Saltini, la vita dà sempre un’altra possibilità

Il ricordo dell’amore perduto di un trader italiano nella Romania di Ceausescu sorregge le pagine di “Una piccola fedeltà”, nuovo romanzo di Luca Saltini, che regala grazia, scrittura elegante e andamento impeccabile

Il senso di Antonio Franchini per i libri che hanno un certo non so che, un quid. A quasi tre anni dal suo approdo alla Giunti, si può dire con ragionevole certezza che il catalogo dell’editore comincia a essere fatto a immagine e somiglianza di chi sta al timone. Ci sono certezze e ci sono scommesse, naturalmente, anche perché il budget non è quello da super colosso, quello per intenderci di Mondadori. La forza delle idee, però, non è qualcosa di astratto, anzi è un pensiero concretissimo. Si spiegano così certi libri molto interessanti pubblicati negli ultimi anni da Giunti. Uno di questi è il quarto di Luca Saltini, italiano che vive a Lugano, reduce da due romanzi scritti per Fernandel.

La felicità non afferrata

Il suo più recente titolo è Una piccola fedeltà (275 pagine, 18 euro) ed è la storia di un uomo che ha sprecato parecchie possibilità nel corso dell’esistenza, che non è riuscito ad afferrare la felicità. La vita, sembra però voler dire questo romanzo nel suo svolgimento e nella sua conclusione, fino all’ultimo è molto generosa e riesce a regalare opportunità inaspettate a chiunque, anche all’anziano Augusto Castiglioni, ingegnere chimico riconvertitosi in uomo d’affari, cinico trader che (col socio tedesco Lenz) ha accumulato ricchezze, ma non ha ottenuto gioia. Tra presente (un ricovero a causa di una malattia neurodegenerativa, la sindrome di Guillain-Barré, una moglie molto più giovane e disinteressata al destino del marito, un figlio lontano) e memoria (un amore perduto e rimpianto nella Romania ai tempi del sanguinario Ceausescu), il nostalgico Castiglioni non può che preferire il passato…

La promessa non mantenuta

Centrale nella vicenda è l’ambiguo rapporto con un funzionario di regime, col dirigente comunista Victor Janku, responsabile della vendita del petrolio di Stato. Collaborando con questa eminenza grigia, che non esita a “tradire” il proprio Paese, Castiglioni s’arricchisce. Assecondandolo e frequentandolo con una certa consuetudine, ne conoscerà perfettamente indole, intemperanze e un suo harem di amanti/vittime, dove spicca per fierezza – pur nella sottomissione – la bella contadina Achilina, di cui si innamorerà l’italiano, incapace, però di portarla con sé oltrecortina, come le aveva promesso. Una piccola fedeltà è anche un romanzo di stati d’animo e paesaggi, Saltini è abile nel descrivere zone d’ombre e compromessi e paradossi, meccanismi introspettivi che dispiega con scioltezza e naturalezza. Moltissime pagine sono sorrette dalla grazia, dall’eleganza, da un andamento impeccabile, una piacevole sorpresa.

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