientato “Il letto di acajou”, la seconda parte della trilogia iniziata con “Le dame del Fauborg”. La storia vista da un sobborgo parigino di ebanisti, un avvincente romanzo che seduce qualsiasi lettore, una storia ancora a trazione femminile

La sottile seduzione dell’affabulazione ha colpito ancora, o almeno io non ho resistito e sono stata sedotta di nuovo. Le premesse erano delle migliori, nel senso che leggere il primo volume (qui l’articolo) della trilogia scritta da Jean Diwo, autore francese scomparso nel 2011, lasciava presagire che il sequel non avrebbe deluso. Con il secondo libro in mano, divorato negli ultimi scampoli dell’estate (ma adatto a tutte le stagioni), la sensazione è divenuta certezza assoluta. La casa editrice 21lettere dopo la pubblicazione de Le dame del Fauborg ha proposto Il letto di acajou (702 pagine, 20 euro), tradotto ancora da Luisa Rigamonti, con un’altra superba copertina di Jacopo Starace, e la magia si è ripetuta.

La storia e la vividissima quotidianità

Il primo volume della saga transalpina, romanzo di fine Novecento che sembra scritto più di un secolo prima ed è ambientato nei tre secoli che precedono la Rivoluzione francese, inquadrava i maggiori avvenimenti storici, e si avvaleva anche di “comparse” di grido, ma soprattutto puntava i riflettori su quella che allora era periferia parigina, quasi campagna, il quartiere Fauborg Saint-Antoine, con i suoi geniali artisti ebanisti e i suoi laboriosi cesellatori, in particolare quelli della famiglia Cottion-Thirion. Una storia avvincente e a trazione femminile, per le tante figure di donne decisive nei meccanismi del plot. Il letto di acajou copre un arco temporale che va dalla Rivoluzione e dal Terrore fino all’epopea napoleonica, alla sua caduta, e alla restaurazione della monarchia (sebbene costituzionale) con Luigi XVIII. La storia sta comunque sullo sfondo, sintetizzata in poche efficaci pennellate. Vividissima è la rievocazione dei luoghi, quelli in cui Jean Diwo è cresciuto.

La moda dell’acajou e i nuovi committenti

Rispetto al volume numero uno, stavolta la pletora di personaggi a cui si affida Diwo è meno numerosa. Il tempo della narrazione è decisamente più compresso. Il ritmo aumenta, regalando un’esperienza di lettura che non teme la mole del volume, anzi. La quotidianità del borgo degli ebanisti, in cui ai personaggi lasciati nella parte finale del primo volume se ne aggiungono altri, è fatta di lavoro, in qualche modo meno artigianale: cambia e deve adattarsi ai nuovi tempi, alla nuova moda di un tipo di legno, l’acajou per l’appunto,i committenti non sono più gli aristocratici, caduti in disgrazia, ma borghesi, nuovi ricchi, avventurieri. Le pagine, naturalmente, traboccano di gioie, dolori, amicizie, amori, tradimenti, guerre, anche in seno alla stessa Francia. Che cosa è il Terrore, del resto? Mostra il suo volto peggiore e sanguinario, nel mirino finiscono oltre che la classe nobiliare, anche le chiese e i conventi, e tutte le opere d’arte

L’impavida animatrice di un cenacolo

Sono ancora le donne al centro della scena, in particolare il baricentro fisico e spirituale del borgo, dopo la distruzione dell’abbazia di Saint-Antoine-des-Champs, diventa la casa della bella e coraggiosa Antoinette de Vallfroy (rimasta sola con la figlioletta Lucie, ritroveremo Antoinette alla fine del libro, sarà nonna…), figlia di Oeben, fra i più grandi ebanisti del luogo; è lei a dare a tutti utili consigli, a dare una mano ai bisognosi, sempre lei, ogni mercoledì, a essere l’animatrice di un cenacolo, in quelli che saranno chiamati “salotti del Fauborg”, a cui partecipano falegnami, artigiani, amanti dell’arte, amici brillanti e intraprendenti. Baronessa piena di ideali e che ha sempre seguito il cuore, Antoinette ha nella sorella Charlotte un suo perfetto contraltare di cinismo e pragmatismo, lo dimostra anche il suo matrimonio di interesse con un agiato avvocato. Altro protagonista capace di ammaliare i lettori è il giovane Ethis, figlio adottivo di Antoinette, a sua volta padre di Bertrand (stesso nome del marito di Antoniette), con cui si chiude il volume che proietta nella terza e ultima parte della saga, di futura pubblicazione sempre per 21lettere, Il genio della Bastiglia.

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