Il Canada di Ford? Un ragazzo e le frontiere della vita

Una storia maestosa e vibrante, magmatica e magnetica. Una scelta balorda dei genitori condiziona per sempre la vita dei due figli:epopea esistenziale di straordinaria potenza letteraria

Sarà meglio non arrovellarsi troppo su come, e con quale alchimia, a sei anni dall’ultimo capitolo della trilogia di Frank Bascombe (Lo stato delle cose, atto finale dopo Sportswriter e Il giorno dell’indipendenza), lo statunitense Richard Ford abbia saputo scrivere, concentrandola in un solo volume, una epopea esistenziale di straordinaria potenza letteraria, intessuta di domande, risposte e verità. E sarà meglio non arrovellarsi sul perché Richard Ford non abbia ancora fatto breccia su una fetta consistente di cosiddetti “lettori forti” in Italia, quelli che ad esempio leggono Franzen o Auster o DeLillo.

La vita a pezzi servita su un vassoio

Ford è anche meglio, non si limita a raccontare storie, magari infarcite di concetti, ma prende la vita, la fa a pezzi e la serve su un vassoio. Noti scrittori e giornalisti di casa nostra si sono spesi nelle scorse settimane per la causa di Ford, prendendosi la briga di illustrare e raccontare l’incanto della sua prosa e i motivi della sua opera, sui maggiori quotidiani italiani: operazioni meritorie, specie perché arrivano da gente che, almeno attualmente, non pubblica per Feltrinelli, l’editore italiano di Ford. (Tra i tanti malcostumi italiani ci sono le recensioni a vicenda, fra mille sorrisi, di autori che scrivono per le stesse case editrici, magari su giornali che da secoli parlano di conflitto d’interesse e mettono in croce quello specchiato e immacolato individuo che foraggia nipoti di Mubarak e non solo di Mubarak…).

Grande struggente romanzo universale

Ford ha scritto un grande struggente romanzo americano, cioè universale, l’ha intitolato Canada (424 pagine, 19 euro, reso in italiano da Vincenzo Mantovani, uno dei big della traduzione), ambientandolo tra lo stato statunitense del Montana e la provincia canadese del Saskatchewan, al di qua e al di là della frontiera. Dentro e fuori gli States, ma comunque nel loro cuore. Una storia che nelle mani di Cormac McCarhty sarebbe stata più asciutta e metafisica, mentre in quelle di Ford diventa maestosa e vibrante, magmatica e magnetica: spazi e storie di poco conto si caricano di significati, l’attesa degli eventi è una piccola costante ascesa, la normalità scorre placida, fino alla tragedia incombente e al punto di non ritorno, eventi disastrosi a un pelo dalla vita di tutti i giorni.

Il doppio dramma di un’esistenza

Chi legge poche righe, le primissime, si trova subito catapultato nel doppio dramma che segna un’esistenza. E per quattrocento e rotte pagine Dell Parsons (un professore in pensione che rievoca la sua adolescenza negli anni Sessanta) fa i conti con la presa di coscienza, la consapevolezza e l’accettazione dell’imprevedibilità della vita, con i colpi ciechi del caos e le loro conseguenze, con lo scorrere inarrestabile degli eventi, e con la forza di resistere e reagire, nonostante tutto, di farcela, alla fine, di giungere come a una catarsi. Paradossalmente a Berner, amata sorella gemella da cui vivrà sempre lontano, andrà molto peggio. Entrambi sono vittime di una scelta balorda del padre, Beverly, prima osteggiata, poi assecondata dalla madre, Neeva: una rapina a una banca del Nord Dakota, per ripianare un debito, nemmeno troppo oneroso con gli indiani del luogo. Irrazionale ma meditato, quel colpo, riuscito e pagato col carcere dai coniugi dopo appena qualche giorno, manda all’aria i sogni di un ragazzino, che pensa all’inizio dell’anno scolastico e alle sue passioni, il gioco degli scacchi e le api.

Gli improbabili Bonnie e Clyde

La loro normalissima famiglia, a causa degli improbabili Bonnie e Clyde andrà in pezzi: Berner fuggirà e vivrà una vita instabile e complicata, il quindicenne Dell sarà affidato al fratello di un’amica della madre, Arthur Remlinger, uomo dal passato tutt’altro che raccomandabile. Dell attraverserà la prima frontiera della propria vita, nel momento in cui i genitori saranno arrestati, e poi quella fisica tra Usa e Canada, metafore l’una e l’altra dell’ingresso forzato nella vita adulta. Nell’arco di pochi mesi il ragazzo dovrà imparare a badare a se stesso: la vita ha in serbo per lui un nuovo trauma, a cui reagirà mostrando spalle larghe – forse l’unica buona lezione ereditata dal padre – nel dolore, nell’indulgenza, nel coraggio.

Prosa impeccabile e piena di grazia

Tanto minuziosa, impeccabile, piena di grazia, è la prosa di Ford, tanto lirico e malinconico il cuore che batte dalle pagine di «Canada», quanto insondabile, fragile e quotidiana è la natura umana immortalata in questo romanzo, e ferrea è la volontà – tra tanti interrogativi e poche risposte – di comprenderne la complessità. Parafrasando il cantautore Luca Carboni, si potrebbe dire… e intanto Richard Ford non sbaglia un libro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *