Un’anima baltica e i mali del secolo breve

Zigmunds Skujins è uno dei più autorevoli scrittori lettoni, è arrivato in Italia il suo “Come tessere di un domino”. In filigrana la storia del suo popolo nel Novecento, attraverso personaggi stralunati e indimenticabili, con un pizzico di allegorico e surreale

Ai tifosi di canoni occidentali – chi frequenta Americhe ed Europa occidentale e non vuol saperne del resto, non immaginando quello che si perde – avrà fatto storcere il naso, di primo acchito, il nome di Zigmunds Skujins, novantenne lettone, uno che arriva da una delle periferie dell’impero mondiale letterario, popolarissimo in patria, ma praticamente solo lì, se si pensa che l’edizione italiana del suo capolavoro (pubblicato in patria nel 1999) è la quarta all’estero. Eppure siamo dinanzi a un autore che sa come prendere per mano un lettore e condurlo verso vette inaspettate. Un’anima baltica che ha qualcosa da dire sul destino, sull’uomo, sul senso della vita, sulla Storia attraverso alcune gustosissime storie (alcuni potrebbero tranquillamente essere racconti autonomi e conclusi) e personaggi stralunati e indimenticabili, fieri e orgogliosi.

Un popolo oppresso e due storie

Il suo debutto in Italia, con la traduzione di Margherita Carbonaro, è Come tessere di un domino (364 pagine, 18,50 euro), e si deve alla casa editrice Iperborea. Nell’opera di Skujiņš, che diverte e commuove, c’è inevitabilmente – con quel pizzico di surreale e allegorico che raramente guasta – il secolo breve tra il 1939 e il 1991, ci sono il passato e le radici del suo popolo, schiacciato tra Germania e Urss, fra le nefandezze di due dittature. Skujins è abile nel raccontare due vicende parallele ma diverse (anche per stile di scrittura), quella di una famiglia lettone del Novecento e la settecentesca storia della baronessa von Brügger. Davanti agli occhi del narratore della prima storia, bimbo cresciuto in un maniero da un nonno speciale, che noleggia carrozze e cavalli (i genitori, artisti circensi, hanno preferito andar via per esibirsi in giro per l’Europa) si srotolano pagine di storia senza libertà della Lettonia; accanto a lui una baronessa tedesca ed ebrea, che di volta in volta rinnegherà le proprie origini, Janis, fratellastro, con padre giapponese, del protagonista, e un misterioso Aviatore (ispirato a un individuo realmente esistito, un nazista), che avrà un ruolo chiave. Nell’altra storia un’aristocratica tedesca, Waltraute von Brüggen, non è vedova del… tutto. Il marito, Eberhard von Brügger, è morto a metà in guerra, dalla cintola in su, un alchimista misterioso ha ricucito la parte inferiore del suo corpo con quella superiore di un commilitone lettone, il capitano Bartolomejs Ulste, che si trova a Jelgava, dove da Riga lo raggiungerà la baronessa, destinata a esserne sedotta…

Affresco profondo e caleidoscopico

Trattasi di affresco riuscitissimo, di romanzo novecentesco nella più nobile accezione del termine: profondo e caleidoscopico, che abbatte i generi, o ne attraversa tanti. Non disdegna la riflessione filosofica, Skujins, in quello che è ritenuto il suo titolo più rappresentativo. E fa i conti, con più di un personaggio, col peso del tempo e della Storia, con la pesantezza delle illusioni, col conflitto perenne fra reale e ideale, fra magico e concreto, con i disastri del secolo breve, con l’anima lettone, quella di un paese che ha vissuto e attraversato molte delle peggiori tragedie con cui ha fatto i conti l’umanità.

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